Il comunismo si sta risvegliando in Russia
Il fantasma del comunismo, oltre che in Europa, si aggira per la Russia, dove ha governato con pugno di ferro. Le elezioni sono solo l'ultima parziale dimostrazione di questa tendenza inquietante quanto sottovalutata. Non cresce solo per la tattica del "voto intelligente" contro Putin, ma anche per una cultura stalinista di ritorno.
- IL NEMICO RUSSO di Rino Cammilleri
Il fantasma del comunismo, oltre che in Europa, si aggira per la Russia, dove ha governato con pugno di ferro per settant'anni nel Novecento. Le elezioni della Duma, avvenuto lo scorso fine settimana, sono solo l'ultima parziale dimostrazione di questa tendenza tanto inquietante quanto sottovalutata.
Gli oppositori del partito di Putin hanno molti argomenti per dimostrare che il voto sia stato truccato, a partire dal lento scrutinio del voto elettronico che ha mutato sensibilmente l'esito elettorale. Ma portano a casa almeno due risultati: il calo di Russia Unita che, pur mantenendo la maggioranza parlamentare con quasi il 48% dei voti, perde sette punti rispetto alle elezioni precedenti del 2016. E poi l’affluenza: anche se aumenta di 4 punti percentuali rispetto al 2016 (il 51% contro il precedente 47%) resta bassa rispetto alla media delle elezioni del decennio precedente, quando il partito Russia Unita riceveva un’investitura da oltre il 60% degli aventi diritto il voto. Ad avvantaggiarsi del calo di popolarità del partito presidnziale c'è solo il Partito Comunista.
La formazione politica erede diretta del Pcus, negli anni Novanta, aveva addirittura la maggioranza dei voti. Raccoglieva consensi soprattutto dai pensionati e da tutti coloro che avevano perso il lavoro dopo il tracollo sovietico. Negli anni 2000 pareva comunque avviato al tramonto, con percentuali che non superavano il 12%, sia per la crescita del benessere, sia per motivi meramente anagrafici, con la morte dei più anziani nostalgici del vecchio regime. Il nuovo boom lo aveva fatto nel 2011, con il 19% dei voti, poi però era stato ridimensionato nel 2016, tornando al 13%. Fino al vero exploit di queste ultime elezioni. La causa della sua attuale rinascita va rintracciata nella tattica adottata dall’oppositore Navalnij. Dal carcere ha infatti dato istruzioni alla sua rete di sostenitori di votare per il più forte avversario di Russia Unita. E nel panorama politico russo, l’unico partito competitivo è quello Comunista. I comunisti hanno ora il 21%.
Il suo leader Gennadij Andreevič Zjuganov, 77 anni, oppositore di Gorbachev che egli riteneva già troppo liberale e contrario alle riforme di democratizzazione degli anni 80, adesso passa per essere un alfiere della democrazia? Il Partito Comunista russo, sotto la sua guida, soprattutto nell’ultimo decennio, si è trasformato in un punto di riferimento per i nazionalisti, oltre che per i nostalgici della vecchia Urss. Rinnegando l’ateismo di Stato, ora è anche sostenitore della collaborazione fra Stato e Chiesa ortodossa russa (la seconda, però, in subordine rispetto al primo). I suoi testi, soprattutto Stato e potenza, sono diventati punto di riferimento del nazional-comunismo, in patria e all’estero. In Italia, gli stessi che ammirano Putin, spesso condividono anche la filosofia politica di Zjuganov. E, sul piano pratico, il Partito Comunista ha condiviso tutte le principali decisioni di Russia Unita e del Cremlino, soprattutto in politica estera.
Può essere un esempio di eterogenesi dei fini: opporsi a Putin ha portato all’avanzata di un partito e di un leader la cui ideologia è un putinismo al cubo. Eppure, le ragioni dell’avanzata comunista potrebbero non essere solo le tattiche elettorali dell’opposizione. Ma anche la cultura comunista di ritorno che in Russia viene diffusa attraverso la dottrina ufficiale. Questa è, se possibile, una tendenza che potrebbe essere molto più pericolosa, prima di tutto per gli stessi russi, se dovesse essere confermata nei prossimi anni.
Da almeno un decennio a questa parte, infatti, la cultura storica ufficiale russa è sempre più acritica nei confronti del passato sovietico. Dopo l’ondata di indignazione nei confronti del vecchio regime negli anni 90 e l’apatia degli anni 2000, la storia del comunismo, negli anni ’10, ha incominciato a fondersi con quella dell’impero e della grandeur russa. Di Stalin si ricordano soprattutto la Grande Guerra Patriottica e la modernizzazione, molto più che i Gulag e i venti milioni di morti nelle carestie e nelle deportazioni. Stalin, nella memoria collettiva, è diventato uno degli imperatori che hanno fatto grande la Russia. Trenta anni dopo la declassificazione dei protocolli segreti del patto Ribbentrop-Molotov per la spartizione dell’Europa orientale con la Germania nazista, il Parlamento europeo ha approvato una mozione che considera l’Urss di Stalin responsabile per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale tanto quanto la Germania di Hitler. In Russia, al contrario, Putin stesso ha promosso la rivalutazione del patto con Hitler, ora ritenuto “un trionfo diplomatico dell’Unione Sovietica”. Il 12 luglio scorso è entrata in vigore una legge che vieta di “comparare le azioni di Urss e Germania nel periodo della Seconda Guerra Mondiale”.
E la popolarità di Stalin è in costante crescita: nel maggio scorso, il Levada Center ha rilevato che il 56% dei russi lo ritiene “un grande leader”, circa il doppio rispetto al 2016. Altro dato significativo dello stesso sondaggio: nel 2005, il 40% dei russi riteneva che le sconfitte patite dall’Armata Rossa, ad opera degli invasori nazisti, nei primi mesi di guerra, fossero dovute soprattutto alla decimazione degli ufficiali nelle grandi purghe staliniane. Oggi chi lo pensa è appena il 17%. Questo dà la misura di quanto Stalin sia stato assolto dalle sue colpe, anche quelle più eclatanti, nei libri di storia studiati dai russi.
Insomma, gli oppositori per contendere il campo a Russia Unita, i governativi per promuovere una mentalità patriottica (e acritica sul passato), ma entrambe le parti stanno finendo, forse inconsapevolmente, per risvegliare il comunismo in Russia. Come degli apprendisti stregoni, in futuro potrebbero perdere il controllo del fenomeno.