«Macché Charlie, io sono vescovo». Si dimette Leonard
L'attuale primate del Belgio, André-Joseph Leonard, ha raggiunto i 75 anni e ha consegnato al Papa la sua lettera di dimissioni. Leonard è conosciuto per le sue posizioni ferme su aborto, eutanasia e matrimonio. Dopo l'attentato di Parigi disse con schiettezza che lui non era Charlie, ma «je suis un éveque»”.
L'attuale primate del Belgio, monignor André-Joseph Leonard, ha raggiunto i 75 anni e ha consegnato al Papa la sua lettera di dimissioni per raggiunti limiti di età. Nominato arcivescovo di Bruxelles nel 2010 da Benedetto XVI, è conosciuto per le sue posizioni ferme su aborto, eutanasia e matrimonio. I giornali locali festeggiano, sperando che il vescovo lasci presto il suo posto, ma non è detto che questo avvenga immediatamente, il Papa, infatti, potrebbe chiedere a mons. Leonard di rimanere ancora un po' nel suo ruolo di primate.
Molti forse ricorderanno l'arcivescovo di Bruxelles quando rimase imperterrito mentre le Femen, il gruppo di sex-estremiste che gira il mondo in cerca di attenzioni, gli gettarono in faccia acqua urlando slogan a favore del matrimonio omosessuale e contro l'omofobia. In altre occasioni l'avevano già omaggiato con una torta in faccia. «Tutti mi considerano arciconservatore», ha detto mons. Leonard, «e come potrebbe essere altrimenti essendo io arcivescovo?». Questa sottile e sacrosanta ironia forse non è ben chiara a molte sue pecorelle, né ad alcuni suoi confratelli nell'episcopato. Tra i candidati alla successione, infatti, c'è soprattutto l'attuale vescovo di Anversa, mons. Johann Bonny, che su certi temi ha una visione della dottrina e della pastorale molto diverse da quelle di Leonard. Nel dicembre scorso le sue dichiarazioni al quotidiano “De morgen” fecero il giro del mondo. «Dobbiamo valutare all’interno della Chiesa», disse mons. Bonny, «il riconoscimento formale della relazionalità che è presente anche in molte coppie gay. Come nella società ci sono una serie di quadri giuridici per le coppie, anche all’interno della Chiesa dovrebbero esserci una varietà di forme di riconoscimento».
La candidatura di mons. Bonny è caldeggiata anche da influenti teologi, come ad esempio il professore di diritto canonico dell'Università di Lovanio Rik Torfs. In una recente dichiarazione il prof. ha ricordato che mons. Leonard era stato nominato cinque anni fa da un Papa «che era più conservatore», mentre ora, con papa Francesco, «le persone sperano in qualcuno che abbia una mentalità più aperta, ad esempio sui temi della sessualità». Per questo, dice Torfs, «potrebbe andare benissimo Johan Bonny».
Altri possibili candidati alla sostituzione di Leonard vengono indicati nell'attuale vescovo di Tournai, mons. Guy Harpigny, e in mons. Jean-Pierre Delville, vescovo della diocesi di Liegi, che appartiene alla Comunità di S. Egidio. Secondo altre fonti potrebbe essere nominato mons. Leon Lemmens, attuale vescovo ausiliare della diocesi di Bruxelles, anch'egli vicino alla Comunità di S. Egidio, ma considerato più in linea con l'attuale arcivescovo. Nelle grazie del cardinale Daneels, sempre influente a Roma, oltre a mons. Bonny, c'è anche mons. Josef De Kesel, vescovo di Bruges, che già era dato come possibile sostituto dello stesso Daneels nel 2010. Il cattolicesimo belga versa in una condizione di grave crisi: scarsissima partecipazione alla santa messa, endemica carenza di vocazioni, pochissimi matrimoni religiosi. La nomina di Leonard, che succedeva a Daneels, ha provato ad invertire un po' la rotta, ma non ha potuto far molto contro decenni di scelte “pastorali” decisamente controcorrente. L'episcopato belga è noto per aver condotto un'aperta contrapposizione all'enciclica Humanae Vitae del beato Paolo VI, mentre nel corso del post-Concilio percorreva la via di un facile abbandono di certe pratiche tradizionali della fede, come ad esempio le processioni eucaristiche o il rosario. Sono arcinote poi le prese di posizione di Daneels, primate del Belgio dal 1979 al 2010, ad esempio per mettere in discussione l'insegnamento della Chiesa sull'ordinazione delle donne o sulle unioni civili.
Monsignor Leonard in questi cinque anni ha dato un'immagine pubblica della Chiesa decisamente in controtendenza rispetto al predecessore. Di fronte alle leggi sull'eutanasia, estese in Belgio anche ai bambini, ha chiesto di pregare e digiunare, e si è sempre pronunciato in modo netto contro aborto e unioni tra persone dello stesso sesso. Anche rispetto al Sinodo sulla famiglia ha detto parole chiare: «Ci sono alcuni punti su cui il Magistero della Chiesa è costante ed è impensabile che si possa fare un dietro-front», disse nel gennaio scorso durante un incontro avvenuto nella sala dei professori dell'Università di Liegi. Dopo l'attentato di Parigi disse con schiettezza che lui non era Charlie, ma «je suis un éveque», ribadendo che tutti siamo legati alla libertà di espressione, ma «quando la satira diventa blasfemia», disse «io credo non c'entri più niente con la libertà di espressione». Da parte sua mons. Leonard dice che non ha particolari aspettative sulla sua successione. «Non spero niente, quello che deciderà il Papa per me andrà bene. Se mi ritirerò, vorrei abitare in un santuario, se possibile. Qui potrei leggere e scrivere, confessare e predicare».