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PILLOLA CONTROVERSA

EllaOne, come ti nascondo e banalizzo l’aborto

L’Aifa ha stabilito che non è più obbligatoria la ricetta per dare alle minorenni la “pillola dei cinque giorni dopo”. Una decisione che presenta almeno tre problemi. Primo, l’EllaOne può avere sia effetti contraccettivi (e già non è buono) che abortivi. Secondo, gli effetti collaterali comuni. Terzo, gli atti di prendere una tachipirina o, eventualmente, abortire vengono posti così sullo stesso piano culturale.

Editoriali 13_10_2020

Con la delibera 998/2020 dell’8 ottobre scorso l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha stabilito che «non sarà più necessario l’obbligo della prescrizione medica per dispensare alle minorenni ulipristal acetato (EllaOne), il farmaco utilizzato per la contraccezione di emergenza fino a cinque giorni dopo il rapporto», come recita un comunicato stampa dell’agenzia medesima.

La decisione è criticabile almeno per tre motivi. Il primo: l’EllaOne produce sia effetti contraccettivi che abortivi (cfr. R. Puccetti, G. Carbone, V. Baldini, Pillole che uccidono, ESD, cap. 4). In merito all’efficacia contraccettiva questa è significativa quando la donna ha minori possibilità di concepire, perché siamo ancora lontani dal momento ovulatorio, e diminuisce quando ci si avvicina al momento dell’ovulazione. In breve, l’efficacia contraccettiva è scarsa.

Relativamente alla capacità abortiva, l’ulipristal può rendere inospitale la parete uterina rendendo difficile o impedendo l’annidamento dell’embrione (rimandiamo alla bibliografia scientifica indicata nel cap. 4 del testo sopra citato). In tal senso qualificare la pillola dei cinque giorni dopo unicamente come contraccezione di emergenza, come ha fatto l’Aifa, è scientificamente errato. A tal proposito citiamo una dichiarazione del direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini: «Si tratta di uno strumento altamente efficace per la contraccezione d’emergenza per le giovani che abbiano avuto un rapporto non protetto, entro i cinque giorni dal rapporto».

Dato che questa pillola può avere quindi un’efficacia abortiva, la modalità di somministrazione dovrebbe rientrare nella disciplina normativa della legge 194 che prevede, nei suoi aspetti cardine, un colloquio presso un consultorio o un medico di fiducia e il rilascio del certificato medico. In particolare per le minorenni, ex art. 12 e oltre a quanto indicato, è doveroso il parere dei genitori; e se questi sono dissenzienti occorre una relazione da parte del consultorio da presentare al giudice tutelare (tralasciamo altri casi particolari). Dunque, una procedura articolata che si pone agli antipodi dalla decisione dell’Aifa, la quale prevede che la minore vada in farmacia e senza prescrizione ottenga l’EllaOne.

La seconda riserva riguarda gli effetti collaterali connessi all’assunzione di questa pillola, effetti che necessiterebbero di un parere previo del medico. In letteratura sono registrati, come effetti assai comuni, cefalea, nausea e mal di stomaco e come effetti comuni mal di schiena, tensione mammaria, sensazione di vertigini, mestruazioni abbondanti o dolorose, sbalzi di umore, dolori muscolari o rigidità, dolore pelvico, noia allo stomaco, stanchezza e vomito. L’iperattenzione per la salute della donna così sbandierata quando si parla di contraccezione e di aborto pare ora messa in secondo piano, perché l’importante è la massima diffusione degli strumenti contraccettivi e abortivi.

La terza riserva si articola su un piano più culturale. La somministrazione dell’EllaOne senza l’obbligo di ricetta anche per le minorenni da una parte amplierà il numero di criptoaborti, dato che il fattore di deterrenza avuto dal recarsi dal proprio medico per ottenere la ricetta viene ora eliminato, e su altro versante banalizzerà ancor di più l’atto abortivo. Prendere una tachipirina o abortire vengono poste sullo stesso piano. Inoltre se accostiamo questa decisione dell’Aifa con la decisione recente del governo di somministrare la Ru486 in regime di day hospital, che a sua volta ha ricevuto parere positivo sempre dall’Aifa, ci accorgiamo che la volontà di chi sta in cabina di regia, e che sposa orientamenti pro-choice, è quella di privatizzare e nascondere sempre più le pratiche abortive, di far scomparire non più solo il bambino abortito, ma la stessa pratica abortiva, assimilata ormai all’assunzione di un antipiretico. In tal modo le ragazzine sessualmente attive non si spaventeranno più. Infatti, la decisione di eliminare la ricetta occulta ancor di più il fatto che questa pillola può avere effetti abortivi perché chiunque potrebbe obiettare che se l’EllaOne esplicasse realmente questi possibili effetti l’Aifa di certo non avrebbe permesso la sua commercializzazione senza consulto medico.

Infine, anche nel caso in cui questo preparato chimico esplicasse solo un’azione contraccettiva, così come sostiene l’Aifa, la sua piena liberalizzazione senza la necessità di ricetta svaluterebbe la sessualità umana dissociando il momento unitivo da quello procreativo (il famigerato sesso senza pensieri) e fomenterebbe una mentalità fortemente anti-vita, mentalità che quindi contribuirebbe comunque all’espansione del fenomeno abortivo. Alla luce di ciò, l’affermazione del direttore generale dell’Aifa secondo il quale questa pillola rappresenta «uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze» è da rigettare in toto.

Ultima riflessione. La pillola del giorno dopo (Norlevo) necessita ancora di ricetta per le minorenni, secondo delibera dell’Aifa del 2016. Va da sé che questa pillola ha i giorni contati perché se per l’EllaOne non serve ricetta, a maggior ragione salterà l’obbligo anche per la pillola del giorno dopo.