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CHIESA

Il libro con intervista al Papa si poteva evitare

Considerati i danni provocati dalle interviste di papa Francesco, è sorprendente che papa Leone abbia voluto iniziare partecipando al progetto di una biografia con intervista. Con delle modalità quantomeno curiose e una risposta alle vecchie accuse sugli abusi che lascia qualche vuoto.
- Chef gay in Vaticano, perché no, di Tommaso Scandroglio

Editoriali 24_09_2025

Come è noto uno degli aspetti più controversi del pontificato di Francesco è stato il capitolo “interviste”: autorizzate o “rubate” che fossero (clamorose quelle con Eugenio Scalfari) sono sempre state fonte di equivoci, polemiche, fughe in avanti, contraddizioni, un vero Magistero della confusione. Con la loro proliferazione si è soprattutto svilito il ruolo del Papa, ridotto da una parte a un opinionista qualsiasi e dall’altra a esercitare il Magistero pontificio principalmente al di fuori dei suoi strumenti propri (encicliche, esortazioni, ecc.).

L’inizio di papa Leone ha mostrato uno stile subito diverso, molto più attento alle parole, a non creare ambiguità, ad evitare uscite che provocassero scandalo o polemiche.
Ed è anche per questo che ha in qualche modo sorpreso la settimana scorsa l’uscita di un libro-biografia (León XIV, Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI, Penguin), scritto dalla giornalista americana Elise Ann Allen con annessa lunga intervista a 360 gradi (frutto di due lunghe chiacchierate durante la pausa estiva del Papa a Castel Gandolfo). In realtà Leone XIV nel libro non è presente direttamente soltanto nell’intervista finale, ma anche nel racconto della sua vita, a chiosare le note biografiche dell’autrice e ad offrire ulteriori dettagli e spiegazioni.

La sorpresa è sia per il fatto in sé sia per la modalità con cui è avvenuto. Proprio per la deriva del precedente pontificato descritta all’inizio ci si poteva aspettare, almeno inizialmente e in linea con lo stile visto in questi mesi, uno stop alle interviste. Quando il Papa deve intervenire in materia di fede e morale o su materie che riguardano direttamente la vita della Chiesa ha già degli strumenti per farlo in modo autorevole, e su altri temi non è necessario che si esprima, proprio per evitare quell’effetto “opinionista” che tanti problemi ha creato con il suo predecessore.
Soprattutto è singolare un’iniziativa del genere quando il Papa non ha ancora iniziato a “parlare” con i fatti: le nomine nei dicasteri chiave e le decisioni sui dossier scottanti (Lgbtq, Cina, Sinodo, Messa Vetus Ordo, abusi sessuali, diritto canonico) che hanno creato nella Chiesa quelle polarizzazioni che pure in questo libro il Papa denuncia.

E sebbene Leone XIV abbia un modo di parlare chiaro, diretto, che non ricorre ad astuzie per far passare le sue idee, lo strumento dell’intervista per sua natura porta ad esprimere concetti in modo sommario o comunque non sufficientemente articolato, così da produrre diverse interpretazioni o fraintendimenti. Cosa che già si vede anche per questo libro, con espressioni che fanno discutere, ad esempio sul tema Lgbtq, che in futuro avremo modo di riprendere. Temi su cui invece ci sarebbe bisogno, finalmente, di grande chiarezza.

C’è un altro aspetto che riguarda poi la persona chiamata a realizzare questo «progetto», ovvero una giornalista “amica”, particolare che ricorda tanto una modalità discussa di papa Francesco. In questo caso peraltro si tratta di un’amicizia che, come racconta la stessa Allen, nasce nel contesto di una battaglia contro il Sodalitium Christiane Vitae (SCV), una società di vita apostolica fondata in Perù, il cui fondatore e altri responsabili sono stati trovati colpevoli di abusi psicologici e sessuali. La battaglia, per la cronaca, si è conclusa con lo scioglimento del Sodalitium, firmato da papa Francesco sul letto di morte.

