Grazie al virus le lobby spingono per espandere eutanasia e aborto
Mentre gli ospedali si riempiono, si cerca di non far diminuire l'aborto e l'eutanasia domandando leggi più permissive. E, approfittando dei Parlamenti chiusi, le lobby provano ad ottenere la morte fai-da-te. Sorge il sospetto che a prevalere durante il coronavirus non sia l'altruismo ma la logica dell'autoconservazione, per cui da una parte si può consegnare la propria libertà e dall'altra chiedere che non abbia limiti.
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- RU486 A DISTANZA, FOLLIA NEGLI USA, di Giuliano Guzzo
- ORE 12: IL MONDO PREGA COL PAPA di Nico Spuntoni
- LE TREMENDE RESPONSABILITA' DI GOVERNO di Romano l'Osservatore
- IL TESTO DELLA CONSACRAZIONE DEL PORTOGALLO AI SACRI CUORI
Il mondo piange le morti di migliaia di persone, in maggioranza anziane. Una grande eredità, un sostegno per il Paese, per i nostri figli. Fa però sorgere delle domande il fatto che mentre tutti urlano all’altruismo, chiedendo alla gente di serrarsi indiscriminatamente in casa, nessuno si stracci le vesti quando, anche in questi tempi di blocco degli ospedali, l’aborto in Italia viene considerato come un servizio essenziale così come l’eutanasia.
Partiamo da quest’ultima. Nei Paesi dove questa e il suicidio assisto sono legali si sta pensando di inviare via posta le pillole letali alle persone che la domandano. Kim Callinan, fra i leader del movimento pro eutanasia in America, ha affermato che il coronavirus è un’opportunità per il suicidio assistito: «La tele-morte - ha scritto la donna - sta guadagnando di importanza come modalità cruciale per fornire assistenza medica». In poche parole il paziente consulta il medico con una video chiamata per ricevere direttamente a casa le pasticche mortali. Non è facile capire l’occasione ghiotta per questo mercato che, in un momento in cui bisognerebbe aiutare le persone malate e sole a non scoraggiarsi, punta il suo business sulla disperazione che il virus sta facendo crescere (i suicidi degli infermieri e dei malati di covid-19 così come i Tso stanno aumentando).
Negli Stati Uniti invece diverse cliniche del colosso abortista Planned Parnthood stanno chiudendo su richiesta di alcuni Stati (qui solo un esempio) come Texas, Ohio, Mississippi per cui ci si sta affrettando a domandare l’incremento dei servizi di aborto casalingo (con la pillola Ru486) e la consulenza del medico mediate video chiamata. Mentre in Gran Bretagna, dove la legge richiede il via libera di due medici, tredici di loro hanno domandato al segretario della Sanità, Matt Hancock, di modificare la norma in modo che sia solo un medico o infermiera o ostetrica a dare il va libera, data l’emergenza che richiede al personale sanitario di occuparsi di altro. Ma Hancock a cercaro di fare ben di più permettendo l’aborto casalingo, mai legalizzato in Gran Bretagna, in nome dello stato di eccezione. Anche se ieri il governo ha fatto marcia in dietro. Ma l'idea è così piaciuta che anche in Irlanda del Nord si sta cercando di ottenere l'aborto casalingo. Anche in Italia c'è chi comincia a denunciare gli aborti mancati per spingere sullo stesso fronte (si legga questa lettera al Quotidiano Sanità). Dunque, mentre si sostiene che si vogliono salvare vite a tutti i costi si fa di tutto per eliminarne altre, sfruttando l’emergenza per ottenere ciò che farà crescere il numero di piccoli uccisi.
Ma non eravamo diventati un paese altruista dove non si fa che ripetere che bisogna stare in casa, e non andare nemmeno a Messa o in Chiesa, per salvare le persone più fragili? Questa domanda non può non aprici gli occhi sul fatto che la logica del “chiudiamoci tutti in casa” non sia sempre così altruista. C’è chi la segue (augurando la morte a chi solo mette un piede fuori di casa) perché in realtà più che degli anziani è interessato a salvare la propria pelle. Certo si potrebbe sostenere che l’eutanasia è una scelta mentre l’ammalarsi di coronavirus no, ma il ragionamento crolla di fronte alla logica dell’aborto a tutti i costi, dove in nome della nostra salute e della nostra libertà (qui non accettiamo che sia ristretta) siamo disposti ad uccidere un essere innocente. E allora non può non venire il sospetto che la generosità (di cui il mondo sembra improvvisamente diventato capace) sia più che altro una retorica politicamente corretta (e anche molto comoda) in cui ci si rifugia nelle proprie sicurezze senza preoccuparsi troppo del bene comune, del futuro e quindi della salute dell’Italia che presto si potrebbe trovare letteralmente in ginocchio.
La logica dell’auto-conservazione può essere infatti la stessa dell’aborto: “Mors tua, vita mea”. Forse anche per questo, quando si ipotizza che, mentre si tengono in quarantena gli anziani e i deboli, le persone sane sotto i 55/60 anni dovrebbero essere disposte a prendere il virus per cercare di creare una immunità di gregge, si rischia di venire lapidati.
Tutto questo ci dice che la libertà non è fare ciò che si vuole: abortire, uccidersi e, in caso di coronavirus, addirittura privarsene nell’attesa che la gente muoia, il virus passi e nella speranza che non tocchi a noi. La libertà è affermare il bene, un bene più grande (quello comune) del nostro interesse di singoli, e quindi anche sacrificarsi per l’altro.