Green pass, obbligo in arrivo. Siri: "Ferito lo Stato di diritto"
Domani, martedì 20 luglio, il governo Draghi (anzi, la “cabina di regia”) deciderà sull’introduzione di un green pass obbligatorio, per accedere a gran parte dei luoghi pubblici. Le maggiori resistenze arrivano da Lega e Fratelli d'Italia. "Non c’è necessità di restringere il perimetro delle libertà personali - spiega il senatore Armando Siri (Lega) alla Nuova Bussola Quotidiana - Questo può essere compresso solo in caso di pericolo grave per la vita dei cittadini". E noi non siamo in emergenza. "Abbiamo, per fortuna, le terapie intensive vuote, i morti quasi azzerati, non sussistono le condizioni per introdurre queste misure restrittive della nostra libertà". Che rappresenterebbero "un precedente gravissimo e una ferita indelebile allo Stato di diritto".
Domani, martedì 20 luglio, il governo Draghi (anzi, la “cabina di regia”) deciderà sull’introduzione di un green pass obbligatorio, per accedere a gran parte dei luoghi pubblici. Il green pass, che può essere esibito da chi è guarito dal Covid entro 6 mesi, chi è stato vaccinato entro 9 mesi e chi è risultato negativo al test col tampone da non più di 48 ore. Chi ne sarà sprovvisto potrebbe subire una multa di 400 euro. E cinque giorni di chiusura per il gestore che non controlla.
Il dibattito è sul “quanto” più che sul “se”: assodato che l’obbligo verrà introdotto, si discute ancora su quanti servizi dovranno richiederlo obbligatoriamente ai loro utenti. Secondo i fautori della linea “dura”, fra cui il ministro della Salute Roberto Speranza, si deve limitare l’obbligo di green pass a tutti i servizi: trasporti pubblici nei tragitti di lunga percorrenza, luoghi di assembramento di massa (concerti, stadi, discoteche, ecc…), palestre e piscine, cinema, musei e cerimonie pubbliche civili e religiose e infine anche ai bar e ai ristoranti. Per i “moderati”, almeno queste due ultime categorie dovrebbero essere esentate dall’obbligo.
Le maggiori resistenze all’obbligo arrivano da un partito d’opposizione e uno di governo: Fratelli d’Italia e Lega. In quest’ultimo partito, che fa parte dell’esecutivo Draghi, uno dei più esplicitamente contrari al nuovo “dovere civico” è il senatore Armando Siri, già sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti nel primo governo Conte. «Non c’è necessità di restringere il perimetro delle libertà personali – spiega il senatore alla Nuova Bussola Quotidiana - Questo può essere compresso solo in caso di pericolo grave per la vita dei cittadini».
Senatore Siri, lei ritiene che non siamo in stato di emergenza?
Abbiamo, per fortuna, le terapie intensive vuote, i morti quasi azzerati, non sussistono le condizioni per introdurre queste misure restrittive della nostra libertà. Il ministro della Salute venga in Parlamento e porti i dati che giustificherebbero una tale iniziativa. Se questi dati non ci sono, e non ci sono, il Parlamento ha il dovere di respingere qualunque atto legislativo che rappresenti un precedente gravissimo e una ferita indelebile allo Stato di diritto.
Senatore Siri, oggi sta passando il concetto che lo Stato di diritto possa essere “superato” in caso di emergenza?
Intanto, attualmente, non c’è stato di emergenza. Lo ribadisco. Se vi fosse e fosse grave, sia io che lei che chiunque altro dia importanza alla difesa dello Stato di diritto, si renderebbe conto della necessità di intervenire, in emergenza, in via straordinaria, in via temporanea. Ma oggi, appunto, non ci sono proprio le condizioni che giustifichino la compressione dello Stato di diritto. Non vediamo morire le persone per strada, non ci sono le terapie intensive piene.
Si parla, però, di un aumento di contagi, l’indice Rt è tornato sopra l’1…
Si è promossa molto la campagna vaccinale, come soluzione principale per uscire dall’emergenza. Io ho sempre dato voce anche a medici che avvertivano come i vaccini non ci avrebbero garantito un’immunità sterilizzante, quindi, fin da subito, non avremmo dovuto stupirci in caso di persone vaccinate che poi risultino positive al Covid. Solo adesso Walter Ricciardi (già consulente del ministro Speranza, ndr) ha ammesso che le varianti “bucano” il vaccino. Ma di che positivi parliamo, piuttosto? Se è una curva di asintomatici, non si crea il problema peggiore che è quello del sovraffollamento degli ospedali. L’importante è usare la ragione e i dati. Non possiamo farci prendere la mano da fanatismi.
Cosa farà la Lega per opporsi?
E’ sconcertante che queste misure siano prese ancora per decreto, non attraverso un dibattito parlamentare. In parlamento si discuterà e sicuramente voterò contro e, come me, anche molti altri colleghi. Milioni di italiani sono contrari o quantomeno perplessi per queste nuove misure. Ci potrebbe essere anche un problema di ordine pubblico, le persone potrebbero scendere in piazza, come sta accadendo in Francia, quale reazione a tutte le forzature autoritarie ingiustificate.
Ma la società italiana non si è assuefatta alla limitazione della libertà?
Purtroppo la paura è un sentimento irrazionale ed è paralizzante. Ma adesso la paura sta scemando. Finora ci hanno detto che, se ci fossimo vaccinati, saremmo tornati alla vita di prima in sicurezza. Adesso, al contrario, si pone l’accento sulle varianti del virus e si mette ancora una pulce nell’orecchio: forse, nonostante il vaccino, si devono introdurre altre misure restrittive. E forse, allora, qualcuno inizierà a sentirsi preso in giro e a svegliarsi dallo stato di paura permanente.
A proposito, lei ha seguito personalmente anche il caso del ragazzo di Fano, ricoverato con Tso perché protestava contro l’obbligo di mascherina a scuola. Era necessario un ricovero coatto?
E’ un ragazzo lucido che, in quella occasione, stava solo difendendo i suoi diritti. Non ha fatto veramente nulla per cui si potesse richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Men che meno un Tso. Se un ragazzo viola il regolamento scolastico sulla mascherina, al massimo lo si sospende, non lo si sottopone a trattamento sanitario. E’ stata una pagina veramente brutta della nostra storia e una ferita grave nel tessuto dell’ordinamento dei diritti costituzionali e democratici del paese.
E se il green pass, oltre alla mascherina, divenisse obbligatorio, cosa potrebbe succedere?
Col green pass aumenterà la tensione sociale. Ma vediamo anche il lato positivo: forse può essere l’occasione, per una società apparentemente assuefatta, di rendersi conto che ciò che si dà per scontato, scontato non è. Se non vigiliamo, tutto ci può essere sottratto, anche la libertà personale e i diritti costituzionalmente garantiti.