I medici vogliono uccidere Alfie: "La sua vita non ha senso"
Dopo l’omicidio di Stato di Charlie Gard ora "sta per essere condannato Alfie Evans", 17 mesi, di cui oltre 12 presso l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool. Il piccolo interagisce e un ospedale europeo è pronto a curarlo. Ma per i medici "la sua qualità di vita è povera e senza senso”.
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Ancora è impossibile abituarsi al fatto che il mondo anche cattolico possa permettere senza battere ciglio che delle persone vengano uccise solo perché la loro “qualità di vita” non è tollerabile da sapienti ed esperti. Eppure, dopo l’omicidio di Stato di Charlie Gard, ora sta per essere condannato anche un altro bimbo inglese. Alfie Evans, 17 mesi, di cui 12 presso l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, muove gli arti e gli occhi, è probabilmente affetto da un disordine metabolico per cui esistono cure, ma è tenuto praticamente in ostaggio senza terapie. Eppure, anche sotto effetto della sedazione dovuta a chi è intubato (che non sarebbe necessaria se non gli fosse stata negata la tracheostomia) e anche se i medici erano convinti che sarebbe dovuto morire un anno fa, è ancora vivo: Alfie interagisce ogni giorno, come dimostra il video postato sulla sua pagina Facebook il 7 dicembre. Ora, però, la famiglia che aveva accettato la mediazione con l'ospedale ha deciso di parlare della condizione del piccolo, denunciando i medici che hanno scritto alla Corte "che la sua vita è inutile". A spiegare alla Nuova BQ che cosa stia accadendo è una delle persone che è al fianco della famiglia nella battaglia legale, che per motivi di sicurezza vuole mantenere l'anonimato.
Ci spieghi com’è cominciata la vicenda di Alfie?
Il piccolo fu portato in ospedale a sette mesi. Nel Regno Unito la legge sul fine vita (dimostrando cosa accade quando si legifera in questi campi, ndr) dà all'ospedale molto potere sul malato incosciente. La legge, infatti, dice che quando c’è un disaccordo significativo fra i parenti e l’ospedale, quest’ultimo si può rivolgere al tribunale chiedendo di rimuovere il diritto genitoriale di decidere e di affidare le decisioni ad un tutore che scelga in nome del “miglior interesse del bambino”. Ad Alfie sta accadendo questo, come fu per Charlie Gard. Storicamente vediamo che il "guardiano" sta sempre dalla parte dell'ospedale.
Perché la famiglia ha deciso di esporsi solo ora?
L’ospedale si è rivolto alla corte dicendo che “la ventilazione deve essere rimossa” e il bambino “deve essere lasciato morire in un modo pacifico e dignitoso”. Vogliono ucciderlo come è accaduto a Charlie perché secondo loro un bambino così, anche se migliorasse è un handicappato da eliminare: l'ospedale ha scritto che questa vita non ha senso, secondo il concetto che continuano ad usare di “qualità della vita”. In poche parole se non è performante secondo un livello stabilito soggettivamente, la vita va eliminata.
Un modo di morire “pacifico” e “dignitoso" come l’eutanasia ("dolce morte") nazista, che giudica inutili le vite troppo deboli o sofferenti.
Esatto, questo è quanto i medici hanno scritto una decina di giorni fa alla Corte. Perciò la famiglia è intervenuta. Peraltro sono stati i medici a tradire il patto che loro stessi avevano avanzato.
Cosa intende?
L’ospedale ha saltato diversi passaggi del processo legale. Prima di ricorrere alla Corte infatti è prevista la mediazione che deve provare a redimere il conflitto usando tutti i mezzi a disposizione. L’ospedale non li ha messi in atto ma ha mentito alla Corte dando la colpa del fallimento della mediazione ai genitori. La realtà è che l’ospedale ha scelto come mediatore un attivista membro di una organizzazione pro eutanasia, in sfregio alla legge che chiede che il mediatore sia una figura imparziale scelta in accordo dalle parti. Perciò i genitori hanno chiesto che le regole fossero seguite e che il mediatore fosse una persona non schierata per l'eutanasia. L’ospedale ha finto di accettare, infatti si è poi rivolto al tribunale mentendo sul fatto che i genitori di Alfie non accettavano lo strumento della mediazione.