Questo particolare potrebbe spiegare una stranezza legata a questa operazione-libro: è uscito soltanto in lingua spagnola (un’edizione in inglese uscirà successivamente) e presentato in Perù. Si tratta di un evento senza precedenti: il primo libro-intervista al Papa che esce in una sola lingua e pubblicato lontanissimo da Roma. Curioso che nessuno abbia messo in evidenza la peculiarità di questa scelta e si sia chiesto il perché. Non basta certo l’omaggio al Paese dove è stato missionario e vescovo a poter spiegare compiutamente il fatto. Oltretutto la lingua originale del libro e dell’intervista è l’inglese, quindi la prima pubblicazione è già una traduzione. Scelte davvero singolari.

Qui forse l’origine dell’amicizia tra papa Leone e la Allen può significare qualcosa. Un punto rilevante della biografia è infatti lo spazio dedicato alla vicenda degli abusi sessuali nella Chiesa peruviana, che nei mesi precedenti il Conclave aveva toccato anche l’allora cardinale Prevost. Come si ricorderà – perché la Bussola aveva raccontato tutta la vicenda – c’erano state accuse contro di lui perché come vescovo di Chiclayo avrebbe coperto due sacerdoti accusati di abusi sessuali.
Il libro è anche una sorta di memoriale in cui il Papa – attraverso il racconto di Elise Ann Allen - offre la sua versione. Tutto si fa risalire appunto alle denunce degli abusi all’interno del SCV che vide il vescovo Prevost tra i più pronti a raccoglierle e a condurre una battaglia senza quartiere contro questa associazione, al fianco di due giornalisti – Pedro Solinas e Paola Ugaz – che nel 2015 pubblicarono il libro Mitad Monjes, Mitad Soldados (Metà monaci, metà soldati) dedicato proprio a questi abusi. Ciò che la Allen evita di dire è che lei stessa, così come Salinas, è una fuoriuscita dal Sodalitium di cui è stata membro fino al 2013, e questo non può non influire sui giudizi.

Così le accuse montate contro Prevost sarebbero la vendetta di alcuni membri del SCV, colpiti da sanzioni canoniche (ma non c'è alcuna prova di questo). In realtà le accuse di molestie contro due sacerdoti della diocesi di Chiclayo retta da Prevost sono reali e la stessa Allen ha sentito la presunta vittima che ha fatto venire fuori la storia di abusi, Ana Maria Quispe. La tesi della Allen è che il vescovo Prevost ha correttamente registrato le accuse, inviato le presunte vittime a un centro di ascolto per avere una consulenza psicologica, e mandato tutta la documentazione a Roma. E che quindi tutto il can can intorno a questa storia sia frutto della strumentalizzazione di chi voleva colpire il “nemico” Prevost.

A conclusione della storia Leone XIV dice di essere molto dispiaciuto per le vittime e si rammarica per la lentezza della giustizia, che aggrava il dolore: «Il tempo trascorso durante tutto questo processo – dice alla Allen - ha reso tutto molto doloroso. Sinceramente mi dispiace molto per questo. Ma nel mezzo di tutto questo, come è stato reso noto, c'è stata molta manipolazione del caso, che ha causato un dolore ancora maggiore a molte persone, ma soprattutto a loro. Mi dispiace molto per questo. Sono state vittimizzate e rivittimizzate».

Pur non volendo insistere su questa vicenda non si può fare a meno di notare però che, anche in questo libro, Ana Maria Quispe mantiene il fatto che alla sua denuncia non è seguita una vera indagine in diocesi; vale a dire che anche se il caso fu segnalato a Roma, le presunte vittime non furono ascoltate da nessuno. E questa circostanza resta ancora senza una smentita documentata.

Ad ogni modo in conclusione Leone XIV afferma che da Papa si è subito mosso per trovare una soluzione a questo problema della lentezza della giustizia, pur garantendo «i diritti di tutti», vittime e accusati. Vedremo presto se ci saranno i frutti di questo impegno: il caso Rupnik, che tanto scandalo ha provocato e tanti danni alla Chiesa, è lì che attende di essere risolto.