Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Vincenzo de’ Paoli a cura di Ermes Dovico
VATICANO

La Cina prova a stringere il cappio attorno alla Chiesa di Hong Kong

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'ala filo-cinese della Chiesa (a Hong Kong e Roma) spinge per la nomina di un vescovo ausiliare a Hong Kong gradito a Pechino. Si tratta di Peter Choi che sarà ricevuto in udienza dal Papa il prossimo 4 ottobre insieme al vescovo emerito, cardinale John Tong. La nomina di Choy a vescovo di Hong Kong fu già bloccata 5 anni fa, ma oggi le condizioni sono più favorevoli alla Cina.
- Smentiti i pronostici, Iannone al Dicastero per i Vescovidi Nico Spuntoni

Ecclesia 27_09_2025 English
Peter Choy al centro, tra il cardinale Parolin e il cardinale Tong

Grandi manovre attorno alla Chiesa di Hong Kong. Approfittando del momento di transizione rappresentato dall’inizio del nuovo pontificato, la pressione cinese punta a ottenere un nuovo vescovo ausiliare, gradito al regime comunista. Obiettivo: affondare il colpo definitivo per inglobare la Chiesa dell’ex colonia britannica in quella cinese, dominata dall’Associazione patriottica.

Ancora una volta il nome in discussione è quello di Peter Choi Wai-man (nella foto, al centro tra i cardinali Parolin e Tong), attualmente uno dei tre vicari generali di Hong Kong che, a quanto appreso dalla Bussola, il prossimo 4 ottobre sarà ricevuto in udienza da papa Leone XIV insieme al vescovo emerito di Hong Kong, il cardinale John Tong Hon. In ballo c’è la sua nomina a vescovo ausiliare, che sarebbe una pericolosa concessione al regime cinese.

Bisogna ricordare che il nome di Peter Choi è da sei anni che torna periodicamente di attualità. Tutto è cominciato con la morte improvvisa dell’allora vescovo di Hong Kong, Michael  Yeung Ming-cheung, il 4 gennaio 2019. Da pochi mesi era entrato in vigore il tanto discusso accordo segreto tra Cina e Santa Sede che riguarda soprattutto la nomina dei vescovi. Anche se Hong Kong è fuori dalla giurisdizione della Chiesa cinese, Pechino avrebbe voluto da subito che, parallelamente a quanto avviene politicamente per il territorio ex britannico, anche per la Chiesa locale si fosse posto termine all’autonomia.

Così intanto fu bloccata la nomina a vescovo che era considerata naturale, quella dell’ausiliare Joseph Ha Chi-shing, che nel frattempo manifestava sostegno alle proteste del movimento democratico di Hong Kong scoppiate proprio nel 2019. Monsignor Ha era anche considerato vicino all’altro vescovo emerito, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, che non ha mai fatto mancare la propria voce di dissenso dal regime comunista e anche dall’accordo Cina-Santa Sede, considerata come una svendita della Chiesa cinese a Pechino. Il che lo rendeva ovviamente inviso al regime cinese. A sorpresa fu dunque nominato amministratore apostolico il cardinale John Tong, che era stato vescovo di Hong Kong fino al 2017.

L’amministrazione di Tong serviva anche a individuare il candidato destinato a “sorpassare” monsignor Ha. Così nel febbraio 2020 circolò la notizia della nomina a vescovo di Hong Kong di Peter Choi, la cui ufficializzazione fu ritardata – si disse – a causa dell’esplosione dell’epidemia di Covid. In realtà la nomina fu frenata dalle forti resistenze di una parte della Chiesa hongkonghese e dai timori di una insanabile spaccatura, oltre che dalla forte contrarietà dell’allora responsabile della Missione vaticana a Hong Kong, il croato Ante Jozic, poi spedito come nunzio in Costa d’Avorio.

Tornò dunque tutto in discussione ma nel febbraio del 2021 la nomina di Peter Choi tornò ad essere data per certa, anche perché trovare un altro candidato – tra veti cinesi e rinunce preventive – era impresa molto ardua. Ma ancora una volta non se ne fece nulla e la situazione si è risolta solo nel maggio 2021 con la nomina dell’attuale vescovo, il  gesuita Stephen Chow Sau-yan (poi creato cardinale il 30 settembre 2023), che aveva sempre tenuto un basso profilo e non aveva mai preso posizioni pro o contro la Cina.

Entrato ufficialmente in carica nel dicembre successivo, il cardinale Chow ha nei fatti assecondato la linea della Segreteria di Stato vaticana, guidata dal cardinale Pietro Parolin, sacrificando all’accordo con la Cina la libertà della Chiesa. In questo periodo si sono anche intensificati gli scambi con il clero cinese, sotto la guida dell’Associazione patriottica, e soprattutto si è assimilato il concetto di “sinicizzazione della Chiesa”, che si cerca di spacciare come forma cinese della inculturazione ma che in realtà si traduce come obbedienza della Chiesa alle direttive del Partito Comunista.

