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LA VITA DI GESÙ NEL’ARTE/ 5

La fuga e il riposo, la Sacra Famiglia secondo Barocci

La vicenda della fuga in Egitto, a causa di Erode, ha ispirato molti artisti lungo i secoli. Una tela in particolare tocca il cuore e la mente: è il “Riposo durante la fuga in Egitto” di Federico Barocci, che raffigura un momento sereno della vita (dolorosa fin dall’infanzia) di Gesù.
LA RICETTA: CROSTATA DI RICOTTA E CILIEGIE

Cultura 10_01_2022 English Español
Riposo durante la fuga in Egitto_Barocci

“Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi”. (Matteo 2,16).

Duccio di Buoninsegna (c. 1260 - 1318/1319) ha raffigurato con grande maestria questo atto criminale nel suo straordinario quadro Strage degli innocenti: un pannello di legno dipinto a tempera e oro, appartenente alla collezione del Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo di Siena. Questo massacro fa parte della storia di Gesù: dopo la Natività, la sua vita si annuncia già, fin dall’infanzia, piena di insidie fuori da qualsiasi normalità.

Erode il Grande (Ascalona, 70/69 a.C. - Gerico, 1 d.C.) governò su gran parte della Palestina, inclusa la Giudea, dopo la morte del padre, Erode Antipatro, prima per incarico di Marco Antonio e poi di Ottaviano Augusto dalla parte del quale era prontamente passato dopo la sconfitta di Antonio ad Azio (fu una battaglia navale che concluse la guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio, il 2 settembre 31 a.C.). Apprendendo che un “re dei Giudei” era appena nato in Galilea, sentì minacciata la perennità del trono. A questa notizia, diede il fatidico ordine di annientamento dei piccoli, per eliminare ogni rischio di trovarsi di fronte a un rivale temporale.

Per la famiglia di Gesù non rimaneva che la fuga. E così presero la via per l’Egitto. Questo episodio dell’infanzia di Gesù è, tra i Vangeli canonici, menzionato solo in quello di Matteo (Mt 2,13-23). In questo racconto i Magi si recano da Erode il Grande a chiedergli dove trovare il “Re dei Giudei”; i sacerdoti, consultate le Sacre Scritture, indicano ai Magi la città di Betlemme. Ed è allora che Erode prende la terribile decisione di sterminare i bambini sotto i due anni di età. Ma dopo la visita dei Magi un angelo appare in sogno a Giuseppe e lo avverte del pericolo, dicendogli di prendere madre e figlio e recarsi in Egitto (Mt 2,13-14), cosicché Gesù poté scampare alla strage degli innocenti.

La fuga in Egitto ha ispirato molti artisti lungo i secoli: Caravaggio, Orazio Gentileschi, Vittorio Carpaccio, Parmigianino, Caracciolo, Tiziano, per citare alcuni. Ma una tela in particolare tocca il cuore, la mente e l’immaginazione: è il “Riposo durante la fuga in Egitto” di Federico Barocci, detto il Fiori (1528/1535 - 30 settembre 1612). È uno dei pittori più importanti nel periodo (spesso poco considerato) dell’arte durante la Controriforma, che intercorre fra Correggio e Caravaggio. L’adesione di Barocci alla Riforma cattolica costituì la fonte della sua lunga e fruttuosa carriera. Un personaggio chiave fu san Filippo Neri, i cui Oratori cercavano di ricollegare il regno dello spirito con la vita quotidiana delle persone. San Filippo commissionò a Barocci una pala d’altare con a tema la Visitazione per la sua Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella); si dice che la contemplazione del dipinto lo portò all’estasi. Nel quadro, Elisabetta e la Vergine si salutano come se fossero nel contesto della vita quotidiana di Roma.

Il Barocci non si smentisce nemmeno nel “Riposo durante la fuga in Egitto”: la famiglia che si è fermata sotto un albero di ciliegio pieno di frutti dà l’impressione di una grande normalità. Ci si domanda in quale luogo si sono fermati, ma si possono fare solo delle ipotesi. Il Vangelo di Matteo non dice nulla sulla strada seguita dalla Sacra Famiglia per effettuare il viaggio, ma tenendo conto del percorso normalmente seguito dalle carovane dell’epoca è ipotizzabile che da Betlemme si sia recata a sud fino a Hebron per prendere poi la strada che portava a Gaza e da lì abbia seguito la Via Maris entrando in Egitto dalla città di Pelusio. Seguendo questo percorso, il viaggio durava circa dieci giorni. Esisteva una strada alternativa che invece di seguire la costa passava attraverso il deserto, ma sarebbe stata molto più pericolosa per una coppia sola con un bambino piccolo.

Secondo un’altra teoria, la Sacra Famiglia avrebbe incontrato i Magi a Betania all’inizio del viaggio di ritorno a Nazaret dopo la Presentazione di Gesù al Tempio, poi avrebbe deviato il cammino fino a Gerico e attraversato il Giordano entrando in Perea, quindi si sarebbe recata in Egitto seguendo la Via Regia, probabilmente aggregandosi ad una carovana.

Ma torniamo alla nostra tela: Federico Barocci l’ha dipinta per l’amico e collezionista d’arte Simonetto Anastagi di Perugia, al quale la inviò nel 1573. È un’opera di grande raffinatezza, che, pur ispirandosi ad analoghe composizioni del Correggio, esprime il tema religioso con gesti immediati e armoniosa semplicità, trasferendo la sfera divina in un contesto umano, secondo i nuovi canoni della Controriforma. È particolarmente commovente la relazione padre-figlio che si vede tra Giuseppe e Gesù: il primo tende al piccolo dei rami pieni di frutti che ha raccolto dall’albero, mentre Gesù sorride felice. Erode e la sua terribile azione sembrano molto lontani, è come se nulla potesse toccare questa atmosfera così solare e pacifica.

In questo meraviglioso dipinto, l’albero di ciliegie sostituisce la palma che con la sua ombra e i suoi frutti avrebbe offerto protezione e ristoro alla Vergine e al Bambin Gesù, secondo la narrazione di un testo apocrifo, il “Vangelo dello pseudo-Matteo”. Il frutto, con il suo colore rosso, allude simbolicamente al sangue della Passione di Cristo e alla dolcezza del Paradiso.

Alla morte dell’Anastagi (1602) l’opera passò ai Gesuiti di Perugia dove rimase fino al 1773. A seguito della soppressione dell’Ordine, il dipinto giunse a Roma nel Palazzo del Quirinale, da dove venne trasferito nel 1790 nell’antica Pinacoteca Vaticana. Successivamente la tela è passata nei Palazzi Apostolici, per poi tornare stabilmente in Pinacoteca al tempo di san Pio X (1903-1914).

Ci piace pensare che, nella tormentata vita del Figlio di Dio su questa terra, quel momento così sereno, passato con la Madre e il marito di lei sotto un albero di ciliegie pieno di frutti, nella complicità e il calore che solo la famiglia può dare, sia stato un momento felice della vita di Gesù.