«Jimmy Lai, perseguitato dalla Cina, abbandonato dal Vaticano»
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Mentre Hong Kong irrigidisce la legge sulla sicurezza nazionale, il famoso dissidente cattolico rischia di restare in galera a vita. Padre Robert Sirico ha partecipato a una udienza del suo processo: «Mi ha visto, l'ho benedetto e si è commosso». Un crocifisso disegnato in carcere è ora esposto all'Università Cattolica di Washington. La vicinanza del cardinale Zen e il silenzio di Roma e della Chiesa di Hong Kong.
«Lo scorso gennaio sono andato a Hong Kong per il processo di Jimmy Lai. In aula era tenuto dietro una parete di vetro, sorvegliato da tre poliziotti. Mi ha visto e l'ho benedetto con il segno della croce. Si è commosso fino alle lacrime».
Padre Robert Sirico (foto in basso a destra), fondatore dell'Acton Institute for the Study of Religion and Liberty, parla del suo amico Jimmy Lai, 76 anni, il più famoso prigioniero di coscienza di Hong Kong. La critica esplicita di Lai al regime totalitario cinese gli è già costata più di 1.500 giorni di isolamento nella prigione di Stanley. Incarcerato per condanne legate alla gestione dei suoi media e al suo coinvolgimento in una veglia in occasione del massacro di Piazza Tienanmen del 1989, Lai sta attualmente scontando una condanna a cinque anni e nove mesi.
Contemporaneamente, Lai è stato accusato di due capi d'imputazione per "cospirazione di collusione con forze straniere" ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale del 2020, imposta dalla Cina, e di "cospirazione di pubblicazioni sediziose" ai sensi di una legge dell'era coloniale sulla sedizione. Se riconosciuto colpevole, Lai potrebbe trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre. Ed è una udienza di questo processo che padre Sirico ha partecipato per sostenere il suo "vecchio" amico.
Jimmy Lai, che da povero rifugiato dalla Cina è diventato milionario, è ormai il nemico pubblico n. 1 di Pechino dopo che Hong Kong, ex colonia britannica, è stata restituita al dominio cinese nel 1997, nell'ambito dell'accordo "un Paese, due sistemi", volto a garantire diritti e libertà assenti nella Cina continentale. Quando la Cina ha iniziato a violare l'accordo, Lai si è impegnato a difendere i valori di Hong Kong e a chiedere conto a Pechino attraverso il suo giornale, l'Apple Daily.
Il giornale, fondato da Lai nel 1995 e costretto a chiudere dalle autorità, prendeva il nome dal frutto proibito del Giardino dell'Eden nel Vecchio Testamento (apple=mela). Il suo jingle in rima - "Una mela al giorno, toglie il bugiardo di torno" - ha dato i suoi frutti. Il giornale fu un successo e la tiratura raggiunse le 500.000 copie al suo apice.
Proprio all’inizio di Apple Daily, padre Robert Sirico e Jimmy Lai si sono incontrati per la prima volta, quasi 30 anni fa. Il sacerdote cattolico americano e il magnate dei media Lai condividono un punto di interesse comune: collegare la teologia morale con una solida comprensione dell'economia. La Bussola ha intervistato padre Sirico mentre si trovava a Roma per una conferenza organizzata dall'Acton Institute.
Padre Sirico, Hong Kong ha appena approvato una nuova legge per irrigidire ulteriormente il controverso National Security Act, ampliando l'articolo 23. Che impatto avrà questo sul caso di Lai?
Non credo che influirà sull'esito del processo di Jimmy Lai. Ma penso che potrebbe rappresentare una minaccia per i suoi amici, ex colleghi e familiari. La versione 2024 dell'articolo 23, con le sue definizioni generiche dei reati di tradimento, sedizione e segreto di Stato, dà alla polizia il diritto di trattenere i sospetti fino a due settimane senza accusa e di far svolgere i processi a porte chiuse, punibili con l'ergastolo. Lai è già dietro le sbarre. Il suo problema più grande, secondo me, è che è troppo famoso, troppo carismatico, troppo influente, un leader nato. La gente lo rispetta. Sanno che è un uomo onesto che ha rinunciato a tutto per difendere la libertà. Potrebbe vivere una vita di lusso all'estero se volesse, invece ha scelto di vivere secondo i valori della sua fede anche a costo di sacrificare la propria libertà. La Cina si sente minacciata da lui.
