Il Ceo ucciso a New York da un killer comunista più ricco di lui
Ascolta la versione audio dell'articolo
L'amministratore delegato di United Healthcare, Brian Thompson, è stato assassinato e molti hanno celebrato il delitto come fosse giustizia retributiva. L'assassino è Luigi Mangione, il rampollo di una famiglia ricca che professa idee comuniste.
Mercoledì scorso, 4 dicembre, un giovane, dopo essere stato in uno Starbucks di Manhattan a prendere qualcosa di caldo, è uscito di nuovo con la sua auto, ha parcheggiato di fronte all’Hotel Hilton, nel centro di New York, dove si teneva una conferenza degli azionisti di United Health, una delle più grandi assicurazioni sanitarie americane. Ha atteso che arrivasse il suo amministratore delegato, Brian Thompson e, con una freddezza da killer professionista, gli ha sparato alle spalle, con una pistola con silenziatore. Il giovane è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Era stato ripreso anche in volto, quando era stato allo Starbucks: il giovane uomo che sorrideva alla cassiera era lo stesso che, poco dopo, avrebbe sparato all’amministratore delegato Thompson. Lo stesso che, lunedì 9 dicembre, sarebbe stato riconosciuto da un cassiere del McDonald’s in cui stava mangiando, nel vicino Stato della Pennsylvania. La polizia lo ha arrestato e gli ha trovato nello zaino le prove del delitto e della sua successiva fuga: la pistola con cui ha ucciso, diecimila dollari in contanti (anche in valuta straniera), una patente falsa e un piccolo documento-confessione in cui fornisce le motivazioni del suo omicidio. L’uomo, di origine italiana, si chiama Luigi Mangione, 26 anni, di Baltimora.
Il caso è risolto, praticamente. Ma la crisi morale che ha provocato è appena iniziata. Infatti, subito dopo che si è diffusa la notizia del delitto eccellente , si è subito mobilitata la solidarietà in rete. Per l’assassino, non per la vittima. E non i soliti “troll” o ragazzini perditempo, ma fior di professori universitari che hanno subito relativizzato, o apertamente solidarizzato con l’omicida, condannando la sua vittima. A scatenare la campagna di odio, a dar loro uno slogan, è stato Mangione stesso, il quale ha inciso, quale gesto teatrale, sui proiettili usati, “le tre D delle assicurazioni sanitarie”: Deny, Defend, Depose (letteralmente: negare, difendere e deporre), che sono i tre argomenti con cui solitamente le assicurazioni respingono le richieste di risarcimento. La colpa si è trasferita, dunque, sulle assicurazioni stesse, di cui la vittima era ai vertici. «Oggi piangiamo la morte dell'amministratore delegato di UnitedHealthcare, Brian Thompson, ucciso con un colpo di pistola... . aspetta, scusa - oggi piangiamo la morte dei 68mila americani che ogni anno muoiono perché i dirigenti delle compagnie di assicurazione come Brian Thompson possano diventare multimilionari», scriveva, a cadavere caldo, il professor Anthony Zenkus, docente di Lavoro Sociale alla Columbia University.
Yolonda Wilson, docente di Legge e Morale all'Università di St. Louis, ha scritto sul suo profilo che sebbene “non festeggi” per il brutale omicidio di un padre di famiglia, tutto sommato è una punizione “meritata”. «Il popolo merita di meglio che l’industria delle assicurazioni sanitarie. E i nodi stanno venendo al pettine». Taylor Lorenz, giornalista (ex Washington Post) e autrice, sul suo profilo social di X ha pubblicato una serie di storie disfunzionali delle assicurazioni sanitarie, con il commento «e poi si meravigliano che la gente li voglia morti».
La scritta “Deny, Defend, Depose” è stata trovata dalla polizia riprodotta su un cestino della spazzatura di Manhattan, proprio sul luogo del delitto. La stessa è diventata uno slogan, con tanto di disegno dei tre proiettili su cui era incisa, su tazze e magliette regolarmente in vendita che stanno avendo un discreto successo. Il killer, ancora ignoto, era diventato subito un giustiziere dei poveri.
Forse, allora, sarà utile sapere che l’assassino (ancora presunto), è più ricco della sua vittima. Brian Thompson, era figlio di una famiglia operaia e si è fatto da sé, con una carriera nel mondo assicurativo, passo dopo passo. Mangione è invece il rampollo di una famiglia di imprenditori immobilieri di origine italiana, proprietari di terreni, un country club, una radio e una casa di riposo, con un cugino deputato (Repubblicano) del Maryland. Una famiglia cattolica e di idee conservatrici che è cascata letteralmente dalle nuvole quando ha saputo che era il suo Luigi ad aver ammazzato a freddo un padre di due figli e che ora esprime lutto e preghiere per la vittima. Luigi Mangione era, fino alla settimana scorsa, un uomo promettente e introverso, diplomato fra i primi in graduatoria nella prestigiosa scuola cattolica Gilman, di Baltimora, poi laureato alla Pennsylvania University, una delle prime d’America. Lavorava già come ingegnere alla TrueCar, società che vende auto online. Sportivo, faceva surf nelle Hawaii, dove viveva in una comunità di surfer e aveva fondato un club del libro. Insomma, tutta la vita davanti con le migliori premesse. Ma la peggiore ideologia.
La stessa ideologia che ha spinto fior di professori e giornalisti ad esaltare l’omicida e denigrare la vittima, ha armato la sua mano. Nel suo documento-confessione, in puro stile marxista, attacca i “parassiti” capitalisti («Questi parassiti se la sono cercata») e accuse alle assicurazioni sanitarie che fanno «enormi profitti perché l’opinione pubblica statunitense glielo permette». Non si trova ancora traccia di un movente personale, se non che lo stesso Mangione ha avuto a che fare con la sanità: è stato operato alla spina dorsale. Non sono note, al momento, eventuali controversie con la sua assicurazione, ma non è certamente un indigente coperto dai programmi pubblici.
La battaglia per riformare la sanità americana è seria, il problema dei suoi costi insostenibili è stato sollevato da tutti i candidati, da ultimo anche da Donald Trump, più volte, in campagna elettorale. Le soluzioni non sono semplici: proprio la riforma di Obama, che avrebbe dovuto democratizzare la sanità, ha invece finito per renderla ancora più inaccessibile alla classe media. Un problema, quello dell’accesso alle cure mediche, che comunque non si risolve sparando ai medici e neppure agli assicuratori.