Il Crocifisso che parlò a santa Brigida
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Nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura si trova il Crocifisso ligneo che parlò alla santa svedese, esortandola a continuare il progetto di fondare un nuovo ordine, quello del Santissimo Salvatore.
Lui ti guarda. Tu lo guardi. È lì, in quella sua sofferenza regale, dignitosa, non angosciosa. È il famoso crocifisso venerato da Brigida di Svezia (1303-1373), santa di cui oggi ricorre la memoria liturgica. È un crocifisso particolare quello conservato nella cappella del Santissimo Sacramento della basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Il silenzio che si vive in questa maestosa basilica papale difficilmente può essere vissuto in altre grandi basiliche popolate da turisti che non sempre mostrano rispetto per il luogo in cui si trovano. Qui, invece, sembra che il tempo si sia fermato e il silenzio regna sovrano. Diviene, dunque, quasi naturale immaginare la santa di fronte a tale crocifisso, di attribuzione incerta (c’è chi lo attribuisce a Pietro Cavallini, chi a Tino di Camaino o ad artista ignoto).
Di chi fosse l’opera, probabilmente, poco poteva interessare alla santa svedese. Ma che fosse un crocifisso custodito nel luogo dove era stato sepolto l’Apostolo delle genti, san Paolo, certamente sì, le interessava. Per comprendere quanto potesse esserle a cuore questo luogo, dobbiamo immergerci nella toponomastica della Città Eterna dell’epoca. Siamo nel 1350. Santa Brigida, assieme alla figlia Caterina, santa anche lei, alloggiava a Piazza Farnese, in pieno centro. «Nella casa di Brigida i giorni scorrono uguali. Si conduce una severa esistenza, una vita di convento, fatta di preghiera, digiuni e penitenza. (...) Dopo le preghiere del mattino, Brigida abitualmente si confessava, e poi iniziava il grande pellegrinaggio alle chiese della città, pregando nei luoghi santi. Solo verso l’ora nona tornava a casa» (Santa Caterina di Vadstena, a cura della Casa Generalizia dell’Ordine del Santissimo Salvatore, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1981). Le chiese a cui si fa riferimento sono nel centro di Roma, non tanto lontane dalla casa di santa Brigida. Ma fra i pellegrinaggi romani non c’è spazio solo per le chiese vicine, anzi: molte erano poste fuori dalle mura medievali della città. Questi luoghi di culto potevano essere raggiunti solo per vie solitarie, molto spesso impervie e soprattutto poco sicure. Luoghi lontani, dunque. Luoghi sperduti, in quella che allora era la campagna romana. Ma era a queste chiese che santa Brigida teneva molto: erano i luoghi dove riposavano i resti mortali di alcuni dei primi martiri cristiani, come san Lorenzo, san Sebastiano e appunto, prima ancora, san Paolo. Fu proprio in uno di questi pellegrinaggi che la santa svedese scoprì l’importante crocifisso.
Tra il Cristo crocifisso e santa Brigida vi era un intimo dialogo iniziato già da diverso tempo. Già prima del 1350, ovviamente. Roma non farà altro che amplificare questo sentimento di comunione con Cristo: era la Passione sul Golgota che catturava tutta l’anima della santa. Nelle sofferenze di Cristo, tutta la sua immedesimazione; nel costato trafitto di quell’Uomo, Figlio di Dio, tutto il suo cuore trafitto dai dardi dell’Amore. Si tratta di pura mistica. Nel libro delle Rivelazioni, il testo che racchiude le visioni e le rivelazioni fatte alla santa da Gesù e dalla Vergine Maria, troviamo un’appassionata descrizione del momento della crocifissione: «Allora gli occhi suoi parvero semimorti, le sue guance smunte, smarrita la faccia, la bocca aperta e la lingua insanguinata, il ventre, come privo di viscere, attaccato al dorso. Tutto il corpo era pallido ed emaciato per la gran perdita di sangue; le sue mani e i suoi piedi erano irrigiditi distesi e allungati sulla forma della croce; la barba e i capelli erano tutti intrisi di sangue». È questo il racconto che la Vergine Maria consegnò a santa Brigida.
Possiamo, dunque, solo immaginare lo stato d’animo di santa Brigida nel trovarsi di fronte al crocifisso della basilica di San Paolo: così veritiero e così dolce. Della scena ci sono rimaste alcune immagini sacre assai interessanti. In una certa misura riescono a offrire, a noi spettatori del presente, una sorta d’istantanea “fotografica” del 1350. Nello stesso monastero benedettino di San Paolo fuori le Mura (la basilica è retta, dagli inizi dell’VIII secolo, dall’Ordine di San Benedetto) vi è un affresco di un anonimo artista romano del XVI secolo: il titolo è Santa Brigida in adorazione del Crocifisso. In quest’opera, viene ritratta la santa ai piedi della Croce: assomiglia alla Vergine Maria che piange il Figlio. Per lo spettatore che guarda quest’opera, la santa è posta a sinistra (a destra di Gesù); è in adorazione, guardando il Cristo sofferente sulla Croce. La collocazione della santa in questo affresco non è di poca importanza. Lo sguardo di Gesù rivolto a lei è fondamentale per il racconto dell’episodio miracoloso che vede Gesù parlare alla santa, rivolgendole il capo.
Se guardiamo, oggi, il crocifisso, possiamo notare che la testa lignea sembra quasi innaturalmente rivolta alla sua destra (a sinistra dello spettatore che si pone di fronte al capolavoro ligneo). Possibile che un artista abbia intagliato così male il legno? La spiegazione si potrebbe trovare nell’episodio miracoloso vissuto da santa Brigida. Lei, in preghiera, in un dialogo mistico con Cristo; e, a un certo punto della preghiera, il volto di Gesù si rivolse verso la santa. Incrocio di sguardi, incrocio di cuori. Cristo parlò in quell'occasione alla santa: la esortava a continuare il progetto di fondare un nuovo ordine religioso, quello del Santissimo Salvatore. Il primo monastero dell’ordine fu fondato in Svezia nel 1369, quando giunsero da Roma delegati speciali inviati da Brigida con il compito di iniziare i lavori di trasformazione, in monastero, del castello reale di Vadstena, donato alla santa nel 1346 dal re Magnus Eriksson (1316-1374).