Gli ultimi ebrei etiopi chiedono di emigrare in Israele
Quasi 80.000 ebrei etiopi sollecitano il permesso di emigrare in Israele per ricongiungersi ai famigliari già residenti nel paese
Gli ebrei etiopi hanno colto l’occasione di una visita del presidente Israele Reuven Rivlin in Etiopia, iniziata il 1° maggio, per chiedergli di aiutarli a emigrare in Israele per riunirsi ai famigliari già residenti nel paese. Secondo i leader ebrei sono quasi 80.000 le persone in attesa di emigrare in Israele. Tutte sostengono di discendere da ebrei convertitisi al cristianesimo in passato, per lo più sotto costrizione. Nei mesi scorsi migliaia di persone hanno manifestato in Israele chiedendo al governo di fare di più per gli ebrei che vivono in Etiopia. Tuttavia la richiesta di emigrare giunge in un momento difficile, segnato da tensioni dovute al fatto che il governo israeliano considera gli immigrati illegali, in gran parte originari del Sudan e dell’Etiopia, una minaccia alla sicurezza e all’identità del paese e ne ha quindi deciso il rimpatrio o in alternativa il trasporto in paesi terzi disposti a ospitarli. Lo scorso aprile tuttavia il piano è stato sospeso. Tra il 1977 e il 1970 migliaia di ebrei etiopi, noti come falascia, fuggirono in Sudan dove però incontrarono ostilità e privazioni. Il governo di Israele ne decise quindi il trasporto tramite un ponte aereo. Con tre operazioni tra il 1984 e il 1991 circa 90.000 ebrei raggiunsero Israele dove li attendeva un difficile processo di integrazione nella vita sociale ed economica.