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RISCHIO SCISMA

Germania, la dura vita dei vescovi fedeli al Catechismo

Alcuni giovani tedeschi contestano monsignor Burger con slogan arcobaleno chiedendo benedizioni per le coppie gay. Sacerdoti ribelli tacciano di “omofobia” l'intervista di mons. Ipolt alla Bussola. Con questa pesante aria anti-Chiesa pochi si espongono, ma tra essi c’è il cardinale Cordes, che spiega le storture del Cammino Sinodale.

Ecclesia 26_05_2021

Dura la vita dei vescovi cattolici nella Germania ad un passo dallo scisma. Specie di quelli intenzionati a rimanere fedeli al Catechismo della Chiesa Cattolica. Pochi giorni fa, recatosi a Überlingen per un incontro ecumenico con un pastore protestante, monsignor Stephan Burger è stato accolto da una ventina di manifestanti della Katholische junge Gemeinde. I membri locali del più importante gruppo giovanile di cattolici tedeschi non erano lì per dare il benvenuto al loro vescovo ma per contestarlo con bandiere arcobaleno, cartelli con su scritto lo slogan #LoveIsNoSin (“L’amore non è peccato”) e cori per invocare la benedizione sulle coppie formate da persone dello stesso sesso.

L’arcivescovo di Friburgo, uno dei pochi presuli tedeschi ad aver accolto positivamente la pubblicazione del Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha cercato di superare l’imbarazzo della situazione, oltrepassando i contestatori ma alla fine, subissato di cori che invocavano “benedizioni per tutti” in nome dell’amore e della vita, ha dovuto affrontarli. Burger ha spiegato di essere pronto a benedire tutti individualmente, ma, all’esortazione della piccola folla che lo invitava a farlo anche per le coppie di omosessuali, l’arcivescovo ha replicato che ciò gli era impedito dall’insegnamento morale della Chiesa. Un piccolo episodio che dà bene l’idea di quale sia il clima attuale all’interno delle comunità cattoliche in Germania, con preti ribelli e organizzazioni laicali sempre più agguerrite a sfidare apertamente Roma e le gerarchie ecclesiastiche locali.

Ne sa qualcosa anche monsignor Wolfgang Ipolt, il vescovo di Görlitz che poco più di una settimana fa aveva ribadito alla Nuova Bussola Quotidiana la sua contrarietà alle benedizioni collettive che stanno andando in scena in Germania. La nostra intervista, tradotta in tedesco e rilanciata da alcuni portali del Paese, è stata commentata sui social da alcuni sacerdoti ribelli che hanno persino scomodato la parola “omofobia” nonostante i toni molto soft scelti da Ipolt per esprimere il suo pensiero.

L’aria pesante instauratasi potrebbe essere uno dei motivi per cui molti vescovi preferiscono non commentare il plateale atto di ribellione di numerosi sacerdoti in tutto il Paese e il silenzio calato su eventuali sanzioni da comminare.

Chi, invece, ha scelto di parlare apertamente della confusione nella Chiesa tedesca è il cardinale Paul Josef Cordes, da anni residente a Roma ma originario della Renania Settentrionale-Vestfalia. In un’intervista uscita ieri sul Tagespost, il presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum ha ricordato ai suoi connazionali che i “pastori consacrati sono sempre obbligati a preservare il significato biblicamente rivelato” nelle loro attività pastorali, altrimenti “la Chiesa si arrenderebbe a ciò che è desiderato dai media e appassirebbe in un corpo sociale come un partito o una squadra di calcio”. Non se la prende soltanto con la benedizione delle coppie omosessuali, ma anche con l’intercomunione perché “la cosiddetta ospitalità eucaristica sarebbe un paradosso per la Chiesa primitiva” dal momento che, come sosteneva sant’Agostino, “l’amen del destinatario vale sia per la presenza reale di Gesù sia per l’appartenenza alla comunità celebrante”.

Cordes ha anche parlato del Cammino Sinodale tedesco, interpretandolo in contrapposizione con il concetto di sinodalità inteso da Papa Francesco perché mentre quest’ultimo “si basa sul sensus fidei, osserva la struttura della Chiesa cattolica (diocesi individuale - Chiesa universale), si subordina all’autorità decisionale dell’ufficio (vescovi - papa) e mira a vitalizzare la fede in Dio”, il modello rappresentato dal Synodaler Weg “mostra la sua deplorevole imperfezione rispetto all’iniziativa papale in ogni punto menzionato”. E al presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Bätzing, secondo cui “la Chiesa in Germania non può aspettare che gli ultimi siano pronti”, il cardinale che fu collaboratore di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ha replicato seccamente, chiedendogli se per lui gli ultimi sono “quelli che non hanno seguito lo spirito del tempo, ma fanno ancora affidamento su Dio e Gesù Cristo”.