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Il libro

Il transumanesimo, un’ideologia anticristiana

Guidare la società verso una condizione “post-umana”, rendendo l’uomo immortale attraverso le tecnologie. Questo il fine del transumanesimo, nuovo culto scientista. Un libro di Gianluca Marletta ne ricostruisce le origini, indicando alcuni strumenti per contrastarlo.

Cultura 21_08_2024

“Transumanesimo” è un termine sempre più presente nei dibattiti culturali e scientifici. Molte voci lo presentano in modo positivo, sottolineando come l'uso delle nuove scoperte tecnologiche potrebbe modificare quegli aspetti della condizione umana considerati come “indesiderabili”, in particolare la malattia, l’invecchiamento, il dolore e la morte.

Il  significato del termine “transumanesimo” fu delineato in modo sistematico dal biologo, genetista e scrittore inglese Julian Huxley, fratello del più noto Aldous Huxley, autore del più inquietante romanzo distopico mai scritto, The Brave New World (Il mondo nuovo), dove si rappresenta un terribile totalitarismo che controlla capillarmente le menti e le coscienze degli uomini, attraverso mezzi di persuasione realizzati attraverso la comunicazione e attraverso farmaci, nuove potenti droghe che condizionano i comportamenti.

Julian Huxley introduce il termine transumanesimo nel testo pubblicato nel 1957 col titolo New Bottles for New Wine, un chiaro riferimento al Vangelo da parte di un autore esponente dello scientismo ateo. Una parodia voluta. Ma il termine era in realtà mutuato da un’opera di un suo amico, il gesuita in odore di eresia Pierre Teilhard de Chardin, che l’aveva creato e utilizzato in un suo testo del 1949, The Future of Man.  Nell'originaria accezione di Huxley, transumanesimo indica l'uomo che rimane umano, ma che trascende sé stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana, collocandolo in uno scenario di emancipazione dell'umanità in cui quest'ultima assume consapevolmente il compito di guidare il generale processo evolutivo. È il ritorno, ancora una volta, del mito di Prometeo, che si accompagna a quello di Gaia, l’antica divinità greca che viene identificata con la Terra, un organismo vivo e vivente, e per qualcuno una sorta di dea cui rendere culto.

Il termine transumanesimo ha poi avuto un’evoluzione e molti sono i pensatori di questa corrente, ma in sintesi rappresenta il tentativo di guidare la società verso una condizione “post-umana”.

Per approfondire la storia e il pensiero di questo fenomeno, è nelle librerie il volume Transumanesimo. Maschera e volto della post-umanità (Cinabro Edizioni) di Gianluca Marletta, studioso di antropologia culturale. Il libro ci mostra come questa ideologia sia la più pericolosa mai concepita, perché nel corso dei secoli sono state molte le filosofie concepite per modificare le società umane, mentre in questo caso si vuole cambiare l’uomo stesso.

Marletta, studioso di tematiche sociologiche e religiose, non solo ricostruisce la dinamica del transumanesimo, risalendo alle ideologie che lo hanno ispirato e diffuso, ma offre, dopo analisi attente, ipotesi realistiche per contrastare questo fenomeno facendo riferimento alle idee e alla visione del mondo della tradizione.

Il transumanesimo è una sorta di culto che – nell’ambito della più vasta visione del progressismo – vuole cambiare, con aspirazioni prometeiche, la società. Per alcuni transumanisti, mediante il prolungamento artificiale della vita, tramite l’ingegneria genetica, gli xenotrapianti, innestando dentro di noi le nanotecnologie e i microchip per gli interventi intracellulari e per la riparazione di ogni danno fisico, tramite l’intelligenza artificiale e il riversamento della memoria del soggetto in supporti informatici indistruttibili, presto o tardi riusciremo non solo a debellare qualsiasi difettosità cognitiva, la fragilità fisica, la malattia e l’invecchiamento, ma si giungerà infine a sconfiggere la morte, che è il maggiore intralcio alle aspirazioni e all’interminabilità del benessere. Ecco allora che il transumanesimo risale alla seduzione primordiale, quella che Satana compie nei confronti della prima donna e del primo uomo: «Sarete come Dio». Conseguire l’immortalità terrena vorrebbe dire sbarazzarsi definitivamente del cristianesimo.

Per il transumanesimo, la condizione di immortalità dovrà essere connotata da un’eterna giovinezza o almeno da una sconfitta della vecchiaia e da una felicità assoluta, altrimenti l’immortalità rischierebbe facilmente di essere una vecchiaia infinita e una noia interminabile. Non basta essere immortali: occorre anche la garanzia che la stessa tecnica onnipotente assicuri anche la felicità. Dunque la costruzione tecnologica dell’immortalità mira ad una felicità transumana coincidente con la massimizzazione del benessere-piacere, e consisterà in una sommatoria quantitativamente illimitata di piaceri. In questo “paradiso terreno”, i termini bene e male non avranno più lo stesso significato che hanno avuto per oltre 2000 anni.