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ORA DI DOTTRINA / 62 - IL SUPPLEMENTO

Il seducente contro-cristianesimo

L'«impostura anti-cristica» con cui la Chiesa deve fare i conti e di cui parla il Catechismo è spiegata nel libro dell'Apocalisse, che ci presenta la trama della storia come scontro drammatico tra la Donna e il drago. 

Catechismo 26_03_2023
La Donna e il drago

Nell’ultimo supplemento abbiamo introdotto il tema dell’ultima grande prova che la Chiesa dovrà affrontare. O, molto probabilmente, sta già affrontando. Il Catechismo, in particolare, inquadra questa grande oscurità come espressione della «impostura anti-cristica». Ma da dove trae il Catechismo questo insegnamento?

I capitoli centrali del libro dell’Apocalisse ci vengono in aiuto, per leggere la storia non dal punto di vista della storiografia moderna, ma da quello – tanto dimenticato – della teologia della storia. La Rivelazione ha molto da dire sul senso della storia e getta luce più che sufficiente per capire i tempi in cui viviamo. I famosi “segni dei tempi”, di cui tanto si straparla per supportare ogni assurdità ed empietà, non possono essere autenticamente compresi secondo le categorie della scienza umana, ma solo a partire da quanto Dio stesso ci ha consegnato nella Rivelazione. Senza questa luce, la storia appare miseramente come un intreccio ingarbugliato e caotico di eventi socio-politici, militari, economici e culturali. Nulla di più.

Invece, la grande trama della storia è lo scontro drammatico tra la Donna e il drago. Ma il drago non si presenta agli uomini con il consueto “costume” carnevalesco che lo ritrae con le corna, la coda e il forcone. A ben vedere, il drago non si presenta affatto direttamente. Egli manda avanti, per così dire, due sue “creature”, ossia la bestia che sale dalla terra e quella che sale dal mare. Quando si leggono questi capitoli in modo approfondito, ci si rende conto che il drago architetta un vero e proprio Cristianesimo rovesciato o un contro-Cristianesimo, capace di sedurre tutti gli uomini.

Le verità centrali e “originali” del Cristianesimo riguardano la Trinità divina, la realtà della Chiesa e i sacramenti, in particolare il Battesimo. Il Padre è il generante non generato, che genera il Figlio come sua perfetta immagine; questo Figlio si incarna e unisce a sé l’umanità. Da entrambi, come da un unico principio, procede lo Spirito Santo, il quale, come diciamo nel Credo, «è Signore e dà la vita», e prende ciò che è del Figlio per annunciarlo (cf. Gv 16, 14-15). Come corpo mistico del Figlio vivificato dallo Spirito troviamo la Chiesa, della quale si diventa membra per mezzo del Battesimo, che imprime quel carattere che ci incorpora appunto a Cristo nella Chiesa.

Attenzione ora al capitolo 13 dell’Apocalisse. Se si pone attenzione all’ultimo versetto del capitolo precedente, si vede che il drago si ferma «sulla spiaggia del mare» (12, 18). Egli non compare nella scena di questo mondo. E, scimmiottando Dio, si rivela solo attraverso il “figlio” da lui generato e uguale a lui, perché entrambi hanno dieci corna e sette teste (cf. Ap 12, 3; 13, 1). È attraverso la Bestia che sale dal mare che il drago si rende visibile nel mondo, analogamente a come il Padre si rende visibile solo nel Figlio incarnatosi. E parimenti, si va al drago per mezzo della bestia, similmente a come si va al Padre solo per mezzo del Figlio.

Ma cos’è questa bestia? Essa riassume in sé le caratteristiche delle quattro bestie di Daniele (Dn 7, 3-7), che indicano i quattro imperi antichi. L’Apocalisse, spiega il gesuita Ugo Vanni, «riprende l’immagine, ma la concentra in un’unica bestia la quale esprime, così, una potenza spaventosa che si attua sia a livello storico che politico» (Apocalisse di Giovanni, II, 470).

La seconda bestia, quella che sale dalla terra (cf. Ap 13, 11), conduce gli uomini, seducendoli, ad adorare la prima. Essa è tutta relativa alla prima bestia, così come questa è relativa al drago. La seconda bestia vivifica l’immagine della prima, immagine che tutti gli abitanti della terra si sono costruiti (cf. 13, 14-15), quasi una sorta di icona viva e parlante, fondamentale per portare gli uomini all’adorazione della bestia (che sia un’allusione ai mass-media?). La sua caratteristica sta inoltre nel presentarsi con le sembianze dell’Agnello (due corna), ma di parlare come il drago (cf. 13, 11); tutta la sua forza è dunque nella lingua, nella sua capacità di seduzione, per portare tutti gli uomini ad adorare la prima bestia e, in essa, il drago. Come afferma ancora Ugo Vanni, «la seconda bestia parla in funzione del drago, dunque porta il demoniaco a contatto diretto con gli uomini e le loro strutture» (Ib., 477). È in sostanza il profeta del nuovo umanesimo senza Cristo, o con Cristo accomodato tra gli invitati, uno come gli altri, che con il soffio della sua parola dà un’apparenza di anima ad un sistema sterile e senza vita.

È dunque molto chiaro che si tratta qui di una “trinità rovesciata”. Ma non è tutto. Questa triade maligna ha anche il suo “corpo mistico”: Babilonia, la «grande prostituta», seduta sulla bestia scarlatta (il drago) (cf. Ap 17, 1-6). Babilonia è la comunità di chi adora il drago, per mezzo della prima Bestia, nell’unità della seconda; è la contro-chiesa. San Giovanni ci fa comprendere con efficacia che Satana viene adorato non direttamente, ma per mezzo del sistema politico iniquo anti-cristiano, al quale si aderisce mediante il pensiero unico; un’adesione a “verità” che esigono l’atteggiamento di una fede incondizionata.
L’Apocalisse ci rivela il grande inganno: l’adesione al nuovo umanesimo, al pensiero unico, non è solo una questione di opinioni personali: è adesione al sistema della triade iniqua. Così come tramite la fede soprannaturale si aderisce alla SS. Trinità, parallelamente, l’adesione di “fede” al pensiero propagato dalla seconda bestia è adesione alla prima bestia e al drago..

L’adesione alla seconda Bestia e l’incorporazione a Babilonia, avviene, in modo speculare al Cristianesimo, per mezzo di un “sacramento” che imprime il carattere. È il famoso marchio (káragma) che viene impresso sulla destra o sulla fronte, per poter comprare o vendere (cf. Ap 13, 16-18). «L’impronta sulla mano destra – spiega Vanni – si riferisce alle attività […], che risultano pertanto condizionate e guidate da questo legame. Coloro che l’hanno ricevuta agiranno secondo gli scopi della prima bestia e attueranno fattivamente il messaggio da essa espresso. L’impronta sulla fronte, invece, indica un’appartenenza progressiva di tutta la persona alla sfera della prima bestia: coloro che la ricevono le assomiglieranno e ne condivideranno i principi» (Ib. 485).

Ma cosa significa questo famoso marchio, il seicentosessantasei? Proveremo a capirlo la prossima settimana.