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LA MANICA CHIUSA

Il Regno Unito ferma l'immigrazione illegale. Mai più sbarchi dalla Francia

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Giro di vite sull'immigrazione illegale nel Regno Unito. Chi arriva sulle coste inglesi senza documenti, a partire dal 7 marzo, sarà respinto, salvo sia minorenne o versi in gravi condizioni fisiche. Gli adulti sani non avranno possibilità di chiedere asilo e non potranno tornare in futuro. L'opposizione attacca, ma il diritto internazionale dà ragione al governo Sunak. 

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Esteri 08_03_2023
Dover

Le richieste di asilo degli emigranti irregolari che sbarcano nel Regno Unito attraversando il canale della Manica a bordo di piccole imbarcazioni non saranno più accettate. Lo prevede una legge provvisoriamente chiamata “sulla migrazione illegale” che entrerà in vigore tra alcuni mesi, ma che sarà retroattiva e si applicherà a tutti gli emigranti privi di documenti arrivati a partire da martedì 7 marzo, con l’eccezione dei minori di 18 anni e delle persone in gravi condizioni fisiche. Fermati e senza possibilità di chiedere asilo, sarà compito del ministro dell’interno trasferirli “non appena ragionevolmente possibile” in Rwanda o in un altro Stato terzo sicuro e non sarà loro consentito tornare in Gran Bretagna o chiedere asilo in futuro.

Il primo ministro Rishi Sunak in un comunicato pubblicato su The Sun ha spiegato che le intenzioni del governo britannico sono chiare: intende allontanare prontamente chi arriva in maniera illegale e combattere i contrabbandieri di persone. “Il Regno Unito ha una tradizione di accoglienza di chi è in difficoltà di cui va fiero – ha dichiarato il premier – i nuovi provvedimenti rendono giustizia ai cittadini britannici e a coloro che hanno diritto a chiedere asilo”. “L’immigrazione illegale è scorretta e ingiusta nei confronti dei contribuenti britannici, è scorretta e ingiusta nei confronti di chi viene qui legalmente. Inoltre non è giusto che sia consentito alle organizzazioni criminali di continuare il loro commercio immorale – ha dichiarato a sua volta il ministro dell’interno Suella Braverman illustrando la legge – sono determinata a mantenere la mia promessa di fermare le imbarcazioni. Quindi sia chiaro, chi arriva illegalmente non potrà restare”.

La situazione ingiusta che offende ed esaspera gli inglesi è il flusso incessante di persone senza documenti che, partendo dalla Francia, sbarcano sulle coste inglesi e chiedono asilo, nella maggior parte dei casi senza aver titolo per ottenerlo. È la stessa situazione a cui deve far fronte l’Italia con numeri, e quindi problemi, ancora maggiori. Nel 2022 sono riusciti ad attraversare la Manica circa 45mila emigranti illegali. In Italia ne sono sbarcati più di 105mila, senza contare gli arrivi da est via terra.

Dall’inizio del 2023 gli arrivi nel Regno Unito sono già 2.950. Il ministro Braverman, intervistato da The Sun, ha aggiunto: “la misura è colma. Gli inglesi vogliono che si metta la parola fine. Sono stanchi di tante parole e azioni inadeguate. Dobbiamo fermare le imbarcazioni. È per questo che il primo ministro ed io abbiamo lavorato a tempo pieno per proporre leggi necessarie ed efficaci che risolveranno questo problema, una volta per tutte”.

Critiche e attacchi alla legge non mancano. Il leader del partito laburista, sir Keir Starmer, ha osservato che bisogna in effetti agire, ma l’unico modo efficace è colpire le organizzazioni criminali. I Liberal Democratici giudicano i provvedimenti immorali e del tutto inefficaci. Violano le norme internazionali e in particolare – ha osservato il presidente del Refugge Council, Enver Solomon – “interrompono il nostro lungo impegno  nell’ambito della Convenzione di Ginevra per dare il meritato ascolto a chi raggiunge le nostre  sponde, a prescindere dalla via seguita per arrivare”.

Sbagliano tutti e il primo ministro Sunak spiega perché. La Convenzione di Ginevra sui rifugiati, e le leggi internazionali che ne tutelano i principi,  dispongono che “uno Stato non possa intraprendere sanzioni penali a motivo della sua entrata o del suo soggiorno illegale contro un rifugiato che proviene direttamente da un territorio in cui la sua vita o la sua libertà erano minacciate, a condizione che si presenti senza indugio alle autorità e giustifichi con motivi validi il proprio ingresso o il proprio soggiorno irregolare (articolo 31); e vieta di espellere e respingere “un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche” (articolo 33).

Ma le persone “che arrivano nel Regno Unito su piccole imbarcazioni non provengono direttamente da paesi in guerra o in cui la loro vita era seriamente minacciata – afferma il primo ministro Sunak – al contrario, hanno attraversato e hanno soggiornato in paesi europei del tutto sicuri, prima di attraversare la Manica. Questo fa torto e reca danno a chi invece arriva legalmente. È ora di finirla”.

Il ministro ha ragione. Se l’urgenza reale è cercare scampo a violenze e morte, la Francia è al di là di ogni dubbio un paese sicuro (e neanche il primo raggiunto lasciando il paese di origine) nel quale ogni rifugiato ha l’opportunità di chiedere asilo e ottenerlo, se la richiesta è motivata.  

Un’altra critica formulata in questi giorni riguarda il fatto che, salvo chi fugge da Afghanistan e Ucraina, paesi per i quali sono previsti specifici programmi di accoglienza, attualmente non esistono vie sicure e legali per le persone che chiedono asilo nel Regno Unito.

Di nuovo è sbagliato. Innanzi tutto, un profugo chiede asilo non in un paese specifico, ma nel primo paese in cui riesce a entrare (ed è quello che in effetti fanno quasi tutte le persone che cercano la salvezza, espatriando). Poi, tra le funzioni dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) c’è quella di assistere legalmente i richiedenti asilo e i rifugiati che vorrebbero trasferirsi in un terzo stato (perché ad esempio hanno già dei famigliari sui quali possono contare per i primi tempi, in attesa di trovare lavoro). Le vie sicure e legali esistono, le può e deve fornire l’Unhcr. Se non vi possono accedere tutti, allora la via corretta, per tutti, è verificare e far sì che l’Unhcr disponga di risorse sufficienti a svolgere meglio anche questa funzione e che lo faccia bene.