Oggi la questione degli accordi della Santa Sede con la Cina è una delle matasse più difficili che papa Leone XIV si trova a dover districare. E l’ala filo-cinese della Chiesa cerca di giocare d’anticipo. Nell’intervista a Elise Ann Ellen contenuta nel libro-biografia appena pubblicato, ma realizzata a luglio, il Papa si mostra molto prudente. Alla domanda se sa già quale sarà il suo approccio con la Cina, Leone XIV risponde: «No. Direi che, nel breve termine, continuerò la politica che la Santa Sede ha seguito per alcuni anni. Non pretendo affatto di essere più saggio o più esperto di tutti quelli che mi hanno preceduto. Sono anche in costante dialogo con diverse persone cinesi, da entrambe le parti, su alcuni dei problemi esistenti. Sto cercando di ottenere una comprensione più chiara di come la Chiesa possa continuare la sua missione, rispettando sia la cultura che i problemi politici che, senza dubbio, hanno una grande importanza, ma anche rispettando un gruppo significativo di cattolici cinesi che, per molti anni, hanno vissuto una sorta di oppressione o difficoltà nel vivere liberamente la loro fede senza schierarsi».

Parole misurate, una posizione attendista, ma che l’attuale vescovo Stephen Chow ha forzato nella direzione di una continuità assoluta con il precedente pontificato. Il cardinale Chow è stato infatti ricevuto in udienza lo scorso 2 settembre, riportando immediatamente che Leone XIV intende proseguire nella direzione segnata da Francesco. Nell’occasione, però, secondo nostre fonti, Chow avrebbe anche fatto la richiesta di un secondo vescovo ausiliare (c’è ancora monsignor Joseph Ha in carica) da scegliere tra il clero diocesano.
A Hong Kong i due vescovi ausiliari non sono una novità: Joseph Ha fu nominato ausiliare nel 2014 insieme a Stephen Lee Bun-sang, attuale vescovo di Macao. Solo la morte impedì a monsignor Yeung di nominare Peter Choi ausiliare in sua sostituzione. Lo stallo degli anni successivi bloccò tutto. Ora il vescovo Chow vorrebbe ripristinare il doppio ausiliare.

A questo scopo dovrebbe servire l’udienza prevista per il 4 ottobre in cui Choi accompagnerà il cardinale Tong, peraltro noto per la sua arrendevolezza nei confronti di Pechino. Tong intenderebbe così presentare Peter Choi al Papa sponsorizzandone la candidatura alla carica di vescovo ausiliare, il che sarebbe un bel regalo per il regime cinese.  

Se ciò avvenisse sarebbe una nuova, grave sconfitta per quel «gruppo significativo di cattolici  cinesi che (…) hanno vissuto una sorta di oppressione», come ha detto il Papa; e per i tanti cattolici di Hong Kong, a cominciare dal cardinale Zen, che stanno pagando a caro prezzo le politiche repressive della Cina, in barba all’accordo con cui il Regno Unito restituiva la ex colonia nel 1997. Non è solo una questione locale, come abbiamo già spiegato altre volte: in gioco c'è la libertà della Chiesa contro la sottomissione al potere politico. 



91 anni

Il ministero del card. Zen nelle carceri di Hong Kong

12_01_2023 Aurelio Porfiri

Il porporato cinese ha ottenuto un visto per partecipare ai funerali di Benedetto XVI ed è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco, cui ha raccontato del proprio apostolato tra i detenuti. Un servizio che svolge da 20 anni e che porta avanti con fermezza, malgrado l'età e il processo che lo vede come imputato.

COMUNISMO CINESE

Joseph Zen arrestato a Hong Kong, anche la libertà religiosa ha le ore contate

12_05_2022 Stefano Magni

Ad Hong Kong le autorità hanno arrestato il cardinale Joseph Zen. La notizia ha sconvolto la Chiesa, il Vaticano ha espresso preoccupazione per la sorte del vescovo emerito di Hong Kong. Il cardinale, 90 anni da poco compiuti, è stato liberato su cauzione. In ogni caso, resta aperto il procedimento contro di lui. Dopo la libertà politica e quella di espressione, ad Hong Kong, sempre più indistinguibile dal resto della Cina, sta scomparendo anche la libertà di religione. È l’ultima tappa di un percorso già segnato ed accelerato nel 2019.

CINA E CHIESA

La sfida di Stephen Chow per la Chiesa di Hong Kong

04_12_2021 Aurelio Porfiri

Hong Kong ha un nuovo vescovo: Monsignor Stephen Chow Sau-yan. La città è stata nell'occhio del ciclone negli ultimi anni e dal 2019 non aveva un suo vescovo, dopo la morte di Michael Yeung nel 2019. Dalle prime dichiarazioni è sembrato abbracciare una linea di grande prudenza, che sarà ben presto messa alla prova.