Il voto in Grecia conferma: l'Europa sceglie i conservatori
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Ogniqualvolta gli elettori europei sono chiamati a votare si orientano per partiti di destra, centro-destra o democristiani. I socialisti pagano il prezzo di aver abbandonato gli operai per inseguire i "nuovi diritti". Le elezioni greche non fanno che confermare questa tendenza.
C’è una grave lacuna nell'analisi politica descritta dal Wall Street Journal di ieri: non è solo il sud Europa a spostarsi verso la destra o le destre, sono gli elettori dei Paesi dell’intero continente europeo a farlo; e cercano nelle destre e nei conservatori, talvolta democristiani, un futuro di prosperità, libertà, tutela dei valori cristiani e benessere. Né i conservatori né le destre sono però tutti uguali e nemmeno le coalizioni di centro-destra: si va dai cattolici che praticano i valori non negoziabili a quelli più fluidi o rassegnati al male minore per arrivare fino alle destre paganeggianti.
L’unico minimo comun denominatore in tutti i Paesi europei è la fine del socialismo, frutto dell’abbandono da parte delle leadership delle battaglie per gli operai per sostituirle con gli slogan a favore di privilegi abortisti, elitari e LGBTI. Le due eccezioni socialiste di successo – nella Danimarca di Mette Frederiksen e nella Slovacchia di Robert Fico e del suo partito Smer –, sono dovute alla scelta di questi leader e partiti di abbracciare con forza le battaglie tradizionalmente conservatrici contro l'immigrazionismo e a favore della sicurezza interna.
Lo abbiamo descritto negli ultimi anni: ogniqualvolta i cittadini sono stati chiamati a votare per il rinnovo dei propri parlamenti nazionali, l’espressione maggioritaria del voto è andata a favore di partiti conservatori e di destra, una tendenza confermata anche alle urne (per la seconda volta in pochi mesi) in Grecia e da ciò che è accaduto in Germania domenica scorsa. La tendenza è confermata inoltre da tutti i sondaggi, ad un mese dalle elezioni parlamentari, anche in Spagna e che, le scorse settimane, ha visto decollare anche il neo-governo di centro-destra finlandese.
Proprio in Spagna, dopo l’en plein alle elezioni regionali da noi raccontato, a cui sono seguiti accordi di governo tra i Popolari e Vox, ora sono tutte le indagini demoscopiche a dare la certezza di una maggioranza assoluta tra questi due partiti in Parlamento e al governo. Il voto in Spagna si terrà il 23 luglio e, finora, mentre la destra di Vox mostra con fermezza la sua volontà di voler ricostituire il rispetto di valori e libertà cristiane, imbracciando anche slogan anti-aborto, LGBTI, eutanasia, dall’altro i Popolari spagnoli parlano all’elettorato moderato che pretende maggior rispetto e tutela per le libertà economiche e chiede un governo forte nel proporre ed attuare politiche di sviluppo per le famiglie, le imprese e l’intero il Paese.
L’emergente leader dei Popolari spagnoli, quell’Isabel Diaz Ayuso che a Madrid lo scorso 28 maggio ha ottenuto una maggioranza assoluta e governa senza alcun bisogno di alleanze con Vox, è la prima ad auspicare ciò che tutti attendono, una solida alleanza nazionale tra PP e Vox per il governo del paese, ipotesi temuta da tutta la nomenclatura ed i mass media socialisti e liberali europei. A fronte di una ben combinata e possibile coalizione in Spagna, elettoralmente coesa sul piano dei valori, nella convinzione di abolire leggi incivili ed ingiuste della sinistra e di intraprendere politiche pro life e pro family, il voto di domenica in Germania e Grecia ci fornisce un quadro leggermente diverso.
Ad Atene, dopo la schiacciante vittoria del 22 maggio, il nuovo voto del 25 giugno consente al partito dei conservatori di Kyriakos Mitsotakis di ottenere, con oltre il 40% dei voti, la maggioranza assoluta in Parlamento, anche grazie alla nuova legge che attribuisce un premio di maggioranza al partito con più voti. La sinistra radicale di Syriza, al governo dal 2015 al 2019, si attesta intorno al 20%, più indietro i socialisti (Pasok), i comunisti e le nuove destre nazionaliste, eredi del fuorilegge Alba Dorata: Soluzione Ellenica (12 seggi) e gli Spartani (12 seggi) entrano in Parlamento per la prima volta, insieme al partito ortodosso cristiano Nikki con 10 seggi. Kyriakos Mitsotakis ed il suo partito della Néa Dimokratía, al governo dal 2019, si sono concentrati sinora su ripresa economica, stimoli per la creazione di nuovi posti di lavoro e ricostruzione di dignitose relazioni estere.
In questo nuovo mandato, con una maggioranza assoluta di 157 seggi su 300, dovrà necessariamente promuovere con impegno alcune riforme strutturali e anche valori e politiche a favore della natalità, della famiglia e delle libertà sociali ed educative (il tasso di decrescita demografica è del 2,5% per ogni anno dal 2019 ad oggi). È chiaro che sulle riforme sociali, incluse restrizioni e/o abolizioni di matrimoni e adozioni LGBTI, introdotte dai governi di sinistra insieme alle possibili restrizioni dell’aborto, il Partito ortodosso cristiano di Nikki potrà affiancarsi alla maggioranza di Néa Dimokratía e sostenere il governo Mitsotakis.
Ancora diversa la destra tedesca di Alternative für Deutschland che, con un 17-19% nei sondaggi, è data in gran vantaggio da settimane nei confronti dei Socialisti oggi al governo (con Liberali e Verdi) e, in alcuni Lander, anche nei confronti dei democristiani di Cdu/Csu (Unione cristiano-democratica/Unione cristiano-sociale).
Proprio domenica 25 giugno, Robert Sesselmann dell'AfD è stato eletto amministratore distrettuale di Sonneberg con il 52% dei suffragi, nella regione federale della Turingia, diventando così il primo candidato di un partito di destra ad ottenere una carica locale di alto livello in Germania. Il candidato avversario, della Cdu, era sostenuto da tutti gli altri partiti tedeschi, dalla sinistra di Linke ai Liberali. Ad oggi, la coalizione Cdu/Csu non vuole allearsi con l’Afd, nonostante molti degli elettori e quadri dirigenti del partito di destra provengano dalle fila democristiane. Per certo moltissimi leader della Afd sono e si battono per i valori cristiani della vita, della famiglia e della libertà di educazione, e tutti sono contrari al centralismo europeo e alle politiche immigrazioniste di Bruxelles.
In Germania si voterà per il rinnovo di Parlamento e Governo nel 2025, ne passerà di acqua sotto i ponti e certamente i risultati delle elezioni polacche del prossimo autunno (dove i Popolari e le sinistre sono coalizzate contro i conservatori cristiani) e quelli delle elezioni europee del 9 giugno 2024, influiranno sui rapporti interni tra i diversi partiti popolar-conservatori e le differenti destre in tutta l’Europa.