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Gender nelle scuole cattoliche di Amburgo, il Sinodo lo vuole

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Educazione sessuale a base di diversità e "identità di genere: a promuoverla è l'arcidiocesi dell'ultrasinodale (e controverso) mons. Stefan Heße, come gran parte delle diocesi tedesche, in linea con la Conferenza episcopale che si illude di prevenire gli abusi con la Sexuelle Bildung. Ma quattro docenti non ci stanno: i minori non si proteggono fomentando la sessualizzazione precoce.
- Tre riflessioni sul weekend sinodaledi John M. Grondelski

Ecclesia 04_11_2025
foto tratta da Wikimedia (Author: Raimond Spekking)

La Germania continua ad essere un laboratorio ideologico per la Chiesa. Purtroppo non fa eccezione un terreno delicato come quello della lotta agli abusi. E sulla lavagna dei «cattivi» finisce ancora una volta l'arcidiocesi di Amburgo guidata da monsignor Stefan Heße, uno dei più accaniti sostenitori del Cammino Sinodale. Qui l'ideologia gender è entrata ufficialmente nelle scuole cattoliche attraverso un programma di educazione sessuale promosso proprio dall'arcidiocesi e intento a sostenere la «diversità riguardo agli orientamenti sessuali e l'identità di genere». Nella presentazione del programma si è parlato apertamente del fatto che il «riconoscimento delle diverse identità e orientamenti sessuali viene promosso attivamente».

Tutto in linea con l'indirizzo della Conferenza episcopale la cui commissione per l'educazione pochi giorni fa ha emanato un documento dove si riconosce chiaramente la «diversità del genere». Non è bastata la situazione dell'arcivescovo di Amburgo a sconsigliare l'adozione di un approccio così radicale sull'argomento: la nunziatura apostolica in Germania, infatti, aveva riconosciuto Heße come responsabile di «errori nell'organizzazione e nei metodi di lavoro» e di «errori procedurali personali» negli anni in cui fu vicario generale nell'arcidiocesi di Colonia.

Tutto ciò era emerso a seguito della pubblicazione dell'indagine sulla storia di casi di abusi relativi all'arcidiocesi di Colonia per la quale ancora oggi il mondo progressista tiene sulla graticola il cardinale Rainer Maria Woelki, principale avversario del Cammino Sinodale tedesco. Quest'ultimo, però, è stato scagionato da ogni accusa mentre la gestione di Heße è stata accusata di «mancanza di attenzione e sensibilità nei confronti delle persone colpite dagli abusi». Per questo motivo l'attuale arcivescovo di Amburgo aveva presentato le sue dimissioni nel 2021 ma Francesco le aveva prima accettate e poi respinte. Un trattamento più benevolo rispetto a quello riservato all'incolpevole Woelki a cui, dopo una visita apostolica, fu imposto un periodo di pausa seguito poi dal congelamento delle sue dimissioni. 

L'affidamento all'educazione sessuale nelle scuole cattoliche non è un'esclusiva dell'arcidiocesi di Amburgo, ma è ormai la regola maggioritaria nelle diocesi tedesche anche nella delicatissima gestione del dossier protezione minori. La famigerata Conferenza episcopale tedesca ha dato la sua benedizione ad un documento redatto nel 2021 e poi rivisto nel 2024 con cui i responsabili diocesani della protezione hanno impostato il nuovo modello di protezione dei minori nella Chiesa. Si chiama Documento programmatico sulla configurazione dell'interfaccia tra prevenzione della violenza sessuale ed educazione sessuale ed ha introdotto diverse criticità in un tema su cui la Chiesa – specialmente in Germania – si gioca buona parte della sua credibilità.

Il problema è che alla base di queste linee guida c'è il modello cosiddetto Sexuelle Bildung e tra i riferimenti di letteratura scientifica il manuale di pedagogia ed educazione sessuale di Uwe Sielert. Quest'ultimo è stato allievo di Helmut Kentler, a lungo considerato il massimo esperto tedesco nell'educazione sessuale dei bambini e di cui, dodici anni dopo la morte, sono stati scoperti esperimenti avallati dall'amministrazione di Berlino Ovest che consistevano nell'inviare minori orfani a coppie di pedofili. Sembra incredibile, ma la Conferenza federale dei responsabili della prevenzione delle diocesi tedesche pensa davvero di poter prevenire gli abusi scommettendo su un modello incentrato sulla sessualizzazione precoce del bambino.

Contro questa deriva si è alzata la voce di quattro docenti – Johannes Brantl, Markus Hoffmann, Andrzej Kucinski e  Katharina Westerhorstmann – che hanno lanciato un progetto alternativo. Si chiama Prevenzione e protezione dei minori ed è un'iniziativa diretta proporre una guida scientifica sull'argomento che dimostra come «non sono le conoscenze di educazione sessuale a proteggere, ma comportamenti concreti come “dire di no”, chiedere aiuto e segnalare in modo affidabile tali episodi che violano l’intimità del bambino». I quattro professori intendono sviluppare un dibattito professionale e rilevano che è «dimostrata l’efficacia di una prevenzione orientata al comportamento del soggetto e viene messa in evidenza la differenza rispetto a una educazione filosessuale, che si basa sulla sessualizzazione di bambini (“Sexuelle Bildung”)». 

Sembra incredibile, ma i quattro promotori si ritrovano a dover ricordare ai responsabili diocesani che «gli obiettivi di prevenzione non devono essere confusi con quelli dell’educazione sessuale». Grazie al lavoro di  Brantl, Hoffmann, Kucinski e  Westerhorstmann sono ora disponibili linee guida scientifiche in grado di aiutare a sviluppare concettualmente il lavoro di prevenzione nelle parrocchie, nelle scuole materne e nelle scuole elementari. Anziché affidarsi all'allievo di Kentler, i quattro studiosi propongono alla Chiesa tedesca una cultura della prevenzione che rifiuta il concetto dell’educazione filosessuale (Sexuelle Bildung) dal momento che parte dal «presupposto che il bambino sia un essere sessualmente sviluppato, in grado di prendere decisioni autonome in materia di sessualità» mentre invece «tale presupposto è in contraddizione con le conoscenze della sessuologia e della psicologia». È da lodare l'approccio costruttivo scelto dai quattro docenti persino di fronte ad una direzione così insensata come quella presa dalla Conferenza episcopale tedesca con il Documento programmatico sulla configurazione dell'interfaccia tra prevenzione della violenza sessuale ed educazione sessuale



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