Il Battesimo di Gesù, rimando alla nascita e alla Pasqua
Nelle Sante Messe dell’Epifania è stato dato l’annuncio del giorno della prossima Pasqua. Al riguardo va ricordato che i Vangeli abbondano di riferimenti cronologici che ne confermano la storicità e consentono di ricostruire quando Gesù nacque, iniziò la vita pubblica e fu crocifisso.
Nelle Sante Messe dell’Epifania è stato dato l’annuncio della data della prossima Pasqua. La circostanza dà modo di ritornare sul recente Natale: il giorno in cui Gesù viene alla luce, nel suo essere richiamo all’incarnazione del Verbo, inonda di luce la vita nascente fin dal concepimento.
L’essere umano viene alla luce dopo nove mesi di gravidanza nel grembo materno. Ma in questi nove mesi, in cui non si è ancora staccato dalla madre, l’essere umano è già tale. “Pensate che il primo riconoscimento pubblico esterno che il Bambino Gesù ebbe fu quello di un bambino non nato”. Sono parole di Santa Madre Teresa di Calcutta, pronunciate a Oslo, ritirando il premio Nobel per la pace che le era stato assegnato.
Giovanni nel grembo di Elisabetta sussulta all’arrivo di Maria che ha già detto il suo fiat al concepimento di Gesù. Due esseri umani che si incontrano, ancora nella pancia delle loro madri.
L’incontro dice relazione: non solo vita, ma anche persona. L’essere umano esiste nella sua realtà di anima e corpo da prima che “venga alla luce” nel parto. La morte dell’essere umano consiste propriamente nella separazione dell’anima dal corpo. Il mistero della vita umana non è disponibile a farsi rinchiudere in qualcosa di meno della Volontà di Dio, per esempio in leggi e diritti sanciti da uomini, che la ritagliano negli schemi della sola realtà materiale: già la semplice biologia testimonia la realtà che troppa ideologia vorrebbe negare.
Nell’unico caso di Gesù, è importante una precisazione in merito alle genealogie: Gesù non è figlio naturale di San Giuseppe. E, figlio nella carne di Maria, lo è di una madre molto speciale, che è l’Immacolata Concezione. Le genealogie riportate dagli evangelisti servono per collocare Gesù nel solco degli antenati di famiglia, ma non autorizzano a ritenere il suo un sangue genericamente “impuro”, come per qualsiasi altro essere umano interessato dagli effetti del peccato originale. San Matteo scrive infatti di Giuseppe: “lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”, mentre San Luca riporta che Gesù “era figlio, come si riteneva, di Giuseppe”.
In questa luce, le tracce che ci hanno condotto a spiegare la data del Santo Natale permettono di individuare le date in cui sono iniziate la vita di Giovanni (nel settembre del 3 a.C.) e quella di Gesù, a cavallo tra la fine di adar e l’inizio di nisan. È interessante notare che nisan è il primo mese del calendario ebraico e il primo giorno del primo mese celebra un inizio, cioè il giorno della creazione.
Concludiamo la carrellata di riferimenti cronologici con il riverbero che hanno nel fissare gli anni del ministero pubblico di Gesù: i Vangeli abbondano di particolari molto precisi, certificanti e coerenti, in barba a troppi frettolosi scetticismi sulla loro attendibilità storica.
Abbiamo a disposizione i seguenti argomenti, eventualmente meritevoli di approfondimenti specifici, ma che per ora possiamo limitarci ad elencare, potendone apprezzare la numerosità e iniziando a sorprenderci per la varietà e la consistenza indiziaria, sottovalutata da molti:
- Pilato in carica come prefetto della Giudea dal 26 al 36 d.C. (nel 36 fu deposto anche Caifa);
- il quindicesimo anno di Tiberio (Lc 3,1) quando Giovanni esordisce nella sua missione profetica;
- i 30 anni (in greco ὡσεὶ sta per “proprio” e non solo per “circa”) del Gesù (Lc 3,23) pubblico;
- il discorso da anno giubilare che Gesù fa a Nazaret (Lc 4,16) all’inizio della vita pubblica;
- il sabato deuteroproto in Lc 6,1 per la combinazione di un anno sabbatico con un anno giubilare;
- il tema del seminatore, comune ai sinottici, di attualità dopo due anni di mancata seminagione;
- i 46 anni impiegati per la costruzione del tempio, secondo quanto detto dai Giudei al tempo della Pasqua, a ridosso del segno alle nozze di Cana (Gv 2,20);
- le allusioni minacciose del sinedrio a Pilato, spiegabili con la vicenda di Seiano, che è del 31 d.C.;
- il 14 nisan in giorno di venerdì, che limita gli anni possibili per la crocifissione al 30 e al 33 d.C.;
- le tre pasque descritte nel Vangelo di Giovanni, che rendono impossibile la combinazione 28-30;
- l’eclisse di Luna del 33 d.C., il giorno della crocifissione, citata da At 2,20 e profetizzata in Gioele 3,4;
- il tetrarca Filippo vivo (morirà nel 34) a giustificazione del martirio di Giovanni (esclude date posteriori);
- il compiersi preciso delle settanta settimane di Daniele, dal decreto di Artaserse del 457 a.C.
Forse per qualcuno potrebbe non bastare ancora, ma questo ci dice che Gesù, concepito verso la fine dell’inverno del 2 a.C., nato sul finire del 2 a.C. del nostro attuale calendario, presente sulla scena pubblica negli anni dal 30 al 33 d.C., fu crocifisso un venerdì di inizio aprile del 33 d.C., 14 nisan del calendario ebraico, per risorgere da morte il terzo giorno, il primo della settimana.
Il Battesimo al Giordano segnò l’inizio della vita pubblica di Gesù, accolto da Giovanni facendo riferimento all’Agnello di Dio, che rimanda sia alla nascita, sia al sacrificio sulla croce. Accolto dalla voce che proruppe dal Cielo, come quando cantarono gli angeli il giorno del Natale.
Sia lodato Gesù Cristo.