Francia scristianizzata: ogni due settimane scompare una chiesa
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Rapporto dell'intelligence francese: fra atti di vandalismo, roghi, attentati e profanazioni, le chiese sono perennemente sotto attacco. E dalle vette tolgono le croci, che altrimenti verrebbero vandalizzate. Cristianofobia rampante su tutti i fronti.
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Meno attacchi anti cristiani, ma più chiese devastate o date a fuoco. È il bilancio che il rapporto dell’intelligence francese ha ultimato all’inizio di febbraio e di cui ha dato notizia Europe 1.
Nel 2024, sono stati registrati quasi 50 tentativi e incendi dolosi contro luoghi di culto cattolici. Trentotto nel 2023, per un aumento di oltre il 30%. Ma l’anno appena trascorso ha scritto anche un capitolo inedito nella storia recente dell’antisemitismo con un 62% di aggressioni in più alla comunità ebraica francese: mai come da ottobre 2023 gli ebrei sono stati il bersaglio di una persecuzione subdola quanto feroce in Francia.
Quel che più stupisce, però, dal rapporto dell’intelligence è la velocità supersonica con cui si diffonde la cristianofobia oltralpe. La strategia è sempre la stessa, la tattica si evolve. O forse è soltanto sempre più ‘fantasiosa’. Da un lato ci sono le chiese in fiamme, dall’altra profanazioni e furti. L’incendio della chiesa dell’Immacolata Concezione di Saint-Omer, Pas-de-Calais, con la guglia, e il resto, inghiottiti dalle fiamme sul modello Notre Dame, per esempio, è solo uno degli ultimi, e più spettacolari, senza nessun colpevole.
La chiesa di Saint-Hilaire-le-Grand di Poitiers, del X secolo e patrimonio dell’UNESCO, dove ad ottobre sono stati appiccati ben due incendi e distrutte tutte le statue, è stata la quinta, in due anni vittima di vandalismo nella sola Poitiers. Tre solo negli ultimi sei mesi: la chiesa di Saint-Porchaire che ha visto l’antica statua del Sacro Cuore di Gesù andata in mille pezzi; la chiesa di Santa Teresa che oggi non ha più statue integre e i banchi sono stati dati alle fiamme; mentre a Saint-Jean de Montierneuf è stato trafugato il tabernacolo.
Dalla Nuova Aquitania all’Île-de-France fino all’Alvernia-Rodano-Alpi e l’Occitania passando per il Grand Est è tutta la Francia interessata dalla ferocia anti cristiana. Le forze anonime che stanno muovendo guerra alla realtà cristiana di Francia non si limitano al rogo delle chiese; il fenomeno è molto più esteso e multidimensionale.
Anche le celebrazioni eucaristiche vengono spesso interrotte. Come nella chiesa di Saint-Germain-en-Laye, per esempio, quando a Natale un uomo è salito sull'altare, e al grido di ‘Allah Akbar’ ha mostrato le natiche ai fedeli. Oppure quando la scorsa Pasqua, è stato invece sventato un attentato pianificato dallo Stato islamico contro un paio di chiese la notte santa. Tutto si fa ancora più preoccupante se si pensa al calendario di funzioni religiose che l’anno giubilare ha previsto con annessi raduni di fedeli.
«Diventa sempre più difficile sostenere che questi attentati, in nome di Allah, non abbiano nulla a che fare con l’islam, come alcuni continuano a ripetere. È infatti il cristianesimo ad essere preso di mira in quanto tale. L'assassinio di padre Hamel, le tre persone massacrate a Nizza colpevoli di essere in una chiesa cattolica, sono solo alcuni esempi più eclatanti. Certamente, i terroristi si sentono protagonisti di un islam non meno autentico di quello degli intellettuali musulmani che vivono in Occidente», raccontava alla Bussola, Rémi Brague, professore emerito di Filosofia araba medievale all’Università Parigi, a proposito di persecuzione ai cristiani. Aggiungendo, «in effetti, è anche molto interessante che quasi nessuno sia solidale con i cristiani quando vengono attaccati».
