Incesto tra fratellastri, la finestra di Overton si allarga
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Tiene banco in Spagna la storia di Daniel e Ana, fratelli da parte paterna: hanno avuto due figli e vorrebbero sposarsi. Una storia per sovvertire l’ordine tradizionale e che si inserisce tra la tolleranza dell’eccezione e l’accettazione morale dell’eccezione.
Se love is love, lo è anche quello tra fratellastri. Siamo in Spagna e Ana Parra, all’età di otto anni, viene abbandonata dal padre e cresciuta dalla sola madre. Il genitore intanto si è messo con un’altra donna che aveva già altri figli: con lei diventa padre di Daniel. Ana, nel tempo, viene a sapere tutto questo e vuole conoscere Daniel, suo fratellastro. All’età di 20 anni rintraccia il padre su Facebook e subito dopo trova il profilo di Daniel.
A quel tempo Daniel viveva solo con il padre, dato che quest’ultimo si era separato anche dall’ultima compagna. Anche lui sapeva di avere una sorellastra, ma non aveva mai sentito il bisogno di cercarla. Ana alla fine contatta Daniel e si incontrano. “Ci siamo abbracciati e abbiamo iniziato a ridere. Era una situazione molto strana”, racconta lei a El Español. Inizia così una frequentazione tra i due. Poi Ana va a vivere da sola e lui le fa sempre più spesso visita, finché non va a convivere con lei.
Un giorno, ad una festa, “ci siamo avvicinati lentamente e abbiamo avuto il nostro primo bacio”. Ma la retta coscienza ha fatto subito sentire la sua voce e i due per un po’ non si sono più visti: “Quel bacio ha infranto tutte le barriere - confessa Ana -, è stato come un control alt canc della realtà”. E così continua: “Dovevamo dimenticare ciò che era successo. È impossibile avere un rapporto con un fratello. Abbiamo avuto un momento di debolezza e stop”.
Poi tutto crolla: “Alla fine ci siamo resi conto - racconta Ana - che era solo una barriera mentale imposta dalla società, ma la realtà è che siamo due giovani che un giorno si sono incontrati e si sono innamorati”. Daniel aggiunge: “La società è governata da norme morali e la nostra morale, in fondo, ci ha impedito di compiere quel passo. Ed è sciocco perché, se ci pensi, la nostra relazione è come tutte le altre, tranne che per un libro di famiglia il quale dice che siamo fratelli di sangue”. Alla fine hanno deciso di fare outing in un programma televisivo, perché volevano vivere la loro relazione incestuosa alla luce del sole.
Daniel e Ana non ne fanno una questione di diritti civili: “Non crediamo che il rapporto d’amore tra i due fratelli sia qualcosa di naturale, raccontiamo semplicemente la nostra storia personale, non pretendiamo nulla. […] Molti pensano che siamo pazzi perché difendiamo questo tipo di relazioni, che violiamo la moralità, ma non è così, raccontiamo solo ciò che ci è successo”.
I due fratellastri hanno avuto due figli, di cinque e tre anni, per i quali il papà sarà anche zio e la mamma zia. Li hanno iscritti ad una scuola Montessori: “Lì trovi bambini di famiglie monoparentali, con due madri o due padri”. L’incesto non è considerato reato in Spagna, ma non è legittimato, quindi solo tollerato. Daniel e Ana figurano come genitori dei piccoli grazie ad un precedente giudiziario del 2012. Però non possono sposarsi, anche se loro vorrebbero: “Le società devono andare avanti e non essere ancorate ai tradizionalismi. Nemmeno gli omosessuali potevano sposarsi e ora possono farlo. Ci amiamo e questo è ciò che dovrebbe essere importante. Non facciamo del male a nessuno”.
La storia di questi due fratellastri è da manuale, il manuale rivoluzionario che permette di capovolgere l’ordine tradizionale. La loro vicenda ricalca i primi passi della famigerata finestra di Overton. Parafrasandola, possiamo dire che inizialmente, in un consesso sociale, una certa condotta è riprovata dalla collettività e in genere penalmente perseguita. Pensiamo all’aborto o all’omosessualità. Successivamente viene tollerata un’eccezione, ossia in un determinato caso si considera sempre riprovevole la condotta, ma non più degna di essere considerata reato da parte delle persone: ad esempio, un aborto a seguito di violenza oppure una relazione omosessuale tra due persone che hanno vissuto insieme per molto tempo e ormai sono anziani. I casi di tolleranza legati alla medesima condotta aumentano nel percepito collettivo. A questo punto può accadere che anche l’ordinamento giuridico depenalizzi la condotta. Poi quel caso eccezionale, che inizialmente aveva innescato il processo di tolleranza, fa un salto qualitativo: ad un certo punto viene percepito come moralmente lecito, ma non a tal punto da farlo diventare un diritto.
