Eutanasia solo rimandata, Cappato ne è certo
Marco Cappato, nella sua reazione a caldo della bocciatura del referendum sulla legalizzazione dell'eutanasia, da parte della Corte Costituzionale, ne dice almeno una giusta. I radicali non si arrenderanno e utilizzeranno i soliti metodi, dalla disobbedienza ai ricorsi, per legalizzarla. Ancor più che il suicidio assistito è già di fatto legale.
Risposta a caldo di Marco Cappato alla notizia che la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sull’eutanasia tramite l’abrogazione parziale del reato di omicidio del consenziente: “Questa naturalmente per noi come Associazione Luca Coscioni e Comitato promotore è una brutta notizia, credo che sia una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo sofferenze insopportabili contro la loro volontà. Credo che sia ancora di più una brutta notizia per la democrazia nel nostro Paese perché sarebbe stata una grande occasione per collegare la realtà sociale con delle istituzioni su questo molto disattente. Sulla eutanasia però sono fiducioso, siamo fiduciosi, abbiamo gli altri strumenti, quelli che abbiamo utilizzato fino ad oggi, da quindici anni a questa parte, con Piergiorgio Welby fino a Dj Fabo e Davide Trentini: disobbedienze civili, i ricorsi, le elezioni, perché no? In qualsiasi modo. Credo che questo risultato sia comunque vicino per noi: eutanasia legale contro eutanasia clandestina che c’è già in questo Paese”.
Cappato non ne ha detta una giusta e lo sa. In modo molto telegrafico si potrebbe così rispondere. Nessun paziente è condannato a patire sofferenze insopportabili perché esistono le cure palliative e, tra queste, le terapie antalgiche. Non esistono oggi sofferenze che non si possono lenire. Forse che qualcuno di noi durante un’operazione chirurgica sente dolore? Inoltre già oggi si può applicare la sentenza 242/19 della Corte costituzionale, emessa a causa proprio di una vertenza giudiziaria promossa dallo stesso Cappato, che permette l’aiuto al suicidio e, inoltre, già oggi i pazienti possono farla finita con un uso disinvolto degli oppiacei permesso dalla legge 219/17 o tramite l’interruzione di presidi vitali. Quindi che non ci si venga a dire che chi vuole morire oggi in Italia non lo può fare.
Passiamo alla brutta notizia per la democrazia che avrebbe rappresentato questa bocciatura della Consulta. Filomena Gallo, storica avvocatessa dei Radicali, ha esplicitato meglio la critica espressa dall’amico Cappato: la Consulta boccia un referendum già sottoscritto da 1 milione e 240mila italiani. Ma dal punto di vista giuridico e politico il termine “democrazia” non rimanda solo al consenso popolare diretto, ma anche a quello indiretto. Vedi le regole procedimentali che, essendo volute dal Parlamento ossia dall’organo rappresentativo per eccellenza, sono democratiche anch’esse. Una di queste regole è verificare la costituzionalità dei quesiti referendari. Infatti il popolino potrebbe aderire in massa ad una proposta referendaria incostituzionale. Provate voi a lanciare un referendum sull’abrogazione delle imposte. Avremmo il 110% delle adesioni – voterebbero anche i cani – ma sarebbe un referendum incostituzionale. Dunque la bocciatura della Consulta è formalmente una bocciatura democratica.
In merito alle istituzioni disattente, forse è Cappato ad essere disattento. Infatti abbiamo un parlamento che ha varato una legge, la 219/17, che apre già all’eutanasia e che sta lavorando su un testo per legittimare il suicidio assistito. La stessa Corte costituzionale, così bacchettata dai Radicali, non più tardi del 2019 aveva emesso una sentenza che legittimò il suicidio assistito. Sul tema eutanasia, ahinoi, le nostre istituzioni sono attentissime nel senso che benedicono questa pratica.
Riguardo al fatto che occorre legalizzare l’eutanasia per farla emergere dalla clandestinità – frusto slogan dei radicali usato sin dal tempo della legge sull’aborto – basta accennare a due argomenti. In primo luogo vorremmo conoscere alcuni dati sull’eutanasia clandestina. I radicali continuano a berciare sul fatto che esiste questo fenomeno ed è dilagante, ma come fanno a dirlo? Avranno le prove. Possiamo venirne a conoscenza? Se le fornissero, tra l’altro, si potrebbe anche procedere per vie giudiziali, dato che loro sono così innamorati della legalità. In secondo luogo poi, ed è argomento ancor più importante, l’ordinamento giuridico non si deve domandare se una certa condotta è diffusa e clandestina per poi arrivare alla conclusione che occorre legalizzarla. Altrimenti dovrebbe legalizzare l’evasione fiscale, i furti, le violenze sulle donne, gli stessi omicidi, dato che sono tutte condotte diffuse e, ovviamente, clandestine. L’ordinamento giuridico invece si deve domandare: questa condotta, che deve essere lasciata al libero arbitrio dei singoli, concorre grandemente al bene comune, come ad esempio il matrimonio e la compravendita? Sì, allora la legittimo. Questa condotta è necessaria al bene comune, come le imposte? Sì, allora la comando. Questa condotta è grandemente lesiva del bene comune, come l’omicidio, tra cui l’omicidio del consenziente? Sì, allora la vieto. Che una condotta sia clandestina o meno non c’entra nulla con la sua legittimazione o il suo divieto.
Abbiamo scritto che Cappato non ne ha detta una giusta. Non è proprio vero. Una giusta l’ha detta: i Radicali non si arrenderanno e useranno gli strumenti che sempre hanno usato come ad esempio le vertenze giuridiche, la raccolta firme, le loro classiche piazzate. E Cappato ha anche ragione nel prevedere che il traguardo dell’eutanasia tramite omicidio del consenziente è vicino. L’ha ha spiegato molto bene l’avv. Gallo: se nel nostro Paese abbiamo una Corte costituzionale che ha dato semaforo verde per il suicidio assistito non si capisce il motivo per negare l’omicidio del consenziente. Permettiamo l’eutanasia a chi riesce a darsi la morte con l’aiuto di un terzo e non permettiamo l’eutanasia a chi non riesce a darsi la morte, ma potrebbe morire per mano di un terzo? Insomma, l’appuntamento con la morte di Stato è solo rimandato.