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COMUNISMO LATINO

Elezioni primarie in Venezuela. La sfida dell'oppositrice Machado

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L'opposizione al regime in Venezuela si organizza e va alle urne, con elezioni "primarie" per selezionare un candidato unico. María Corina Machado, leader del partito “Vente Venezuela” (Vieni Venezuela) può essere l'astro nascente anti-Maduro. 

Esteri 21_10_2023
Maria Machado

“Questa è una lotta che va oltre quella elettorale, è una lotta etica e anche spirituale. Non ho dubbi che Dio è con noi”. Con queste parole María Corina Machado, leader del partito “Vente Venezuela” (Vieni Venezuela), si è rivolta ai venezuelani all'estero attraverso una diretta su YouTube, nell'ambito delle attività di chiusura della sua campagna elettorale, in quanto candidata alle elezioni primarie che questa domenica, 22 ottobre, decideranno il candidato unico che rappresenterà l’opposizione venezuelana alle elezioni presidenziali del 2024. E ha aggiunto: “questa lotta ha un solo destino, la libertà, la riunificazione delle nostre famiglie… andremo insieme, fino alla fine!”.

Le primarie dell'opposizione potrebbero segnare un prima e un dopo nel destino del Venezuela: è un processo aperto a tutto l’elettorato e autogestito, cioè si svolge senza l'intervento del Consiglio Elettorale Nazionale (organismo ufficiale controllato dal regime per l'organizzazione dei processi elettorali), in cui più di venti milioni di venezuelani (20.338.166 elettori) potranno votare attraverso 3.008 seggi che saranno abilitati nel Paese con la partecipazione di oltre 50mila volontari. All'estero potranno votare 397.168 persone, attraverso 87 seggi dislocati in 80 città di 30 Paesi del mondo (partecipano 6mila volontari). In Italia sono previsti quattro seggi elettorali: a Milano, Roma, Napoli e Palermo (info qui).

Uno sforzo titanico e senza precedenti, se si considera che il Venezuela è un Paese sotto una dittatura narco-comunista, e – inspiegabilmente – passa quasi inosservato ai media italiani, nonostante i media internazionali ne stiano dando ampia copertura. Non è un segreto per nessuno che, dopo il fallimento della presidenza ad interim di Juan Guaidó e il suo esilio negli Stati Uniti, l'opposizione al regime si è indebolita e frammentata, perdendo persino credibilità tra i venezuelani.

In questo contesto, María Corina Machado è la leader indiscussa nei sondaggi: ha il 36,83% delle intenzioni di voto in valori assoluti contro il 10,80% di Nicolás Maduro, se le elezioni presidenziali si svolgessero oggi e con la partecipazione di tutti i candidati dell'opposizione, secondo il sondaggio di Meganalisis, condotto tra il 23 settembre e l'8 ottobre. Invece, nell'ambito delle primarie, riunisce il 46,8% delle intenzioni di voto tra i 13 candidati dell'opposizione. Su 13 candidati, solo 10 restano in corsa.

Ma chi è María Corina Machado? Ha 56 anni, è ingegnere industriale dell'Università cattolica Andrés Bello (UCAB), ha esperienza imprenditoriale e ha dedicato i suoi ultimi 23 anni alla scena politica venezuelana. Ha conseguito una specializzazione in finanza presso l'Istituto di Studi Superiori di Amministrazione (IESA), una prestigiosa scuola di business del Venezuela. Si è laureata nel programma dei leader mondiali in politiche pubbliche presso l'Università di Yale, negli Stati Uniti, ed è stata professoressa di Gestione delle Risorse Umane dell’UCAB. È diventata nota nel 2002 come cofondatrice di Súmate, un'organizzazione non governativa dedita a garantire la trasparenza elettorale e la partecipazione dei cittadini. Nel 2010 è stata eletta deputata all'Assemblea nazionale del Venezuela e nel 2012 ha fondato il partito Vente Venezuela, che propone un percorso opposto al comunismo castrista, basato sulle premesse del libero mercato, del rispetto della proprietà privata e dello Stato di diritto. Definisce la sua offerta come “un modello di sviluppo inclusivo e liberale per generare prosperità, ricchezza e libertà in Venezuela”.

Se domenica vincesse María Corina Machado, sarebbe definitivamente legittimata come leader della coalizione di opposizione, che è composta da 30 organizzazioni e movimenti politici, ma che fino a oggi è stata guidata dai 4 partiti conosciuti tra i venezuelani come il “G4”: Prima Giustizia, Un Nuovo Tempo, Azione Democratica e Volontà Popolare. Tutti partiti di sinistra che hanno perso credibilità presso il popolo venezuelano a causa degli innumerevoli dialoghi e negoziati che sono riusciti solo a inchiodare Nicolás Maduro al potere.

“Il 22 ottobre acquisisce un nuovo significato di fronte a qualsiasi tentativo di distogliere l’attenzione o ignorare la forte decisione dei venezuelani, quel giorno l’incontro dei venezuelani in piazza sarà l’accordo valido e definitivo di ciò che avverrà”, ha avvertito María Corina, durante la diretta tenuta per i venezuelani all'estero, sottolineando che “ci sono molte le forze che ci perseguitano”. Forse si riferiva non solo al regime, ma anche a quella parte dell’opposizione che ha deciso di coabitare con il regime, spegnendo la lotta del popolo.

María Corina Machado conosce molto bene la natura del regime: prima si è avvalso del potere giudiziario per rimuoverla dalla sua carica di deputata (nel 2014), vietarle di lasciare il Paese con una misura cautelare (2015) ed estrometterla per 15 anni dalle cariche pubbliche (misura imposta nel 2015 e ratificata nel 2023). Anche durante la sua permanenza in parlamento è stata aggredita da deputati filogovernativi, che le hanno fratturato e deviato il setto nasale. Attualmente è vittima di minacce e persecuzione da gruppi violenti conosciuti come “colectivos”, ma il suo carattere sembra incrollabile e lei ha promesso che la lotta per la libertà del Venezuela sarà “fino alla fine!”.