Ideologie e movimenti storici: la problematica distinzione di Giovanni XXIII
Nella Pacem in terris, papa Roncalli introdusse una distinzione inedita rispetto al magistero precedente, che ha prodotto comportamenti ingenui tra i cattolici rispetto ai movimenti storici ispirati alle ideologie anticristiane. Due esempi: la socialdemocrazia e il comunismo italiano.
Giovanni XXIII, nell’enciclica sociale Pacem in terris (nn. 84, 85), introdusse una distinzione inedita rispetto al magistero sociale precedente. Questo si era soffermato a condannare le ideologie antiumane e anticristiane senza mai distinguere tra la dottrina teorica di quelle ideologie e i movimenti storici che ad esse si ispiravano. Ad esempio Pio XI, nella Quadragesimo anno (1931), aveva scritto che non si poteva distinguere tra il comunismo e un comunismo moderato. Giovanni XXIII invece dice che i movimenti storici, pur facendo riferimento a dei principi sbagliati, possono tuttavia averli attenuati nel loro percorso storico, oppure averli anche rivisti, cambiando l’ideologia in forme nuove e diverse. Ecco le sue parole: «Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l’origine e il destino dell’universo e dell’uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine (…) le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse, mentre i movimenti suddetti (…) non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi». Da qui la conseguenza per il comportamento dei cattolici: «Può verificarsi che un avvicinamento o un incontro di ordine pratico, ieri ritenuto non opportuno e non fecondo, oggi invece lo sia o lo possa divenire domani».
Questa distinzione però ha prodotto più confusione che chiarezza, ostacolando la capacità dei cattolici di vedere nelle nuove forme assunte dai movimenti politici la permanenza di elementi dell’ideologia originaria. Nacquero notevoli comportamenti ingenui se non addirittura una corsa a battezzare varie forme di socialismo che si sarebbero affrancate dall’ortodossia comunista. La distinzione giovannea, inoltre, non teneva conto che, se è possibile che i movimenti storici abbandonino alcune premesse della matrice ideologica, è possibile anche che vi ritornino, riappropriandosene in pieno. Con questa distinzione, il quadro delle ideologie politiche anticristiane divenne confuso e si aprirono molte strade all’adesione dei cattolici a movimenti politici quantomeno problematici per il cristianesimo se non addirittura ostili.
Possiamo fare a questo proposito due esempi. Il primo è quello della socialdemocrazia, considerabile – volendo applicare la distinzione giovannea – come un sicuro miglioramento rispetto al comunismo, in quanto tollerante la libertà e la democrazia. Però nella socialdemocrazia rimanevano forti elementi di comunismo nella versione dello Stato paternalista e centralista e nell’ateismo. In fondo anche la socialdemocrazia intendeva perseguire gli stessi fini ultimi del comunismo, solo non subito ma col tempo. Inoltre, la socialdemocrazia collegava aspetti del comunismo con aspetti del liberalismo. Anche quest’ultima era una visione ideologica ritenuta dal magistero incompatibile col cristianesimo. Il liberalismo della socialdemocrazia veniva però accettato dai cattolici che gli attribuivano il merito di aver allontanato la socialdemocrazia dal comunismo. Dal nostro punto di vista si può addirittura negare questo “allontanamento”, poiché, invece, la democrazia potrebbe aver reso maggiormente possibile il raggiungimento degli esiti ateistici del comunismo. Oggi, per esempio, siamo davanti a molte convergenze tra comunismo e liberalismo.
L’altro esempio è quello del comunismo italiano, di indole gramsciana e togliattiana. Averlo reso compatibile con la democrazia o la repubblica ha frenato o ha accelerato il raggiungimento delle finalità del comunismo ateo? Prima della rinuncia alla metafisica da parte della rivoluzione, molti comunisti erano contro il divorzio e contro il riconoscimento pubblico dell’omosessualità. Come ha mostrato Augusto Del Noce, dopo quella rinuncia, le potenzialità distruttive del comunismo sono aumentate anziché diminuire e i movimenti politici che sono seguiti sono, sotto certi aspetti, ancora più pericolosi.
Come si vede, non è poi così facile per i movimenti storici sottrarsi alle loro matrici ideologiche.
Stefano Fontana