"La fede salverà lo Sri Lanka, ora devo aiutare i poveri"
"Ho visto i corpi dilaniati. Ora organizzo aiuti per i poveri che hanno perso i cari negli attentati di Pasqua. La fede di questo popolo salverà lo Sri Lanka". Il nunzio apostolico Pierre Van Tot alla Nuova BQ parla per la prima volta dopo la strage islamista. "In nunziatura movimenti limitati, il governo ha messo due guardie armate, ma ci sono responsabilità da assumersi per questa carneficina". Il diplomatico vaticano racconta il dramma della domenica di Resurrezione: "Ho pianto con i fedeli che erano con me a Messa e visitato le chiese il giorno dopo: c'erano ancora i corpi stesi a terra". "Messe proibite? Domenica si riapre e sabato ci sarà una messa in Cattedrale. Io andrò a una Cresima, bisogna ripartire con speranza".
-EASTER WORSHIPPERS, CARDINALE RISPONDE A OBAMA E CLINTON di Nico Spuntoni
“Dobbiamo aiutare le famiglie povere che hanno perso un loro caro negli attentati di domenica, ma la mia libertà di movimento in nunziatura è limitata. La fede di questo popolo però è straordinaria. Sarà questa a salvare lo Sri Lanka”. Il nunzio apostolico di Colombo, l’arcivescovo vietnamita Pierre Nguyen Van Tot risponde per la prima volta a un giornale occidentale dopo la terribile tragedia di Pasqua nella quale hanno perso la vita in Sri Lanka quasi 400 persone, molte delle quali fedeli cattolici impegnati nelle Messe di Pasqua, in attacchi simultanei in albergi e chiese. Van Tot risponde alle domande della Nuova BQ dalla sede della nunziatura di Colombo, presidiata giorno e notte da guardie armate perché anche lui – da domenica - sa di essere un possibile bersaglio della violenza jihadista che sta sconvolgendo il Paese.
Eccellenza, dove era domenica di Pasqua? Come è stato informato di quanto stava accadendo?
Quella mattina di Pasqua ho celebrato la Santa Messa nella Nunziatura con un gruppo di fedeli laici. Alcuni di loro mi hanno mostrato immediatamente dai social la distruzione del Santuario dedicato a San Antonio, con circa 50 morti. E’ stato un momento drammatico, di grande tristezza per tutti. Poco dopo abbiano fatto una preghiera insieme per le vittime ed anche per le autorità.
Quali sono state le prime azioni nel suo ruolo di nunzio apostolico?
Ho chiamato il Cardinale Arcivescovo Malcolm Ranjith per presentargli le condoglianze e per sapere se potevo andare a visitare le due chiese, una con 50 morti e l’altra con 12. Sono andato poi il giorno successivo, il lunedì di Pasqua e ho visitato le due chiese, nonché alcune famiglie dove c’erano ancora i corpi inermi e distrutti brutalmente dei loro cari. Tre giovani hanno perso i loro genitori. Ho poi cercato di andare a visitare alcuni feriti in ospedale, ma mi è stato impedito, così, anche per motivi di sicurezza, ho dato un po' di aiuto finanziario al mio autista per distribuirlo ad alcuni di quei feriti.
La violenza nei confronti dei cristiani era nell’aria? Come avete vissuto questi mesi? Ci sono state avvisaglie di un imbarbarimento nei confronti dei cristiani?
E’ un po' difficile e delicato entrare in questa domanda. Evito il commento.
Il governo è stato accusato di aver sottovalutato gli allarmi. Dal suo osservatorio che cosa può dire?
Il Presidente della Repubblica ha ammesso pubblicamente il mancato dovere di prevenire tale immensa atrocità. L’arcivescovo anglicano in un giornale locale martedì scorso, menzionando il Presidente e il Parlamento, ha scritto giustamente: “Nella loro responsabilità hanno fallito miseramente. Se hanno una coscienza dovrebbero rassegnare immediatamente le loro dimissioni. Non è il momento di puntare il dito sugli altri, ma di puntarlo su se stessi chiedendosi: qual è la mia responsabilità di fronte a questa carneficina?”
Come giudica la proibizione di celebrare le messe e i funerali decisa dalla Chiesa locale e dal Governo?
Non è vietato celebrare i funerali, però essi si fanno in fretta e senza Messa per timore di altri attacchi. La proibizione di celebrare le Messe non è assoluta. Dove c’è la garanzia della sicurezza della polizia, si può celebrare.
Eppure, non c’è il rischio che a rimetterci siano i Sacramenti, che sono la vera linfa della Chiesa? Così si fa un favore ai terroristi?
Spero che il blocco delle celebrazioni anche per altri sacramenti non duri ancora a lungo. In questo mese di maggio avrò una cresima ad esempio, in una diocesi a 300 km dalla capitale di Colombo.
Le reazioni occidentali sono state tiepide. In alcuni casi si è negata la matrice islamista della strage, in altri si è negato che le vittime fossero cristiane. Anche lei ha percepito un disinteresse dell’Occidente verso questa strage?
La reazione sul martirio dei cristiani dipende da chi ha fede e chi no. Normalmente però anche un ateo, un non credente non può essere indifferente davanti all’atroce sofferenza di altri esseri umani, Creature di Dio come lui
Teme che lo Sri Lanka possa diventare un Paese a rischio per la libertà di religione?
Nella Costituzione c’è libertà di religione. Non credo che il Paese potrà restringere tale libertà. Posso dire che nella zona, lo Sri Lanka è il Paese più tollerante dal punto di vista della libertà religiosa.
Come è cambiata la sua vita da domenica?
C’è la sofferenza con chi soffre. Sto organizzando una Messa nella Nunziatura per i genitori defunti di quei 3 orfani di cui parlavo sopra. Cerco di visitare le famiglie povere che hanno perso un loro caro, per apportare loro qualche aiuto finanziario. Dall’Italia sto ricevendo promesse di aiuti. Ho fiducia che il Cristo Risorto farà risorgere questo buon Paese e sarà anche meglio di prima.
Che precauzioni prende?
Davanti alla Nunziature il Governo dispone 2 guardie armate giorno e notte e non esco se non per le visite necessarie per motivi di carità o di lavoro.
E nel rapporto con i fedeli? Abbiamo visto storie di grande fede. Il popolo cattolico dello Sri Lanka sembra molto devoto. Che impressione ha avuto di questa fede dopo la tragedia?
Il popolo continua la sua devozione come prima e prega molto. Hanno grande fede. Credo che questa fede salverà questo Paese.