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IN OCCIDENTE

I cattolici sono discriminati, non solo a causa del mondo

"Clerico-fascisti", "omofobi" e "islamofobi". Così vengono bollati oggi coloro che professano apertamente il loro credo e la fedeltà al Magistero della Chiesa. Un'indagine del governo scozzese dimostra che la popolazione cattolica è la più discriminata. Ma un episodio dimostra che la colpa è anche dei credenti.

Vita e bioetica 27_03_2018

"Clerico-fascisti", "omofobi" e "islamofobi". Così vengono bollati oggi i cattolici che professano apertamente il loro credo e la fedeltà al Magistero della Chiesa cattolica, con parole astutamente inventate dalla neo-lingua per proteggere la morale relativista giustificando la violenza contro i cristiani. Spesso pesantissima come nel caso dell'attacco delle femen all'arcivescovo belga Andre-Joseph Leonard (nella foto sopra).

Così gli episodi di discriminazione crescono senza che nessuno se ne scandalizzi. A denunciarlo è lo stesso governo scozzese, dove le offese riguardano oltre che le persone anche le Chiese e i sacramenti. Per questo, dopo l’ennesimo episodio dissacrante (una chiesa vicino a Glasgow è stata vandalizzata e il Santissimo Sacramento profanato) Elaine Smith, un membro del parlamento scozzese ha sollevato la questione di fronte al governo già conscio del problema.

A confermare la denuncia della Smith è infatti un rapporto governativo da cui emerge che i cattolici sono le principali vittime (il 57 per cento) di tutti i crimini religiosi avvenuti nel paese. Si riscontra inoltre che l’attacco alla fede cattolica cresce ogni anno del 14 per cento. La parlamentare ha quindi chiesto al governo di «andare a sentire quali sono le preoccupazioni della popolazione cattolica». Aggiungendo che tutti si preoccupano dell’"omofobia" o del fascismo, ma mai delle discriminazioni di chi appartiene alla Chiesa romana. Lo stesso vescovo di Glasgow, Philip Tartaglia, ha dichiarato che il problema non è il «settarismo» ma se mai «l’anti-cattolicesimo».

La denuncia scozzese arriva proprio nel momento i cui le agenzie di adozione della diocesi americana di Filadelfia rischiano di vedersi sottratti tutti i sussidi pubblici ricevuti per l’enorme servizio sociale fatto in questo campo. Dopo che la città ha annunciato che le strutture che si oppongo all’adozione delle persone dello stesso sesso non potranno più lavorare per il Comune, Kenneth A. Gavin, portavoce della diocesi guidata dal vescovo Charles Chaput, ha ribadito che «la Chiesa cattolica non appoggia le unioni fra persone dello stesso sesso…perciò i servizi sociali cattolici non possono pensare di avviare l’adozione in contesti di unioni dello stesso sesso». La decisione della città colpisce anche la Bethany Christian Services, un’associazione globale no-profit presente in 36 Stati. 

Non tutti i cattolici reagiscono come la diocesi americana, preferendo assecondare il mondo e facendo sì che la discriminazione acquisti di ferocia. Basti pensare al caso scoppiato in Usa per via degli attacchi subiti da uno studente di un college cattolico che ha difeso pubblicamente il matrimonio fra uomo e donna.

Michael Smalanskas, studente di 22 anni presso il College cattolico di Providence (Rhode Island) diretto dai frati domenicani della provincia di San Giuseppe, aveva appeso sulla bacheca del dormitorio l’immagine di alcuni sposi con scritto: «Il matrimonio come lo ha inteso Dio». Sono bastate poche ore perché il ragazzo venisse allontanato per motivi di sicurezza dal campus, mentre un gruppo di studenti lo denigrava ponendo sulla bacheca un disegno in cui Smalanskas veniva violentato da un uomo. Quel che colpisce è che si tratta di studenti che hanno scelto di frequentare un college cattolico. Tanto che Kristine Goodwin, vice presidente degli “Affari Studenteschi”, ha inviato una email ai leader degli studenti incoraggiandoli ad organizzare una marcia “anti-omofobia” in risposta alla scritta sulla bacheca, che non faceva che ribadire l’insegnamento della Chiesa.

Ancor peggio è il fatto che il rettore, padre Brian Shanley, non solo non ha condannato le minacce e i disegni violenti e pornografici contro Smalanskas, ma ha dichiarato che «è proprio di un’università cattolica prendere in considerazione le opinioni di coloro che non sono d'accordo con l'insegnamento della Chiesa». Ma come si possono definire "opinioni" gli atti violenti e non prendere le parti di chi viene discriminato per il fatto di credere in ciò che la fede cattolica dell'università che frequenta insegna?

A rispondere è stato il vescovo della diocesi, Thomas Tobin, che ha scritto una lettera data 21 marzo a Smalanskas, lodandolo per il suo «coraggio» e denunciando il comportamento riprovevole nei suoi confronti. «Ammiro e lodo il tuo coraggio nell’esporti per proclamare gli insegnamenti della Chiesa sul Santo Matrimonio...È davvero triste che, in risposta alla pubblicazione sulla bacheca, tu abbia subìto attacchi beffardi e personali, specialmente in un campus cattolico», ha sottolineato il vescovo dicendosi anche lieto per il fatto «che un certo numero di importanti professori del Providence College, così come i cappellani del College, si sono fatti avanti per sostenerti».

Quest’ultimo episodio dimostra che se da una parte l’odio sociale contro la fede ha trovato il modo di giustificare questi atti, facendo apparire i cattolici come i carnefici meriteveoli di punizioni, spesso c’è anche una complicità delle vittime. Per questo Tobin ha fatto capire al rettore dell’università che se non vigilerà per difendere il Magistero, la sua missione fallirà. «Penso - ha concluso il vescovo - che abbiamo il diritto di presumere che coloro che insegnano o che studiano in una scuola cattolica accettino, o almeno rispettino, l'identità dichiarata, la missione e gli insegnamenti fondamentali della Fede. Altrimenti ci sono molte altre buone opzioni per l'istruzione universitaria da poter scegliere se c'è chi si sente realmente minacciato o a disagio di fronte agli insegnamenti della Chiesa». 

È in corso una battaglia fuori e dentro la Chiesa, il cui esito dipenderà molto non solo dalla ferocia anticlericale del mondo ma dalla pusillaminità o dall'amore per la propria fede pubblicamente testimoniato dai cattolici.