Ora che accadrà?
Il giudice dovrà decidere se dare un “tutore” ad Alfie.
Non ci sono altre alternative?
I genitori hanno domandato all’ospedale di lasciare che Alfie sia curato in un altro ospedale europeo che ha già acconsentito a cercare di fare una diagnosi, che non è mai stata fatta, poiché i medici inglesi avevano già deciso mesi fa che il piccolo doveva morire, come avevano pronosticato. Invece il piccolo non muore.
Alfie si "accanisce" a vivere. E cosa fa l’ospedale?
Come nel caso di Charlie, fa e sostiene una cosa assurda: il bambino deve morire, però poi bisogna opporsi al suo trasferimento perché sarebbe troppo rischioso per la sua vita. Gli unici che gli stanno facendo del male invece sono i medici del Alder Hey Children: normalmente l’intubazione di un paziente, che è dolorosa, non dura più di 4 settimane perché poi occorre procedere con la tracheostomia, un’operazione veloce che aiuta il paziente a respirare senza sedativi e che dopo apposite cure, se funzionano, può essere rimossa per far respirare il paziente autonomamente. Invece ad Alfie è negata da un anno questa possibilità: significa che se i tubi fossero staccati ora il bimbo collasserebbe.
Il piccolo è sedato eppure apre gli occhi e si muove. Non basta questo ai medici convinti che sarebbe dovuto già morire mesi fa?
Dicono che è in coma e che non si può svegliare, ma sono loro a procurargli questo stato imbottendolo di sedativi e negandogli la tracheostomia. In ogni caso mentono, Alfie non è in coma e interagisce comunque.
Quindi Alfie non grida, non si contorce, eppure passa che è accanitamente tenuto in vita per volontà dei suoi genitori con mezzi sproporzionati.
No, non grida e non si contorce. È calmo, anche se è certamente intontito dai farmaci.
Come procederanno i legali della famiglia ora?
La Corte dovrà decidere se dare retta all'ospedale. I genitori chiederanno comunque alla Corte il trasferimento del figlio all’estero in nome del diritto, ora negato, alla cura.
Come stanno i genitori?
La cosa più tremenda è che l'ospedale li ha visti in lacrime rifiutando loro ogni tentativo di cura. E nell’ultimo incontro l'Alder Hey Children’s Hospital ha spiegato loro che nessuno farebbe se non quello che è già stato fatto dai suoi medici. I genitori hanno quindi presentato delle carte dimostrando che c’è già chi è pronto a fare la tracheostomia e a cominciare delle cure. Ma l’ospedale, imperterrito, ha risposto di agire nel “miglior interesse” di Alfie. Peccato che non sia mai nell’interesse di un bambino morire, specialmente quando continua a vivere.
Si è sentito dire per Charlie Gard che la gente non poteva capire, che “questi bambini vanno lasciati andare”, che “non bisogna accanirsi” tenendoli in vita (chi ha questo potere?). E quel che è più grave è che lo si è sentito dire in maniera molto snob da esperti cattolici.
Eppure, come ha mostrato il legale della famiglia, l’ospedale ha messo nero su bianco che “ogni trattamento (per Alfie, ndr) è futile e la sua qualità di vita è o povera o senza senso”. Sì avete letto bene, “senza senso”.
Ci chiediamo come ci si possa fidare di sistemi legali che delegano ai tribunali la vita e di medici che giudicano “senza senso" l'esistenza di bambini che stanno espiando chissà quanti peccati e salvando chissà quante anime. Ma forse che anche noi cristiani pensiamo paganamente come loro quando diciamo che “non ha senso accanirsi” su una vita sofferente? Forse sì. Forse anche noi abbiamo dimenticato ciò che Cristo è venuto a svelarci, ossia che nulla per Lui ha più senso e valore della sofferenza di un innocente, per la cui vita vale la pena lottare fino alla fine. Alleviando il dolore (e non lasciando nessuno senza cure nella speranza che muoia) sapendo che fa parte della vita. Consapevoli che se davvero il malato deve morire, non ci sarà terapia che tenga, prima o poi morirà. Ma naturalmente e senza essere eliminato prima del tempo stabilito da Dio, che ci permette di vivere al cospetto di un mistero tanto grande.