Ha percepito questo senso di "minaccia" quando ha assistito all'udienza di Lai?
Sì. Le misure di sicurezza adottate per il processo erano quasi spaventose. Quando mi sono avvicinato al tribunale di Kowloon, c'erano poliziotti armati di mitragliatrici ogni tre metri. Poi c'erano squadroni di poliziotti antisommossa e furgoni. Seguiva un gruppo di circa 50 paparazzi che fotografavano i presenti. Poi c'erano altri controlli di sicurezza da superare. In effetti, sono rimasto a Hong Kong per il minor tempo possibile e mi è stato consigliato di indossare sempre un abito clericale. La Cina controlla costantemente i suoi cittadini. Il governo teme che possa scoppiare un'altra ondata di rivolte. La gente non è felice, la vita era migliore prima che la Cina prendesse il controllo di Hong Kong e lo sa.
C'erano membri della famiglia di Lai in tribunale?
Sua moglie Teresa era seduta accanto a me con il figlio più piccolo. Era molto composta e ha snocciolato il suo rosario durante tutta l'udienza. È una cattolica devota e vive questa situazione come una vocazione. La famiglia è molto unita e Lai li ha baciati più volte dal banco degli imputati. La figlia di Lai, Claire, è avvocato. Sostiene il team della difesa. Il figlio maggiore, Sebastian, vive a Taiwan. È a capo della campagna internazionale per la liberazione del padre e incontra legislatori, organizzazioni per i diritti umani e capi di Stato in tutto il mondo. Il figlio minore, Augustine, è uno studente. Gli manca molto il padre. Teresa e Jimmy sono buoni genitori, l'intera famiglia è definita dalla fede cattolica e dai valori democratici, ma è difficile per tutti.
Jimmy Lai è salito agli onori della cronaca di recente quando una crocifissione da lui disegnata in carcere è stata donata alla Busch School of Business dell'Università Cattolica di Washington. Lei ha promosso l'inaugurazione e ha detto qualche parola quando è stata benedetta e appesa nella cappella dedicata a San Michele. Come è stato possibile?
Da quando è stato esposto quel quadro, le autorità hanno deciso di non far uscire più disegni dalla prigione. Esporre le opere di Lai in edifici pubblici gli dà visibilità sui media. Probabilmente le autorità cinesi speravano che diventasse uno dei tanti prigionieri dimenticati in tutto il mondo. Questa particolare opera d'arte è stata inviata e donata da Bill McGurn, padrino di Jimmy e redattore senior del Wall Street Journal. L'Università Cattolica di Washington è stata scelta come destinazione perché Tim Busch è molto favorevole alla causa di Lai. Rappresenta l'impegno di Lai a unire economia e fede cristiana, il suo rifiuto di una mentalità materialista. Il quadro è grande quasi un metro. Mi hanno chiesto perché è affiancato da due file di fiori arancioni. Non ne sono sicuro, ma Lai ama i fiori, a casa sua c'è una parete di orchidee. Io ne conservo nel mio ufficio una copia più piccola che mi ha regalato (nella foto a sinistra). Il mio è su semplice carta per appunti a righe. Sono entrambi disegnati con pastelli a matita e sono colorati nonostante il soggetto: Cristo in croce. Lo scorso Natale ha disegnato un'immagine della Madonna per un biglietto natalizio.
Lai si trova in un carcere di massima sicurezza, in isolamento. Può ricevere visite?
Lai riceve visite settimanali dalla moglie e dai figli. Sebastian vive a Taipei, quindi non vede suo padre. So che anche il cardinale Zen (vescovo emerito di Hong Kong, ndr) va a trovarlo. È un amico intimo di Lai e lo ha battezzato. Zen non ha paura e dice quello che pensa. È stato anche arrestato e processato dal governo. Nonostante l'età, conosce nel dettaglio ciò che sta accadendo a Hong Kong.
