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CONTINENTE NERO

Guinea, l'ennesimo golpe militare africano

In Guinea Conakry, Paese dell'Africa occidentale, i militari delle forze speciali hanno preso il potere con la forza, deponendo il presidente Alpha Condé, che si era fatto rieleggere per la terza volta di fila. I militari denunciano la corruzione e promettono il ritorno della democrazia. Dal 1960 ad oggi si contano 200 golpe in Africa, riusciti o meno.

Esteri 11_09_2021
Mamady Doumbouya (al centro)

I militari delle Forze Speciali, un gruppo d’elite, hanno preso il potere in Guinea Conakry il 5 settembre guidati dal tenente colonnello Mamady Doumbouya. Deposto e arrestato il presidente Alpha Condé, si sono presentati alla nazione e al mondo come il neo costituito Comitato nazionale di riconciliazione e sviluppo, hanno annunciato la chiusura delle frontiere, la sospensione della costituzione e la destituzione di tutti i ministri e i governatori regionali, ai quali è stato proibito di lasciare il paese. Nel loro primo comunicato i golpisti si sono mostrati avvolti nella bandiera nazionale rossa, oro e verde e hanno detto di aver agito a causa della corruzione sfrenata, oltre ogni immaginazione, del malgoverno, della strumentalizzazione della giustizia, delle istituzioni democratiche tradite, dei diritti della popolazione violati, della povertà che ne affligge tanta parte.

A queste motivazioni, tutte effettivamente condivisibili, si aggiunge l’esasperazione per il fatto che lo scorso anno il presidente Condè, 83 anni, eletto due volte e in carica dal 2010, ha ottenuto l’emendamento dell’articolo della costituzione che limitava a due i mandati presidenziali che un cittadino può svolgere, si è quindi potuto candidare per un terzo mandato, nonostante vivaci contestazioni, e ha vinto ancora una volta. Si capisce che i partiti all’opposizione abbiano approvato il colpo di stato e accolto con soddisfazione l’annuncio di una nuova costituzione, la formazione di un governo di unità nazionale e quanto prima la restituzione del potere ai civili. Le strade della capitale Conakry si sono riempite di gente in festa. Intervistato dalla Bbc, Mamoudou Nagnalen Barry, uno dei fondatori del Fronte nazionale per la difesa della costituzione, ha spiegato le emozioni contrastanti dell’opposizione: “sono purtroppo felice. Non vogliamo rallegrarci di un golpe, ma, data la situazione attuale della Guinea, dobbiamo dire che siamo felici di quel che è successo perché, senza questo golpe, il paese avrebbe continuato a essere intrappolato nel potere senza fine di una persona che voleva restare al potere per sempre”.  

Se i militari manterranno le promesse di democrazia e buon governo si capirà nelle prossime settimane. Il loro è il terzo colpo di stato del paese (più un quarto fallito nel 1985). Il primo risale al 1984. Era appena morto il presidente Sekou Touré, al potere dal 1958, anno dell’indipendenza. Acclamato come padre fondatore della patria e liberatore dal giogo coloniale, è stato uno dei dittatori più corrotti e spietati del continente. Dopo di lui, dal 1984 al 2008, ha governato il paese Lansana Conté, meno feroce, ma altrettanto corrotto. Lo stesso si può dire del suo successore Condé, primo presidente eletto dopo altri due anni di potere militare in seguito al golpe di Moussa Camara nel 2008.

La Guinea dispone di ingenti risorse minerarie: bauxite, ferro, uranio, petrolio, diamanti. Le sue performance economiche sono più che buone. Il suo prodotto interno lordo cresce da anni con tassi di incremento invidiabili: 5,6 per cento nel 2019, 5,2 per cento nel 2020, nonostante la pandemia, con punte massime fino al 10,8 per cento. Ma proprio per questo è la conferma che in Africa crescita economica non significa sviluppo umano, non quando il controllo delle risorse economiche e dei loro proventi è affidato a governi corrotti, a leadership irresponsabili e avide.  

“Non siamo qui per scherzare – ha detto il colonnello Doumbouya rivolgendosi alla popolazione sulla TV di stato il giorno del golpe e poi parlando a France 24 – il nostro obiettivo è far sì che i guineani siano uniti e godano di tutti i benefici del paese. Impareremo dagli errori commessi da noi tutti, non faremo gli errori del passato”. Il colonnello ha anche citato l’ex presidente del Ghana, Jerry Rawlings, autore di due colpi ti stato, nel 1979 e nel 1981, che aveva così giustificato il proprio operato: “se il popolo è schiacciato dai suoi leader, è compito dell’esercito restituirgli la sua libertà”. “La personalizzazione della vita politica in Guinea è finita – ha aggiunto – non affideremo più la politica a un uomo, la affideremo al popolo”.

Ma, come qualcuno ha commentato, le giunte militari sono notoriamente “volubili”. Essendo prive di controllo, non c’è garanzia che mantengano le promesse e, va aggiunto, se in Guinea non lo facessero la ferma disapprovazione espressa dai leader del Ecowas, la Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale di cui il paese fa parte, e dell’Unione Africana potrebbero servire a ben poco. Questo colpo di stato è il quarto in un anno nella regione: uno è stato tentato in Niger lo scorso marzo, ma è fallito, due sono stati fatti in Mali nel settembre 2020 e a maggio del 2021, e a nulla sono valse le rimostranze internazionali.

Questo, insieme ad altri fattori, fa pensare a un progressivo deterioramento delle istituzioni democratiche in Africa Occidentale. Più in generale, l’epoca dei colpi di stato sembra non vedere la fine in Africa anche se la loro frequenza è diminuita. Dal 1960 al 2000 se ne sono contati circa quattro all’anno, negli ultimi 20 anni “solo” due all’anno. Jonathan Powell e Clayton Thyne, due ricercatori statunitensi, hanno calcolato che, dalla fine della colonizzazione europea, i tentativi di deporre un capo di stato sono stati più di 200, circa la metà dei quali hanno avuto successo, anche se in certi casi per un periodo breve. Tra i paesi che hanno avuto più colpi di stato il primato va al Sudan con 15, cinque dei quali riusciti, seguito da Burundi con 11, Sierra Leone e Ghana con 10, Isole Comore con nove. Mali, Guinea Bissau, Benin, Nigeria e Burkina Faso di golpe ne hanno subiti otto ciascuno. Il Burkina Faso detiene il primato continentale dei golpe realizzati con successo: sette. All’Africa va quello di essere il continente in cui si sono fatti più colpi di stato.