Il governo deve riconoscere le sue tremende responsabilità
Il governo Conte si richiama all'unità nazionale per tacitare le critiche e scarica sui cittadini la responsabilità della diffusione dell'epidemia. Ma il governo stesso deve prima di tutto riconoscere le sue responsabilità più gravi. Come il non aver fatto nulla dal 31 gennaio (quando ha proclamato l'emergenza) allo scoppio del primo focolaio
Di fronte a situazioni di crisi così gravi e diffuse, come il coronavirus certamente è, si suol dire che occorre da parte di tutti il più grande spirito di unità. Giustissimo! Ma i primi a dover sentire questo impegno, e ad attenervisi, dovrebbero essere i responsabili massimi delle decisioni, in questo caso il governo nazionale. Così non è e non è stato, ed è giunto il momento di denunciarlo con forza. Vediamo.
Si comincia da subito, il 31 gennaio. In quella data il governo proclama lo stato di emergenza per l’Italia per la durata di sei mesi. Lo fa senza informarne nessuno, nè il Parlamento nè l’opinione pubblica. E senza prendere alcun provvedimento, nè di natura sanitaria, nè di ordine pubblico o altro, atto a scongiurare o perlomeno ritardare l’emergenza stessa. Capite? Il governo sa che un’emergenza gravissima è in atto o in arrivo. E non fa assolutamente nulla. Quell’inazione, quel ritardo, ci faranno perdere tempo preziosissimo per affrontare il virus, e ne aumenteranno la potenza omicida. Forse sarebbe opportuno che qualche solerte magistrato, così pronto in altri casi, già da ora aprisse un fascicolo per verificare le disastrose conseguenze di quelle scelte.
Proseguiamo. Sfioro appena le pesanti osservazioni che si potrebbero fare sulle modalità della comunicazione (istituzionale?!) del premier Conte, che utilizza più volte un canale privato straniero (Facebook) per annunciare con un’approssimazione che lascia nel dubbio milioni di cittadini, provvedimenti che chiama Dpcm ma che in realtà ancora non sono stati presi! Mi soffermo invece su due messaggi veicolati dalla comunicazione di Conte ma anche di diversi ministri e di importanti membri della maggioranza, che sono del tutto inaccettabili.
Il primo messaggio non si limita a richiamare il valore dell’unità, ma fa intendere e a volte dichiara esplicitamente che le critiche all’autorità e alle sue decisioni sarebbero inaccettabili, antipatriottiche. Eh no, cari signori, questo non avete proprio la potestà di dirlo! L’opposizione ha non solo il diritto, ma anche il dovere di criticare l’operato del governo e di avanzare controproposte, sempre! E non c’è alcun delitto di lesa maestà. E così hanno il diritto di critica i cittadini, gli studiosi, la stampa, chiunque. Tanto più che di errori ne avete fatti, e molti, e continuate a farli. Basti pensare a come avete tentennato a prendere provvedimenti, a come avete lasciato senza mascherine, senza dispositivi sanitari i medici, gli infermieri, gli stessi malati, a come avete cercato di nascondere le vostre responsabilità dietro quelle di presidenti di regione e sindaci. In Lombardia la Protezione civile nazionale è arrivata al punto di far sequestrare un carico di mascherine acquistate sul mercato internazionale dalla regione e giunte a Malpensa, per distribuirle poi qualche giorno dopo come se le avesse procurate lei!
Il secondo messaggio che trasmettete è ancora più vile e inaccettabile. Insieme alla richiesta, giusta e insistita, ai cittadini di rispettare le regole imposte (‘State in casa!’), si ripete fino all’ossessione che la fine del contagio dipende solo dal comportamento dei singoli. Anche qui ripeto: no, cari signori del governo! Il comportamento di noi cittadini è certamente importante, e voi stessi ormai dovete riconoscere che seguiamo le dure restrizioni pressocchè alla lettera. Ma vogliamo parlare dei vostri tentennamenti nello scegliere le strategie più appropriate, dell’approssimazione dei dati che fornite (abbiamo scoperto due giorni fa che i contagiati sono dieci volte più numerosi di quelli che voi comunicate giornalmente), per non parlare dei messaggi irresponsabili di minimizzazione: vero sindaco di Milano, Sala, col tuo slogan “Milano non si ferma”? Vero Zingaretti, col tuo aperitivo a sostegno di Sala? I dieci giorni che intercorrono dall’aperitivo alla chiusura della città saranno decisivi per l’espandersi dell’epidemia... Altro che parlare di una responsabilità esclusiva di noi cittadini!
E ancora - ma l’elenco potrebbe essere ben più lungo - occorre parlare della discrepanza inaccettabile tra l’annuncio di aiuti economici e la loro effettiva disponibilità.
Sembra incredibile, ma non un solo euro è stato ancora distribuito. Confindustria ha calcolato in 100 miliardi al mese il danno per l’economia, il governo ne ha stanziati 25 ma non un euro è stato versato. E la burocrazia ferma e rallenta anche le offerte private, ad esempio i fondi stanziati da Banca Intesa sono rimasti fermi quindici giorni in attesa di un protocollo di intesa...