Il cardinale Zen è un critico esplicito del tradimento da parte della Cina della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1997 e dell'accordo segreto Vaticano-Cina del 2018. Cosa pensa dopo aver visitato Hong Kong?
Hong Kong è un luogo molto diverso da quello che era prima del passaggio alla Cina. C'è sempre stato fermento a Hong Kong, ma ora non c'è più. Ognuno cerca di trovare la propria strada per navigare al meglio nella rete di restrizioni imposte dalla Cina. Ma la situazione ha diviso la Chiesa cattolica. C'è un notevole rancore tra i poveri e i ricchi. La classe media e quella influente temono di perdere le loro ricchezze e posizioni, quindi tacciono. I poveri sono molto critici e vogliono che la Chiesa parli. Come sappiamo, il Vaticano sta stringendo legami con la Cina, ma tace sulla persecuzione di fedeli cattolici come Jimmy Lai. Egli è motivo di irritazione per il Vaticano. Anche la diocesi di Hong Kong tace mentre chierici e religiosi devono frequentare corsi di sinizzazione a Pechino. Ironicamente, la profonda testimonianza di fede e di sacrificio personale di Lai parla molto più forte del loro silenzio. Le azioni parlano sempre più forte delle parole o, in questo caso, di nessuna parola.
Lei ha cercato di tenere Lai sotto i riflettori anche realizzando un documentario sulla sua vita e sulla sua lotta. Quanto successo ha avuto il film e come possono le persone all'estero sostenere Jimmy Lai?
Il documentario "The Hong Konger" ha avuto molto successo. Troppo successo per i gusti della Cina. Ha ricevuto 11 premi e ha avuto più di 4.000.000 di visualizzazioni ed è disponibile gratuitamente su YouTube in diverse lingue. La polizia cinese ha cercato di farlo ritirare. Ha contattato Google, che ha resistito alle pressioni, ma TikTok ha tolto i tre trailer finché un editoriale del Wall Street Journal non ha criticato l'interferenza di Pechino. TikTok ha rimesso i trailer e si è scusato. Ma è un'indicazione di quanto la Cina controlli da vicino e voglia dettare le informazioni che il pubblico può leggere e visualizzare. Il modo migliore per sostenere Lai è far circolare il film sui social network e pubblicare messaggi sul caso di Jimmy. I social network sono molto influenti e le informazioni possono viaggiare da una parte all'altra del mondo in pochi secondi, ecco perché la Cina osserva così attentamente ciò che viene postato. Naturalmente, non c'è bisogno di dirlo, la famiglia apprezza ogni preghiera fatta per Jimmy Lai.
Jimmy Lai alla sbarra, processo a Hong Kong per colpe retroattive
Jimmy Lai, editore cattolico di Hong Kong, è ancora a processo. Dopo tre anni di carcere duro, rischia l'ergastolo per essersi espresso contro il regime (quando era legale farlo).
Un documentario su Jimmy Lai, eroe cattolico della libertà
Robert Sirico, cofondatore dell'Acton Institute, ha presentato a Roma The Hong Konger da lui prodotto, film su Jimmy Lai, dissidente perseguitato, cattolico, ex magnate dell'editoria di Hong Kong. Non si nasconde la delusione per il soft power del Vaticano nei confronti del regime comunista.
Hong Kong, la lotta di Jimmy Lai per la libertà
Jimmy Lai, imprenditore ed editore cattolico, oppositore del regime comunista cinese, è stato arrestato di nuovo a Hong Kong. Rischia 14 anni di reclusione. Robert Sirico, presidente dell'Acton Institute, non ha dubbi: "Jimmy Lai è perseguitato per le sue idee sulla libertà dell’uomo, della stampa, di impresa e di religione". Una causa tutt'altro che perduta, per Sirico è "un fuoco che cova sotto la cenere" che potrebbe ravvivarsi anche nella Cina continentale.