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DOPO LA VISITA DEL PAPA

Emirati Arabi, una breccia nel mondo islamico

Al Jazeera, la Turchia di Erdogan, i Fratelli Musulmani: sono le uniche voci nel mondo arabo a non applaudire la visita e le parole del Papa negli Emirati. È la dimostrazione che il mondo islamico si sta dividendo in due e il Papa indica con chiarezza quale parte privilegiare per un dialogo.
- IL PAPA: DICHIARAZIONE CON L'ISLAM APPLICA IL CONCILIO, di Nico Spuntoni

Libertà religiosa 06_02_2019
Cerimonia prima dell'imbarco per Roma

La visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti è stata esaltata come un momento storico dai media di tutto il mondo, con l’unica eccezione di Al Jazeera e questa non è certo una sorpresa. D’altro canto, lo schiaffo inferto al regime del Qatar è stato tale da rendere comprensibile il tentativo di gettare ombre e fango su un avvenimento la cui cifra mette gli emiri di Doha completamente a nudo, inchiodandoli alle loro responsabilità di fronte alla comunità internazionale.

Nel contesto dell’attuale scenario mediorientale, abbracciando il “Crown Prince” di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, e il Grande Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed Al Tayeb, il Papa ha esplicitamente indicato al mondo intero l’identità della fonte da dove proviene l’estremismo che ha devastato la regione e le sue popolazioni: il Qatar, la Turchia di Erdogan e i Fratelli Musulmani, in crescente convergenza panislamista con il regime khomeinista iraniano.

Non è certo un caso che Papa Francesco, nel suo discorso alla Conferenza Globale sulla Fraternità Umana, abbia menzionato i conflitti in Siria, Yemen, Iraq e Libia.
La distruzione di Siria e Libia è stato il frutto sanguinoso della volontà di potenza degli emiri di Doha, del neo-ottomanesimo erdoganiano e dei progetti di conquista dei Fratelli Musulmani, sotto le mentite spoglie della Primavera Araba. Mentre nello Yemen, attraverso le milizie satellite Houthi, gli ayatollah che da 40 anni tengono in ostaggio gli iraniani proseguono nell’occupazione di un paese arabo, capitale Sana’a inclusa, con il supporto dietro le quinte del Qatar.

Nel perseguimento delle proprie ambizioni egemoniche in Medio Oriente, Teheran sta inoltre spingendo l’Iraq del dopo-ISIS verso la deriva di un nuovo estremismo, quello veicolato dalla rete di milizie che fa capo ai famigerati pasdaran, i guardiani di una rivoluzione islamista che ha scatenato la corsa all’estremismo in tutto il mondo musulmano a partire dal 1979.

Appare pertanto evidente l’esercizio di manipolazione a cui è ricorso Al Jazeera nell’associare il “rifiuto” del Papa nei confronti di tali situazioni di conflitto al coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti nelle stesse. Se un coinvolgimento c’è e c’è stato, in particolare nello Yemen e in Libia, è esclusivamente dovuto alla necessità di respingere l’avanzata territoriale delle forze del nuovo “polo” dell’islamismo mondiale. Di fronte alla belligeranza degli Houthi che ha di fatto invalidato il recente accordo di pace raggiunto in Svezia con il governo legittimo nel quadro delle Nazioni Unite, solo ai più disinformati di Al Jazeera può riuscire a far credere che la crisi umanitaria yemenita, “la peggiore del mondo”, sia stata “scatenata dall’intervento dell’Arabia Saudita, degli EAU e dei loro alleati”.

Inoltre, l’inciso sugli Emirati che “ricorrono in maniera massiccia a lavoratori stranieri” che non dispongono di “alcun percorso di naturalizzazione”, è a dir poco paradossale e sicuramente oltraggioso alla memoria delle 5 mila vittime del regime di schiavitù imposto alla manodopera straniera nei cantieri dove si costruiscono gli stadi e le strutture che dovranno ospitare i prossimi Mondiali di calcio.
Si tratta di un colpo mortale alla già scarsa credibilità giornalistica della superpotenza mediatica nelle mani degli emiri di Doha, passata con disinvoltura dal supporto di Osama bin Laden a quello di Jabhat Al Nusra, costola di Al Qaeda in Siria.

Non è facile per l’internazionale islamista che ruota attorno al Qatar e alla Turchia di Erdogan, digerire che Papa Francesco abbia siglato il documento sulla Fraternità Umana con il Grande Imam di Al Azhar e non con lo sceicco del terrore e telepredicatore di Al Jazeera, Yusuf Al Qaradawi, guida “spirituale” dei Fratelli Musulmani.
I Fratelli Musulmani sono automaticamente esclusi dalla nozione di Fraternità promossa dal documento. Esso infatti denuncia a chiare lettere la strumentalizzazione della religione e delle sacre scritture a fini terroristici, che è stato finora il modus operandi dell’organizzazione islamista, la cui predicazione costituisce la matrice ideologica del terrorismo contemporaneo da Al Qaeda all’ISIS.

Di tale esclusione i Fratelli Musulmani si sono particolarmente risentiti, al punto da condannare espressamente la visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti per il tramite del nuovo presidente del Consiglio mondiale degli ulema musulmani, Ali Al Qaradaghi, successore di Al Qaradawi. Al Qaradaghi ha accusato Papa Francesco di legittimare Abu Dhabi quale stato che viola i diritti umani e sostiene colpi di stato contro la libertà dei popoli: un evidente stravolgimento della realtà, che invece vede il trinomio Qatar, Turchia di Erdogan e Fratelli Musulmani insistere ancora oggi, dopo aver fallito con la Primavera Araba, nella promozione dell’idea di cambiamenti di regime o dell’instaurazione di dittature islamiste nel Golfo, in Medio Oriente e Nord Africa.

L’attacco sui diritti umani è dovuto al fatto che l’ego degli emiri di Doha non può sopportare che Papa Francesco abbia definito gli odiati Emirati Arabi Uniti come un “modello di coesistenza” e “d’incontro tra diverse civiltà e culture”. Eppure, alla vanità e all’arroganza doppiogiochista di Hamad e Tamim Al Thani, Papa Francesco ha preferito la sobrietà di Mohamed bin Zayed Al Nahyan, individuando in Abu Dhabi l’interlocutore privilegiato della Chiesa e delle comunità cristiane in Medio Oriente.

L’erede al trono degli Emirati Arabi Uniti ha dimostrato di essere un leader illuminato, aperto all’interscambio culturale con l’Occidente (basta visitare il Louvre di Abu Dhabi per capirlo) e all’integrazione delle varie componenti del melting pot etnico e religioso che anima la vita del paese. Un leader che simboleggia la gran parte del mondo arabo, quella che ha chiuso definitivamente con i Fratelli Musulmani e si oppone con fermezza al Qatar che continua a sponsorizzarli.

Eppure, le porte della Fraternità Umana restano aperte a tutti e sarebbe molto semplice per il Qatar potervi accedere, ponendo fine al finanziamento dell’estremismo religioso e del terrorismo, come sottolineato nel documento di Abu Dhabi. Ma per questo servirebbe davvero un miracolo.