Il fascino del sacerdozio nelle omelie del cardinale Biffi
In 75 omelie inedite, ora raccolte nel volume Il fascino del sacerdozio, il compianto cardinale e arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, approfondisce il valore ineffabile del sacramento dell’Ordine.
«Cristo (cioè il Consacrato con l’unzione) è l’uomo che lo Spirito Santo ha dal primo istante colmato di vita divina: è il capo sacerdotale sul quale dall’oceano della divinità è traboccato l’olio di esultanza, tanto copiosamente da riversarsi su tutto il corpo che è a lui misticamente congiunto. Il Signore pietosamente ci prende, ci consacra, ci dà un’appartenenza e un valore, ci segna con il suo sigillo che ci sottrae alla tirannia delle cose e alla volubilità degli accadimenti». Con queste parole il compianto cardinale e arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi (1928-2015), medita sul mistero dell’Ordine sacro nel volume Il fascino del sacerdozio (ESD 2024, pp. 352), che raccoglie 75 omelie inedite da lui pronunciate in occasione della Messa crismale del Giovedì Santo e delle ordinazioni sacerdotali.
«Lo Spirito su di lui discende copioso proprio per traboccare e riversarsi sugli uomini, proprio per poter essere donato alle creature e rinnovarle. Questa sua immanenza ineffabile nell’umanità del Figlio di Dio costituisce una consacrazione e fonda un sacerdozio. Diventa il pontefice dell’universo, la reale e infrangibile connessione tra il cielo e la terra, quasi il cuore pulsante che propaga nell’umanità la vita divina. Il crisma raffigura e avvera questa santificazione mirabile che dal capo discende a consacrare tutte le membra», prosegue il cardinale in un’altra delle sue meditazioni sempre attuali sui regali che Dio continuamente elargisce.
Infatti, «le unzioni che si ripetono nei diversi sacramenti offrono una percezione visibile dell’opera della grazia. Attraverso questi gesti significanti ed efficaci si fa quasi leggibile agli occhi di tutta la comunità ecclesiale il nostro progressivo addentramento nella realtà arcana e salvifica di Cristo e la crescente assimilazione dei singoli credenti al Consacrato per eccellenza», evidenzia ancora Biffi. Il sacro crisma ricorda che «ogni discepolo di Cristo è associato alla dignità regale, sacerdotale e profetica del suo Signore e che la Chiesa è aliena da ogni sudditanza ai poteri mondani». Relativamente all’olio dei catecumeni, che insieme al Santo Crisma e all’olio degli infermi viene benedetto durante la Messa crismale del Giovedì Santo, il cardinale sottolinea che «è il segno del vigore spirituale che ci è dato perché possiamo combattere vittoriosamente il demonio, l’irriducibile nostro nemico».
Rispetto al legame profondo tra i due grandi doni di Cristo durante l’Ultima Cena, il Pane degli angeli e il sacerdozio, Biffi rileva acutamente che «l’Eucaristia è la ragione principale del nostro sacerdozio. Noi siamo ordinati soprattutto perché non manchi mai nelle nostre comunità la grande ricchezza del “Corpo dato” e del “Sangue versato”, cuore e alimento di tutta la vita ecclesiale». Di qui la grandezza del sacerdozio ministeriale, che risiede «nel fatto che in esso si rende nuovamente visibile e prosegue nella sua presenza salvifica colui che è l’unico sacerdote della nuova alleanza. Tutto il fascino del sacerdozio ministeriale promana dal fatto che per esso un uomo non è più soltanto se stesso, ma diventa anche l’immagine viva e attiva del Figlio di Dio crocifisso e risorto, che continua a illuminare, a santificare, a guidare i suoi fratelli».
Biffi invita perciò i sacerdoti a coltivare un cuore misericordioso, ossia a «non stupirsi mai delle debolezze umane, ad aver pazienza con chi sembra ostinarsi nel male; a non arrendersi di fronte alle ripetute delusioni pastorali»; ad ascoltare con avidità la Parola; a «offrire instancabilmente i mezzi della grazia e a ravvivare la vita di carità» nella fedele e totale donazione di sé e del proprio tempo a vantaggio del popolo di Dio, «annunciando il Vangelo in tutta la sua verità, in tutta la sua bellezza, in tutte le sue forti esigenze» perché la sua testimonianza non sia mai «frammentaria, unilaterale, attenuata». In particolare egli raccomanda ai sacerdoti di «fondere la propria voce con la Sua voce e assaporare la sovraumana bellezza» della Liturgia delle Ore per fare della propria vita un cantico di lode al Padre ed essere così «trasparenza nitida di Cristo».
Il cardinale augura ai novelli presbiteri che «il vostro assillo sia la salvezza di tutti», nella ferma consapevolezza che «la connessione con Lui è il segreto della vostra fecondità».