Io sono cane. Possibile, ora che è accettato il transessualismo
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C'è chi vuole essere definito cane, chi alieno e chi bambola. Stravaganze? Non proprio: accettato il transessualismo non possiamo che accettare tutte le possibili applicazioni del principio che soggiace a tale fenomeno.
Voglio una vita da cani. Siete straniti da questa affermazione perché vi attardate ancora in schemi mentali desueti dove l’alto sta sopra il basso, il piccolo è inferiore al grande, il domani viene dopo l’oggi. Se invece iniziate a rovesciare le prospettive vedrete che una vita da cani potrebbe anche significare un’esistenza appagante.
A fine settembre un’associazione LGBT che si chiama Essere canini ha radunato circa mille persone chiedendo il diritto di essere identificati come cani e non come uomini. Buona parte dei manifestanti erano feticisti gay che vestivano costumi canini e che abbaiavano ed ululavano in segno di protesta. Nulla di fronte ad Anthony Loffredo, francese di 32 anni, che sente di essere un alieno e quindi si è fatto staccare il naso, tagliare il labbro superiore, modificare la lingua che è diventata biforcuta e tatuare gli occhi che ora sono completamente neri. Sulla stessa lunghezza d’onda del delirio Justin Jedlica, un 32enne di New York che ha speso 158 mila dollari in chirurgia estetica per assomigliare ad una bambola, per un totale di 125 procedure estetiche. Questo perché il suo vero Io è una bambola e quindi ha deciso di modificare il proprio corpo per assomigliare a ciò che si sente di essere. Come i trans? Come i trans.
Infine abbiamo Rachel Dolezal che è di etnia caucasica ma si crede nera e lo ha dichiarato anche sui documenti ufficiali. In merito a questa vicenda, Anna Bono da queste stesse colonne scriveva qualche anno fa: «Accusata dagli afroamericani di averli presi in giro nel peggiore dei modi, durante una trasmissione televisiva Rachel ha replicato: “Essere bianchi non è una razza, è una condizione mentale”. La conduttrice del programma, l’attrice afroamericana Loni Love, ha perso le staffe: “No – le ha gridato – io sono nera, non posso diventare te, non posso scambiarmi con te. Questa è la differenza”. Rachel Dolezal controbatte che oggigiorno nessuno si sogna di accusare una persona di mentire se si presenta come una donna anche se alla nascita è stata registrata come maschio. […] Quel che vale per l’identità di genere deve valere anche per la razza: “è la stessa cosa – dice – sono stata registrata alla nascita come bianca, ma in realtà io mi sento nera. Non ho scelto di sentirmi nera, semplicemente lo sono”».
Accettate le premesse – io sono ciò che/chi credo di essere – accorre accettare anche le conclusioni: tu sei veramente chi dici di essere. Non si scappa. Se vale per il cosiddetto cambiamento di sesso vale anche per il cambiamento di razza – da quella umana a quella canina o extraterrestre – e per il cambiamento di etnia. Ovviamente le categorie di questa nuova metempsicosi sono virtualmente infinite: cose, vegetali, animali, stati d’animo (“Mi sento Gioia!”), condizioni metereologiche, espressioni algebriche, brani musicali, periodi storici. Possiamo essere tutto. Anche Dio se vogliamo.
È il neodarwinismo: il salto di specie era già stato predicato dal nostro Charles. Non solo, ma è tesi comune che la vita nacque da ciò che era inanimato. Insomma i passaggi tra enti di varia natura è dato ormai assodato, quindi perché stupirsi che l’uomo, al vertice dell’evoluzione, voglia scendere i gradini della piramide dove siede al vertice e, preferendo l’involuzione, torni ad essere scimmia? A ben vedere può essere una delle possibili varianti della decrescita felice (a ragionar così viene da concludere che tra poco rimarrà solo l’intelligenza artificiale ad essere tale).
Il passaggio dalla psicologia - rectius: dalla psichiatria - al diritto è breve. L’identità personale è materia oggetto di diritto. Ora se accettiamo il fatto che l’identità non è data, ma è autocostruita, va da sé che anche questo concetto debba essere tutelato dall’ordinamento giuridico, soprattutto quando ormai, a causa del transessualismo, il concetto è diventato socialmente rilevante e assai condiviso. Ed infatti nel 2015 la Corte suprema USA, in occasione della legittimazione del “matrimonio” gay, affermò che esiste il diritto costituzionale «a definire ed esprimere la propria identità».
Ecco la tutela giuridica, addirittura di massimo grado, all’autodefinizione della propria identità. L’autopoiesi si ammanta delle sacre vesti giuridiche. Puoi essere chi vuoi, anche un cane o un marziano, e hai tutto il diritto che gli altri rispettino il tuo modo di vederti. Dunque, accettato il transessualismo non possiamo che accettare tutte le possibili applicazioni del principio che soggiace a tale fenomeno. Noi, tra queste, ne accettiamo volentieri una: siete pazzi, ma vi credete sani.