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RESTAURAZIONE

I Talebani progettano il loro nuovo Stato islamico

I Talebani, con un incontro al vertice nella città di Kandahar hanno iniziato a progettare il loro prossimo Stato islamico. L’Emirato non ricalcherà per filo e per segno quello del 1996, ma dopo 20 anni dalla sua caduta, non ci si deve far troppe illusioni di un cambiamento. Si prepara una vita grama per donne, cantanti e attori. E non solo loro.

Esteri 01_09_2021
Talebani armati e donna in burqa. Il futuro dell'Afghanistan

I Talebani, con un incontro al vertice nella città di Kandahar, loro tradizionale roccaforte (e giudicata più sicura di Kabul) hanno iniziato a progettare il loro prossimo Stato islamico. L’Emirato non ricalcherà per filo e per segno quello del 1996, ma dopo 20 anni dalla sua caduta, non ci si deve far troppe illusioni di un cambiamento radicale. Nonostante le promesse di rispettare la vita e le proprietà degli ex nemici, di costituire un governo “inclusivo”, addirittura di partecipare alla lotta contro il cambiamento climatico (in un Paese agricolo) gli osservatori occidentali devono continuare a distinguere gli slogan dalla realtà. La realtà è quella di una restaurazione prossima ventura e ci sono già tutti i segnali per vederla.

“Speriamo che l’Afghanistan non sia di nuovo invaso, che venga ricostruito, che rimanga indipendente e che un sacro sistema islamico lo governi”, ha dichiarato il portavoce talebano Zabiullah Mujahid, all’indomani della partenza degli ultimi reparti americani. Dopo una festa fatta di raffiche di mitra sparate in aria e di fuochi d’artificio, la gente di Kabul e nel resto del Paese inizia a temere il pugno di ferro. Le esecuzioni, in questi primi quindici giorni al potere, sono già nell’ordine delle centinaia. Le vittime sono soprattutto ufficiali e soldati delle forze speciali, delle forze di sicurezza e dell’esercito regolare che si sono opposti con le armi in pugno all’avanzata dei Talebani. Una vittima più atipica è il cantante di musica tradizionale Fawad Andarabi, catturato, trascinato fuori dalla sua abitazione e assassinato in strada, a mo’ di esempio, nel villaggio di Kinshnabad, nella provincia di Baghram. Per i Talebani si è trattato, ufficialmente, di un atto di indisciplina di un capo guerrigliero locale e le autorità provvisorie hanno subito dichiarato di averlo posto sotto processo. Ma la realtà dietro all’uccisione di un musicista, così come quella del comico Nazar Mohammad a Kandahar, destano molte preoccupazioni sulla natura della nuova/vecchia legge coranica.

Nel regime del 1996-2001, la legge coranica applicata dai Talebani vietava la musica e ogni performance attoriale, tanto più se comica. Vietato suonare, vietato ascoltare musica, vietato ridere e far ridere. Solo il muezzin può intonare il canto, per chiamare alla preghiera. Punto. Tutto il resto è peccato, dunque proibito. Adesso si tornerà all’applicazione di questa legge? Probabilmente sì, non solo si deduce dai due delitti (formalmente condannati), ma anche dalle parole dello stesso portavoce Mujahid, “La musica - aveva dichiarato al New York Times – nell’islam è proibita, ma noi speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di dover fare pressioni”. I metodi persuasivi possono spingersi fino all’esecuzione in piazza, evidentemente.

Per quanto riguarda le donne che, finito il ponte aereo, stanno già ricominciando a sparire dalle strade delle città, i Talebani promettono che saranno rispettati i loro diritti. Conformemente della shariah (legge coranica), però. Quindi già il ministro in pectore dell’istruzione ha subito dichiarato, prima ancora che si formasse il governo, che donne e uomini non potranno studiare nelle stesse università e che non dovranno seguire lo stesso tipo di lezioni. Nonostante avesse fatto scalpore e quasi indotto a sperare l’intervista della giornalista Beheshta Arghand al comandante talebano Abdul Haq, su Tolo Tv, da questa settimana le giornaliste e le presentatrici sono già state cacciate dalle televisioni. La stessa Arghand ha già dovuto lasciare il Paese. Non è ancora possibile prevedere se vi sia in progetto il ritorno della legge del 1996, sotto la quale le donne non potevano né studiare né lavorare, neppure essere toccate da un medico (inevitabilmente maschio) e non potevano uscire di casa se non coperte dal burqa e accompagnate da un maschio di famiglia. Forse non ci si arriverà subito, ma per gradi. Forse non ci si arriverà con una nuova legge di Stato, ma lasciando che le consuetudini famigliari e tribali facciano il loro effetto. Ma il destino delle donne afgane, dopo venti anni di opportunità (mai dischiuse del tutto), appare ormai segnato.

L’incontro al vertice di Kandahar, guidato dal leader supremo Mawlawi Haibatullah Akhundzada, dovrà disegnare anche le istituzioni del nuovo Stato. I Talebani stessi non hanno previsto di prendere il potere così rapidamente. Non avevano pronto un modello da applicare subito ai territori “liberati”. Analisti occidentali scommettono che, una volta tornati al potere, i Talebani applichino un modello di Stato islamico simile a quello dell’Iran, con una guida suprema religiosa e politica al comando dello Stato, un presidente “elettivo” a capo dell’esecutivo e un parlamento costituito da deputati eletti formalmente dal popolo, ma filtrati attraverso una severa selezione di organi religiosi. Questo è un modello di Stato che alcuni analisti ritengono essere il più “flessibile” e “pragmatico” e che, in Iran, ha dimostrato di poter funzionare per oltre quarant’anni, contrariamente ai velleitari progetti di Emirato degli stessi Talebani del 1996 e ancor peggio del Califfato fondato dall’Isis nel 2014.