Il passo successivo è il seguente. Applicando il principio di analogia si argomenta così: se X è lecito, perché non potrebbe esserlo anche Y dato che è molto simile? Se l’aborto a seguito di violenza fisica è cosa buona, perché non dovrebbe esserlo anche l’aborto a seguito di violenza psicologica? Innescato il processo analogico, questo conduce lontano e così - da caso simile a caso simile - il catalogo di condotte ritenute socialmente lecite s’incrementa sempre più. Il percepito sociale, così benevolo su queste plurime condotte, incentiva sempre più la gente ad assumere le stesse. Risultato: quella condotta, che veniva una volta scelta solo da una nicchia di persone, ora è diventata fenomeno sociale, un costume. A questo punto, gruppi organizzati chiedono al governo che venga legalizzato perché ormai molto diffuso. In questo caso può essere che il comportamento venga legalizzato in toto oppure con alcuni paletti che negli anni salteranno uno dopo l’altro. Chi si oppone verrà osteggiato, se non perseguitato. In tal modo, da una condotta considerata inaccettabile siamo arrivati a considerare inaccettabile le critiche alla stessa.
La vicenda di Daniel e Ana si inserisce tra i due passi appena indicati: tolleranza dell’eccezione (rimane un atto turpe, ma si ritiene giusto non punirlo) e accettazione morale dell’eccezione (non si tratta proprio di due fratelli o di padre e figlia, ma solo di fratellastri). Infatti, sui social i fratellastri sono stati oggetto di insulti, ma gli amici vicini a loro hanno accettato la loro scelta. Il punto di svolta che fa crollare la diga è proprio questo: l’accettazione morale anche di una sola eccezione. Perché è in quel momento che si accetta il principio sotteso alla condotta moralmente riprovevole.
Una volta accettato questo principio, lo stesso chiederà, per coerenza logica, di essere applicato in tutti i casi, pena la violazione del principio di non contraddizione. Se è moralmente accettabile l’incesto tra fratellastri, perché non dovrebbe essere tale anche per i fratelli? Se è accettato tra i fratelli, perché rifiutarlo tra genitori e figli? L’accettazione morale da parte della società poi obbliga lo Stato a ratificare questo percepito collettivo. È dunque certo che prima o poi, di questo passo, verrà legalizzato anche l’incesto.
L’incesto poi troverà una facile sponda nei criteri che hanno portato all’accettazione sociale e giuridica dell’omosessualità. Si tratta dell’applicazione del criterio di analogia prima visto, ma che interessa specie morali differenti, materie differenti. Le analogie sono molte. Si argomenta che persone dello stesso sesso si possono amare. Persone della stessa famiglia possono amarsi. Nessuno può dire che l’amore omosessuale è malato perché sarebbe discriminatorio. Nessuno può dire che l’amore incestuoso è malato perché sarebbe discriminatorio. I rapporti omosex sono leciti quando avvengono tra due persone maggiorenni e in piena libertà. I rapporti incestuosi sono leciti quando avvengono tra due persone maggiorenni e in piena libertà. Gli omosessuali sono una minoranza, quindi sono da tutelare. Gli incestuosi sono una minoranza, quindi sono da tutelare. Daniel poi afferma: “Ci siamo impegnati a mantenere quel rapporto fraterno, […] ma non lo sentiamo in quel modo... Quel sentimento fraterno non esiste. [Ana] non potevo classificarla come una sorella”.
Come nell’omosessualità, i divieti di carattere etico vengono qualificati come sovrastrutture sociali da abbattere in ragione dei propri convincimenti, dei propri percepiti, così accade anche nell’incesto: so che è mia sorella, ma non la percepisco come tale e prevale la mia certezza interiore. Parimenti: so che sono maschio, ma mi percepisco come donna. Sulla realtà prevale la volontà, il desiderio.