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Il paese dei balocchi in Vaticano, dove Gesù non attrae

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Alla Giornata Mondiale dei Bambini col Papa si vedrà di tutto: dai cantanti vintage Albano e Orietta Berti alle discusse campagne Unicef; dagli influencer a Benigni fino al solito immigrazionismo. L'unico che manca è Gesù, con la sua attrattiva. ll solito copione per inseguire il mondo.  

Editoriali 24_05_2024

Due cose non si devono fare coi bambini: trattarli da troppo grandi o considerarli troppo piccoli. In mezzo a questi due estremi c’è una varietà di offerte che l’educazione e il buon senso possono declinare in vario modo. Il Vaticano è riuscito in un colpo solo, anzi in una due giorni sola, a toccare i due estremi, cioè trattarli da grandi e considerarli dei bambini in grado di non capire certe cose.

Scorrendo il programma degli eventi e degli ospiti della Giornata Mondiale dei Bambini che si svolgerà tra Stadio Olimpico e piazza San Pietro domani e domenica, la domanda che tutti dovrebbero porsi è: ma voi, vostro figlio, ce lo mandereste a un incontro così?

Non per la presenza del Papa, ci mancherebbe, che parlerà ai bambini invitati, fascia 5-12 anni sia sabato che domenica, nel corso della Messa e che speriamo parli - almeno lui – di quel Gesù Cristo così assente dai numerosi ospiti invitati per allietare il pomeriggio dei bambini.

Ma il fatto è che questi mega eventi, se declinati al mondo giovanile (qui abbiamo i bambini, ma lo stesso lo abbiamo visto con i giovani in occasione della performance di Blanco) sono costruiti per proiettare su di loro nell’ordine: le aspettative dei grandi, la loro visione del mondo e i valori di un mondo annacquato dove il contesto cattolico non riesce ad essere una proposta originale, ma deve scimmiottare quel mondo a cui, gli adulti, restano appiccicati. Come The voice kids, il talent di Rai 1 rivolto ai più piccoli. O youtuber come Ninna e Matti, l'immancabile Coro dell'Antoniano, Carolina Benvenga, volto di Rai Yo Yo. Tutti accomunati, guarda caso, dallo stesso agente. Della serie: guardate loro e sarete raggianti. Volti noti e meno noti dell'intrattenimento televisivo for kids portati a modello. Tutto qui? 

La proposta cristiana, quella vera, quella che dovrebbe far infiammare i cuori resta sempre sullo sfondo, annacquata, ammorbidita, velata da un vago umanitarismo di fondo fatto di buoni sentimenti, pace, solidarietà. Insomma, tutto il corollario delle parole buone dei tempi moderni con un afflato vago di spiritualità.

No, concluderebbe che il proprio figlio non glielo manderebbe e non tanto per la presenza che più ha fatto notizia, quella di Roberto Benigni, che parlerà domenica dopo la recita del Regina Coeli (che poi: qualcuno avverta i responsabili che, non essendoci più l’Ottava di Pentecoste, siamo tornati al più tradizionale Angelus). Il Papa gli ha ceduto persino la tribuna oratoriale. Cosa vuoi mai, sono lontani i tempi di “Woytilaccio” e le irriverenze al limite della bestemmia di Benigni. Oggi, col successo che ha avuto e la ripulita istituzionale (un Oscar, gli elogi dei presidenti della Repubblica), forse non farà danni, ma che proposta cristiana potrà mai annunciare?

Testimoni. Ecco, il punto è che di questa Chiesa che invece dei testimoni di Cristo, dei santi da proporre come via aurea, cerca gli influencer, i cantanti, i personaggi televisivi, i bambini non sanno che farsene perché il mondo, gli stessi influencer, gli stessi cantanti, gli stessi personaggi televisivi (Ah, guarda caso, l’evento sarà presentato da Carlo Conti, fresco fresco di nomina Sanremese) i bambini ce li hanno già in originale a casa loro.

Qualche esempio? 

Come si fa a pensare che Renato Zero, Albano, Orietta Berti e Lino Banfi possano suscitare un minimo interesse in bambini di 5 o 7 anni? Non per loro, per carità, ma la loro presenza fa pensare che il target a cui hanno in mente i prelati che hanno organizzato il tutto sia il loro, non quello dei bambini. Sennò non avrebbero invitato Roberto Carlos (il calciatore, non il cantante) a patto di non raccontare di quanto il suo divino sinistro a Francia 98 abbia fatto emozionare noi boomer. 

Certo, male non faranno, ma vuoi mettere la presenza di Catherine M. Russel che parlerà ai bambini? Chi è? Semplice: è direttore esecutivo di Unicef, che non è un’agenzia propriamente neutra e decisamente non può essere definita una realtà che porta avanti i valori cristiani, se è vero, come è vero, che oltre alle sue campagne per la fame nel mondo, ha aggiunto anche delle attenzioni speciali verso l’aborto e la pornografia che dovrebbero far riflettere un po’ di più il Cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero pontificio della Cultura e l’educazione e che è il gran commis della due giorni papale.

Non mancheranno presenze discutibili, che sembrano essere lì più per rispondere ad una precisa agenda che ad un’esigenza evangelizzatrice: la presenza di Matteo Garrone, regista del pluripremiato Io Capitano, che cos’è se non un tentativo di illustrare ai bambini l’emergenza immigrazionista secondo l’approccio che ormai conosciamo bene? Certo, ci saranno anche bambini profughi da Gaza, dall’Afganistan, dalla Siria, dal Congo, ma solo perché questa è l’occasione alla Comunità di Sant’Egidio di illustrare la sua politica dei corridoi umanitari. Non proprio un tema adatto ai bambini.

«Vogliamo guardare il mondo con gli occhi dei bambini, che sono la speranza dei popoli, il loro futuro», dice padre Enzo Fortunato, coordinatore dell’evento. Sicuri? Ma Gesù? Com’è? Dov’è che diventa davvero attrattivo? E poi semmai il problema non devono essere gli adulti a guardare il mondo con gli occhi dei bambini, ma i bambini a guardare il mondo con gli occhi di Dio, non certo dei grandi. 

Eppure, come si fa a guardare il mondo con gli occhi dei bambini se tra le varie guest star ci sarà anche un’esibizione del Circ du soleil, non propriamente un Circo Togni, piuttosto una sofisticata esibizione non adatta ai bambini? Un paese dei balocchi, troppo grande per dei bambini di 6 anni, troppo piccolo per l’esigente proposta cristiana.