In Brasile l'esercito gestisce anche le scuole
Con una riforma della scuola varata in gennaio, in Brasile ci sono già oltre 200 scuole "militarizzate", dotate di grandi infrastrutture e dove i ragazzi sono maggiormente controllati nell'ordine e nello studio. Positivi i primi risultati scolastici.
Alla fine di gennaio, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha varato la riforma della scuola promessa in campagna elettorale affidandola al Ministro dell’Istruzione Ricardo Rodriguez Velez. Questo teologo, filosofo e saggista conservatore è anche professore emerito della scuola di comando dello Stato maggiore dell’esercito. Velez ha attuato in buona parte il progetto “Scuola senza partito” che era stato ideato nel 2004 dall’avvocato Miguel Nagib. Dopo un iniziale entusiasmo nei settori conservatori, il progetto non era riuscito ad ottenere abbastanza voti finché il figlio di Bolsonaro, Flavio, non ha chiesto a Nagib di tracciare le linee di una proposta di legge per metterlo in pratica.
Tratto fondamentale della riforma, la separazione tra educazione (riservata alla famiglia e alla Chiesa) e l’istruzione, laica e priva di filtri ideologizzati, affidata alla scuola. La difesa della famiglia e della religione cristiana è, infatti, un punto fondamentale, non a caso si sono previsti sgravi fiscali per le scuole confessionali.
Il mezzo principale per attuare la riforma è stato l’ingresso in alcuni istituti pubblici dell’esercito e della polizia militare previsti in funzione di supporto, gestione e controllo dell’attività scolastica. Oggi arrivano i primi risultati, a quanto pare soddisfacenti per l’amministrazione del presidente nazionalista, anche se come prevedibile, corredati da critiche provenienti dagli oppositori politici.
Gli obiettivi che si era prefissi la riforma erano numerosi, tutti generalmente diretti a contrastare l’influenza marxista e la “folle ondata globalista promossa con aggressività” dai precedenti governi socialisti nel mondo scolastico.
In primis, ripristinare ordine e disciplina a scuola. I ragazzi, in uniforme, sono organizzati con ordini e gradi, indossano distintivi di merito e - esattamente come in un’accademia militare - all’occorrenza vengono sanzionati. Capelli corti per i ragazzi, raccolti per le ragazze, saluto militare e no a comportamenti sguaiati o inappropriati. Severamente proibito il fumo: l’essere sorpresi con una sigaretta può costare fino a una settimana di sospensione. Inimmaginabile qualsiasi tipo di droga; piercing, orecchini e tatuaggi completamente messi al bando. La mattina, prima di iniziare le lezioni, gli alunni eseguono alzabandiera e cantano l’inno nazionale. L’intento è quello di ripristinare il senso patrio nei giovani e la deferenza verso le Forze armate.
Poi, la tutela della lingua nazionale: i docenti sono tenuti a parlare esclusivamente il portoghese e ad evitare dialetti o idiomi minoritari. Tra questi, soprattutto il Pajuba, una specie di neolingua coniata dalle comunità omosessuali e transessuali impiegato come una sorta di linguaggio in codice. Il contrasto alle teorie genderiste è infatti totale: le lezioni tenute dai docenti sono controllate da telecamere ed è assolutamente vietato trattare simili questioni.
Il livello pratico delle scuole pubbliche gestite dai militari è tuttavia decisamente superiore: oltre alla pulizia e all’ordine, queste sono dotate di materiali e strutture educative e sportive difficilmente presenti nella media delle scuole pubbliche brasiliane. E’ pur vero che alle famiglie viene richiesto un contributo economico corrispondente a circa 30 euro al mese - e questo ha sollevato alcune polemiche circa la gratuità della scuola pubblica - ma molti genitori li versano volentieri.
La signora Texeira, che manda il proprio figlio all’istituto “Ayrton Senna”, ha dichiarato, durante un reportage di Rsi News: “Mio figlio è un altro alunno: più interessato, più responsabile, ha delle idee e dei progetti sul suo futuro, ha un senso della disciplina che prima era impossibile inculcargli”.
Gli effetti maggiori di questa riforma si sono rilevati nelle periferie degradate, dove le scuole militari hanno portato a un significativo aumento della legalità e dell’ordine. Lo stato di Goias, al centro del Brasile, è quello con il numero maggiore di scuole militarizzate, circa 61, mentre in tutto il Brasile sono 212. La tendenza è che esse aumenteranno nel paese; il governo vuole infatti istituire almeno altre 120 nuove scuole del genere nei prossimi tre anni.
Non si tratta, però, di “fucine di soldati”: meno del 10% degli alunni vuole intraprendere poi la carriera militare, per la quale avrebbe delle agevolazioni.
Naturalmente, la presenza dei militari è mal tollerata e criticata da alcuni docenti e sindacati. Il rischio che si paventa è che i militari, pur occupandosi solo di aspetti gestionali, possano intervenire sui programmi scolastici e sui temi da trattare. Molto spinosa è la questione della storia militare recente del Brasile, Alcuni professori sono stati sospesi perché avevano preso posizione contro Bolsonaro e le impostazioni delle scuole militarizzate. Esiste anche la possibilità di segnalare in forma anonima i docenti responsabili di propaganda marxista.
I risultati dell’esame Enem, la prova d’accesso per le università, mostrano però che gli studenti provenienti dagli istituti civico-militari ottengono valutazioni più alte. E’ questo l’argomento favorito dal presidente Bolsonaro che alle critiche risponde così: “Disciplina e risultati, questo è quello conta; tutto il resto sono chiacchiere inutili di quattro professori di sinistra».