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Islam

In Pakistan una legge contro le conversioni forzate all’Islam sarebbe “anti-Corano”

 

Le autorità religiose hanno bocciato un disegno di legge che vieta di costringere ad abiurare le giovani cristiane rapite per farle sposare a dei musulmani

In Pakistan non accenna a diminuire il fenomeno delle adolescenti cristiane rapite per essere costrette a convertirsi all’Islam e a sposare dei musulmani. Si tratta di una duplice violazione delle leggi del paese perché l’età minima del matrimonio è 18 anni e dei minorenni non possono convertirsi ad altra religione senza il consenso del padre. Tuttavia nella maggior parte dei casi le autorità non dimostrano una reale volontà di far rispettare la legge e tutelare i diritti delle vittime. Per questo è stato presentato un disegno di legge che vieta le conversioni estorte con la forza. Ma le autorità religiose sono riuscite a fermare l’iter della legge. Il ministro dell’armonia religiosa Tahir Mehemood Ashrafi il 15 settembre l’ha definita “legge anti-Corano”: “voglio chiarire – ha dichiarato – che nessun disegno di legge può essere approvato contro gli insegnamenti del Corano perché la costituzione del Pakistan è sotto il Corano”. Contro la bocciatura della legge il Minority Caucus il 21 settembre ha indetto una conferenza stampa durante la quale è stata ribadita la necessità che vengano adottate “misure appropriate per garantire che le denunce presentate da chi subisce questo tipo di abusi siano investigate in modo imparziale e tempestivo e che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia con un processo equo”. Conversioni e matrimoni forzati “non sono ancora considerati una questione seria dallo Stato. Il governo a volte parla di questioni individuali di alto profilo, ma non affronta mai le cause alla base e tanto meno cerca di eliminarle”. A dirlo è Naveed Walter, presidente dell’ong Human Rights Focus Pakistan che il 2 settembre ha ottenuto che la polizia registrasse, con 47 giorni di ritardo, la denuncia della madre di Arushma Ejaz, una ragazza di Rabbani Colony perseguitata da Ghulam Jelani, un uomo musulmano che a luglio ha cercato di rapirla per convertirla e sposarla a forza, ha minacciato di morte i suoi fratelli, ha tentato di intimidire i suoi famigliari dicendo che li avrebbe accusati di blasfemia e tuttora la importuna.