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IN FRANCIA È BATTAGLIA

I vescovi difendono Vincent, ma Leonetti lo vuole morto

Il senatore Leonetti nega che Vincent Lambert sia un disabile (ma il dottor Ducrocq lo smentisce) e ne giustifica di fatto l’uccisione, attribuendo il “problema” ai genitori che chiedono di continuare a dargli cibo e acqua. Il Difensore dei diritti risponde in modo pilatesco all’appello della famiglia, mentre diversi vescovi francesi parlano a difesa del diritto alla vita del 42enne.

- LA VOCE DI SAN GIOVANNI PAOLO II

Vita e bioetica 18_05_2019

Il Difensore dei diritti ha risposto all’appello fatto il 12 maggio dagli avvocati dei genitori di Vincent Lambert. Ne emerge una posizione un po’ pilatesca. Da un lato infatti il Difensore mette le mani avanti, dicendo che non può “né interrompere né sospendere i termini di prescrizione di eventuali azioni in materia civile, amministrativa e penale e nemmeno quelle relative all’esercizio di ricorsi amministrativi o la presentazione di ricorsi contenziosi”; dall’altro però riconosce che “secondo la giurisprudenza dei Comitati delle Nazioni Unite, le misure provvisorie richieste dai comitati devono essere rispettate dallo Stato, a costo di ostacolare l’esercizio effettivo del diritto di ricorso previsto dal Protocollo facoltativo relativo al CIDPH (Comitato per i disabili, nda)”. E aggiunge che “lo Stato non potrà derogarvi che giustificando circostanze eccezionali, da sottomettere al Comitato”. Il Difensore constata dunque “una contraddizione” tra le misure provvisorie richieste dal CIDPH e le decisioni dello Stato francese. Una contraddizione che non è lui a poter risolvere. Sarebbe interessante sapere allora chi lo potrà fare.

LE BUGIE DEL SENATORE LEONETTI

E mentre il tempo stringe, il dibattito cresce. Il senatore Jean Leonetti, intervistato da France 3 Provence-Alpes Côte d’Azur, ha dichiarato che la decisione del dottor Vincent Sanchez di interrompere l’alimentazione e l’idratazione di Vincent Lambert, a partire dal 20 maggio prossimo, è conforme alla legge Claeys-Leonetti, attualmente in vigore. Secondo Leonetti, che mette in fila, senza riguardi, due colossali bugie, Vincent non avrebbe più “attività cerebrale, non ha più coscienza d’esistere, né relazione con gli altri”; per questa ragione e per il fatto che Vincent avrebbe “espresso chiaramente di non voler vivere in questa situazione”, la decisione collegiale dell’Ospedale di Reims sarebbe corretta. “Lungi da noi”, prosegue il senatore, “pensare che la legge debba mettere fine alla vita delle persone disabili”; quella di Vincent non sarebbe una situazione di disabilità, ma di “prolungamento artificiale di una vita [...] solamente vegetativa e biologica”.

L’aspetto rassicurante, sereno, di Leonetti, rigorosamente in giacca e cravatta, è il nuovo volto della morte inflitta dal concerto di politici, giuristi e camici bianchi. “Oggi la medicina può prolungare la vita in modo indefinito”, prosegue il senatore con un ragionamento sofistico semplicemente allucinante: “Non si tratta di interrompere la vita, ma di interrompere quei trattamenti che impediscono di giungere alla fine della vita”.

Dal che deduciamo di essere tutti ostinatamente e accanitamente attaccati alla vita, dal momento che ogni volta che mangiamo, beviamo, respiriamo, o magari prendiamo un betabloccante, assumiamo «trattamenti» che impediscono alla vita di giungere alla sua fine. Il dramma, secondo Leonetti, non è la condanna a morte di un innocente; nossignori, “il dramma è che [...] Vincent Lambert è in fondo la vittima innocente di un accanimento giudiziario su di lui”, messo in atto, ça va sans dire, dagli avvocati dei genitori. “La situazione di Vincent Lambert è una situazione che oggi purtroppo è banale nel mondo medico francese e nel mondo medico europeo. [...] Ci sono circa centomila interruzioni di trattamenti di emergenza in Francia che vengono fatti secondo la procedura prevista dalla legge”, e il tutto “perdonatemi l’espressione, sta andando bene in Francia”, senza tutte queste storie di voler mantenere in vita un ‘vegetale’... Come se non bastasse, Leonetti lancia in modo peloso la patata bollente alla famiglia: “Non è più un problema medico, non è più un problema giuridico: è un problema familiare”.

