Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL CONFRONTO

Eutanasia infantile, dal Belgio un monito per l’Italia

Secondo uno studio pubblicato sul Bmj il 10% dei bambini morti in Belgio tra il 2016 e il 2017 ha ricevuto farmaci con “un’esplicita intenzione di accorciare la vita”. Ma gli studiosi non chiedono uno stop all’eutanasia infantile, a conferma che dove questa è permessa si allarga a macchia d’olio. Un pericolo che riguarda anche l’Italia, dove è già possibile, con il consenso dei genitori, uccidere gli infanti. E lo sarà ancora di più se passerà il referendum dei Radicali.

Vita e bioetica 16_10_2021

Uno studio intitolato “Decisioni di fine vita nei neonati e negli infanti: uno studio di follow-back sulla mortalità a livello di popolazione” è stato di recente pubblicato sul British Medical Journal. Lo studio riguarda l’eutanasia infantile in Belgio, paese in cui è legale uccidere un bambino dagli zero anni in su (la Bussola ne ha già parlato qui).

Gli studiosi affermano che il 10% dei bambini morti dal 2016 al 2017 in Belgio - fino all’età di un anno - ha ricevuto farmaci dai propri medici con “un’esplicita intenzione di accorciare la vita”. Lo studio commenta che “mentre le decisioni di sospendere i trattamenti per prolungare la vita sono prevalenti, la percentuale di bambini che muoiono dopo la somministrazione di farmaci con un’esplicita intenzione di accorciare la vita è sorprendente”. Più in particolare gli studiosi riportano che “la sospensione del trattamento [ad es. rianimazione] è più diffusa nei neonati che muoiono nella prima settimana di vita (18%) e nei neonati che muoiono per complicazioni della gravidanza con ripercussioni sulla salute del feto (23%). I farmaci con l’intenzione esplicita di accorciare la vita sono più prevalenti nei bambini che muoiono tra i 7 e 27 giorni (26%) e nei bambini che muoiono per disturbi acquisiti dopo la nascita (26%)”.

Di fronte a questi dati i ricercatori, invece di chiedere uno stop all’eutanasia infantile, chiedono una maggior attenzione nei protocolli eutanasici. Però, aggiungono, questo non dovrebbe poi portare a legar le mani a quei medici che vogliono praticare l’eutanasia infantile. Così si esprimono gli autori dello studio: “Il tasso di incidenza [dell’eutanasia infantile] solleva un problema a due facce: una maggiore valutazione e un maggior monitoraggio della pratica possono regolare e guidare una pratica eticamente pregnante, ma, altresì, potrebbero limitare i neonatologi nel prendere decisioni che ritengono giustificate e nell’interesse superiore del bambino”.

Sapevamo che sarebbe andata così: permettete l’eutanasia infantile e questa non riguarderà solo una sparuta minoranza di bambini, ma si allargherà a macchia d’olio. Quello che sta accadendo in Belgio è illuminante anche per noi italiani. Innanzitutto è da ricordare che anche da noi è legittimo uccidere gli infanti, con il consenso dei genitori, grazie alla legge 219/2017. C’è poi da aggiungere che la pratica di non rianimare i prematuri affetti da un certo grado di morbilità è diffusa e assai antecedente alla legge 219. Insomma, da non pochi medici viene ritenuto normale non rianimare il piccolo fortemente prematuro e che presenta un quadro clinico complesso.

Non scordiamoci poi che in primavera probabilmente si terrà il referendum radicale sull’omicidio del consenziente, referendum che quasi sicuramente vedrà la vittoria di chi vuole abrogare parzialmente l’art. 579 del Codice penale sull’omicidio del consenziente. Voi direte: e questo cosa c’entra con l’eutanasia dei bambini dato che questi non possono esprimere un consenso valido e quindi non saranno mai consenzienti? C’entra eccome, perché se la già citata legge 219 permette alcune modalità di uccidere i minori con il consenso dei genitori (distacco dalle macchine che tengono in vita il piccolo e sedazione profonda continua), l’abrogazione parziale dell’art. 579 Cp permetterà di allargare a dismisura le modalità per uccidere e, di certo, sarebbe contraddittorio escludere i minori da queste modalità che verranno introdotte con la vittoria referendaria e invece permettere l’eutanasia infantile solo nelle circostanze previste dalla legge 219. In breve, se l’eutanasia infantile è già prevista con alcune modalità da tale legge, altre modalità che verranno legittimate grazie al referendum non potranno riguardare solo gli adulti, ma anche i minori seppur con il consenso dei genitori. Altrimenti sarebbe discriminatorio.

In conclusione, lo scenario che è andato a configurarsi in Belgio potrebbe essere il nostro tra qualche anno.