Pensare che la più grande strage di cristiani targata islam doveva essere in Francia, nel 2015. Il jihadista di Villejuif Sid-Ahmed Ghlam stava progettando di attaccare la stazione ferroviaria di Villepinte (Seine-Saint-Denis) prima che il suo sponsor, un alto funzionario delle operazioni esterne dell’Isis, gli chiedesse di «trovare una buona chiesa piena di gente» da attaccare - aveva abbandonato il suo primo piano, dopo una ricognizione, perché c’erano “troppi musulmani” in quella stazione. Il piano saltò solo perché prima di entrare in chiesa con un kalashnikov - durante la messa della domenica -, il jihadista si sparò su un piede.
Le autorità continuano a trascurare la gravità e la portata del fenomeno. Fra il 2015 ed il 2019 lungo i Pirenei si è verificata anche un’ondata di incursioni, i cui protagonisti mai sono stati identificati, contro le croci installate sulle sommità delle montagne. Parliamo di croci che pesano anche più di 40 chili: per abbatterle gli ignoti arrivavano muniti di smerigliatrici e, divelte, le lanciavano nel vuoto. In quattro anni erano state distrutte e rubate più croci di quante il Consiglio Dipartimentale dei Pirenei orientali fosse in grado di aggiustare e rimpiazzare, e nel settembre del 2019 le autorità hanno deciso di arrendersi, comunicando che sulle vette non sarebbero state installate nuove croci, né riparate: un costo eccessivo anche alla luce di vandalismi in costante aumento. Così, oggi sono sparite tutte le croci che caratterizzavano il panorama lassù.
Quella francese è una Chiesa ferita e ripiegata. Secondo Edouard de Lamaze, presidente dell’Observatoire du patrimoine religieux di Parigi, «una chiesa scompare in Francia ogni due settimane, bruciata, venduta, abbattuta. Due terzi degli incendi sono dolosi: se continuiamo così la nostra eredità sarà completamente distrutta. Perderemo tutto».
L’Osservatorio che dirige ha contato una media di mille attacchi anticristiani tra incendi, distruzioni di statue e furti di ostie all’anno. E, in questa cornice, ha previsto che il 10% del patrimonio religioso verrà distrutto, oppure abbandonato, entro il 2030. Significa che cinquemila chiese rischiano di sparire tra attentati, secolarizzazione e deteriorazione degli edifici figli soprattutto della mancanza di volontà - sia per le gerarchie politiche che religiose - di mantenere in vita un patrimonio che è lo spirito della Francia.
Per Stéphane Bern, l’ex superconsigliere di Macron per la salvaguardia del patrimonio francese, c’è un problema di scristianizzazione della Francia, «le chiese non sono più frequentate, dunque non sono più oggetto di manutenzione». Dei 40.000 edifici religiosi affidati ai comuni francesi, almeno 1.600 sono attualmente chiusi per degrado.
Se si pensa al mondano dibattito che ha interessato Notre-Dame nella sua ricostruzione tra vetrate e nuova guglia, si comprende la portata reale del fenomeno. Durante le chiusure che la Chiesa mondiale s’è auto imposta per il Covid, i sondaggi condotti raccontarono che oltralpe non sortirono chissà quale effetto sulla pratica religiosa: la metà dei francesi neanche se n’era accorta.
Vi è, poi, il capitolo delle profanazioni di matrice politica e religiosa. Nel primo caso si tratta delle sempre più frequenti irruzioni, a scopo vandalico, nei luoghi di culto ad opera di attivisti appartenenti al mondo anarchico e del femminismo; nel secondo caso si tratta di episodi riconducibili a gruppi satanisti allo scopo precipuo di dissacrare. La profanazione della chiesa di Notre-Dame-des-Enfants a Nîmes, nel 2019, per esempio, non può neanche essere raccontata per la sua gravità.
Il dossier dell’intelligence mette in luce anche l’aumento esponenziale dei furti nei luoghi di culto, raddoppiati rispetto all’anno prima.
La consapevolezza di un accerchiamento poliedrico dovrebbe spingere la comunità cattolica ad organizzare una reazione, specie sul piano culturale. e le autorità dovrebbero porsi il problema di investire maggiori risorse per perseguire penalmente gli autori di roghi e profanazioni. Ma, ad oggi, tra l’accidia dei primi e l’indolenza dei secondi si è soltanto nel bel mezzo di un’accelerazione di una scristianizzazione opprimente e violenta.
E pensare che la prima cosa che si fa quando si visita una piccola o grande città è la chiesa.