IL DOTTOR DUCROCQ SMONTA LEONETTI

A rispondere punto su punto a Leonetti e soprattutto a dimostrare che si tratta proprio di eutanasizzare un disabile esattamente perché disabile, è il professor Xavier Ducrocq, primario del reparto di Neurologia dell’ospedale di Metz-Thionville, che ha potuto visitare Vincent più volte. Anzitutto, occorre chiarire che Vincent “è gravemente paralizzato e soprattutto in stato di coscienza alterata - il che vuol dire che noi non siamo in grado di precisare il suo livello di coscienza”. È dunque quantomeno azzardato ed arrogante pretendere di definire Vincent come una persona che non ha più coscienza, né attività cerebrale. Perché i nostri lettori se ne possano rendere conto da soli, suggeriamo la visione di questo video, particolarmente dal minuto 00:58 allo 01:12 e poi dal minuto 01.54 allo 02:02. Guardatelo e diffondetelo.

Il dottor Ducrocq ribadisce che “gli ultimi periti hanno affermato che Vincent Lambert non si trova in una situazione di ostinazione irragionevole. Ma i mezzi di comunicazione hanno all’unanimità intitolato che gli esperti confermano uno stato vegetativo irreversibile. Il giorno successivo alla decisione del Consiglio di Stato, si è saputo che una donna saudita aveva recuperato la coscienza dopo 27 anni di stato vegetativo. E la sua prima parola non è stata la richiesta di morire, ma ha chiamato suo figlio per nome!”. Con estrema chiarezza, il professor Ducrocq dichiara che “è dunque perché è disabile, ed unicamente perché è disabile, che Vincent Lambert sta per morire. Sì, signora Ministro. Sì, signor Leonetti. Smettiamola di dare la colpa alla divisione di questa famiglia, la quale, da unita che era, per cinque anni, attorno al loro Vincent, si è lacerata nell’aprile 2013, scoprendo la squallida decisione medica [di interrompere alimentazione e idratazione, nda] per la quale non era stata consultata”. E prosegue: “Far morire Vincent Lambert è seppellire Ippocrate: «Non darò ad alcuno una sostanza mortale se mi sarà richiesta, né prenderò l’iniziativa di una proposta del genere». Si tratta del disonore di una medicina che non accetta i suoi fallimenti e i suoi limiti. Si tratta di conferire alle cure palliative una nuova missione, contraria ai suoi principi fondanti. Si tratta dell’abdicazione, del regresso di una società che non sa più, né vuole più proteggere i più deboli”.

L’APPELLO DI 93 GIURISTI

Anche novantatré giuristi hanno preso la parola per difendere Vincent. La decisione dei medici del CHU di Reims “è la più inumana che si possa prendere: decidere, di propria volontà, della vita e della morte di un uomo, cioè del proprio simile, nella nazione dei «diritti dell’uomo», nel quale la nostra Costituzione afferma che «nessuno può essere condannato alla pena di morte»”. I giuristi hanno fatto notare che esiste un’alternativa molto semplice alla morte, “e si vorrebbe capire perché non sia stata presa: trasferire Vincent Lambert in una struttura più adatta, visto che ve ne sono di numerose nel nostro Paese, per ridare a Vincent una prospettiva di vita che nessuno ha il diritto di rifiutargli”.

LA VOCE DEI VESCOVI

I vescovi francesi stanno cercando di far sentire la loro voce. Dopo l’arcivescovo di Reims, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, e l’ausiliare Bruno Feillet, anche Xavier Malle, vescovo di Gap ed Embrun, è intervenuto sulla vicenda, pubblicando degli “interrogativi” sul sito della propria diocesi. “Vincent Lambert non è in fin di vita. Non c’è alcuna urgenza medica di interromperne l’alimentazione e l’idratazione”. Così facendo, s’interroga monsignor Malle, “quale messaggio diamo alle oltre 1.500 persone in condizione pauci-relazionale dell’ospedale di Berck o di altre parti e alle loro famiglie?”. Riferendosi alla maggior parte della comunicazione mediatica, denuncia la strumentalizzazione di Vincent Lambert “da parte dei promotori dell’eutanasia”, i quali “considerano i cattolici che pongono queste domande e promuovono una cultura della vita, come dei «tradizionalisti» o degli «integristi». L’obiettivo di queste etichette è chiaramente quello di squalificare la loro parola”.

Monsignor Marc Aillet, vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron ha a sua volta espresso in un tweet dell’11 maggio il suo dissenso: “Nessuno ha il diritto di provocare la morte altrui, né l’autorità medica, né l’autorità giudiziaria. La pena di morte è stata abolita. Si dovrà chiedere a Emmanuel Macron la grazia presidenziale per Vincent Lambert? Affidiamolo all’intercessione del Servo di Dio Jérôme Lejeune”. Un invito alla preghiera è venuto anche da monsignor Raymond Centène, vescovo di Vannes, il quale ha sottolineato che Vincent Lambert “è oggi il volto di tutti quelli che, come lui, in Francia e nel mondo, sono in una situazione «vegetativa» o «pauci-relazionale»”. Che non sia “il primo di loro a vedersi vietare il diritto di vivere”.