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Elezioni in Venezuela, Maduro tenta l'ennesimo golpe

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Con l'80% dei voti scrutinati, la commissione elettorale dà il presidente socialista Maduro al 51,2%; ma era evidente la vittoria delle opposizioni, malgrado le operazioni di voto fossero pesantemente condizionate dall'apparato repressivo del governo.

Esteri 29_07_2024
Venezuelani al voto (La Presse)

I venezuelani hanno aspettato in fila ai seggi elettorali nella giornata di ieri per il voto alle elezioni più importanti negli ultimi 25 anni della loro storia, certi di poter avviare un cambiamento democratico e di libertà e poter chiudere definitivamente, senza spargimenti di sangue, con il regime chavista e quel Nicolas Maduro, ultimo tiranno del regime.

Non è stato così, nonostante la convinzione comune che le opposizioni abbiano vinto, il tiranno e l’apparato di corruzione, burocrazia e potere consolidatosi negli ultimi 25 anni, dalla presa di potere di Hugo Chavez, resiste e si arrocca.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro è stato «eletto per un terzo mandato» con il 51% dei voti», ha detto l'autorità elettorale del paese poco dopo la mezzanotte di lunedì (ora di Caracas), con l'80% delle urne scrutinate. Il risultato annunciato dall'autorità è arrivato nonostante i molteplici exit poll che indicavano una vittoria dell'opposizione. L'autorità ha detto che il candidato dell'opposizione Edmundo Gonzalez ha ottenuto il 44% dei voti, anche se l'opposizione ha chiesto ai sostenitori di continuare a monitorare il conteggio dei voti, ritenendo che solo il 30% delle schede dei seggi nazionali sarebbero pervenute sinora a Caracas. Il ministro della Difesa ha contemporaneamente annunciato che l’esercito rimarrà nelle piazze a «garantire la pace…sino al 15 agosto». Dopo innumerevoli ritardi e con una  tensione che sale alle stelle, con le moto delle bande armate socialiste nelle piazze delle principali città, dopo l’invito del n.2 del regime Diosdado Cabello che ha invitato i cittadini della sua parte a scendere in piazza perché gli avversari «sanno che questi risultati non li favoriscono e cercheranno di generare violenza». Dunque, la violenza socialista deve essere preventiva.

Tutto ciò, in clima che si era già surriscaldato dai ritardi dei risultati e mentre gli unici dati ufficiosi da una supposta agenzia di exit-polls vicina al governo, darebbe Maduro in vantaggio di più di venti punti percentuali sul candidato delle opposizioni, Edmundo Gonzalez, ai cui rappresentanti per molte ore è stato vietato persino l’ingresso alla sede del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE).

Ieri, lo stesso organismo aveva attivato i 15.767 centri abilitati (seggi elettorali) "ininterrottamente" dalle 6:00 ora locale (10:00 GMT) alle 18:00 (22:00 GMT) per i circa 21 milioni cittadini elettori, su una popolazione di 30 milioni. Secondo gli esperti, solo 17 milioni che si trovano in Venezuela avrebbero potuto votare insieme ad una piccolissima parte degli esuli ed emigrati. La convinzione comune, alla chiusura dei seggi, è che siano moltissimi coloro che si siano recati alle urne per sostenere il cambiamento.  

I migranti di tutto il mondo hanno segnalato difficoltà a registrarsi e si prevede che solo una piccola percentuale della diaspora sarà in grado di votare. Sebbene più della metà dei quasi 8 milioni di venezuelani emigrati nell'ultimo decennio abbiano l'età per votare, i dati ufficiali dell'autorità elettorale del paese mostrano che poco meno di 68mila sono registrati per votare all'estero. Maduro ha complicato il processo di registrazione in modo che solo una minoranza risibile poteva votare all’estero. La stessa scheda elettorale è stata un'altra delle misure ingannevoli adottate dal regime per distorcere il voto a favore del tiranno: una scheda nella quale appare ben 13 volte il volto di Maduro alla testa di liste fantasma e, sebbene i principali partiti di opposizione sostenessero la candidatura di Edmundo González Urrutia, tra le opposizioni “mascherate”, si trovano anche otto candidati "indipendenti" che hanno tutti legami storici con il chavismo.

Tutti i candidati alla presidenza venezuelana hanno comunque sottoscritto l’impegno, pubblicato nel sito del Centro Elettorale Nazionale (CNE), di riconoscere i risultati elettorali che saranno certificati all’esito del voto.  

Ieri la Machado, leader popolarissima delle opposizioni, si è distinta per il coraggio di visitare nella capitale, tra le acclamazioni popolari e a bordo di una moto, i quartieri di Caricuao e El Paraíso, ex roccaforti chaviste, nelle quali fino a pochi anni fa la presenza di candidati dell'opposizione era impensabile. L'opposizione e gli osservatori si sono chiesti se il voto sarebbe stato trasparente e i conteggi corretti, visto che le decisioni delle autorità elettorali e gli arresti continui di rappresentanti dell'opposizione hanno avuto lo scopo di creare ostacoli al controllo democratico anche durante l’intera giornata di ieri. Non è stato così. Proprio al controllo elettorale di alcuni seggi Maduro aveva invitato due capi rinomati della guerriglia comunista: l’ex comandante delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) Rodrigo Londoño, conosciuto con il nome di battaglia di "Timochenko" ed il comandante delle ELN (Ejército de Liberación Nacional) colombiane Eliécer Castellanos.

Per bocca del potentissimo Diosdado Cabello, primo vicepresidente del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) al potere da 25 anni, anche nel pomeriggio di ieri era stato assicurato che il chavismo avrebbe riconosciuto i risultati anche nel caso in cui Maduro avrebbe perso, nonostante lo stesso tiranno avesse invece minacciato di mobilitare  la “Milizia Nazionale Bolivariana” di patrioti «in uniforme e addestrati per la difesa», formata da ben 5 milioni e 200mila miliziani.

Per altro verso, le opposizioni del candidato ufficiale Gonzalez e della paladina della libertà Machado nella giornata di ieri hanno esortato i propri sostenitori a tenere «veglie» e controllare sino all’ultimo conteggio nei seggi elettorali, confidando anche che anche i militari confermino i risultati. A tal proposito proprio il Presidente del Consiglio elettorale nazionale (CNE) Elvis Amoroso, aveva dichiarato di non diffondere dati di exiti-polls falsi o frutto di sondaggi manipolati e di attendere quelli certificati dall’organismo ufficiale, mentre una supposta compagnia di sondaggi, vecchia di 18 giorni, “Lewis&Thomson”, diffondeva i dati assolutamente inventati di una vittoria di Maduro con il 55% dei voti, mentre Edmondo Gonzàlez Urrutia si sarebbe attestato al 34%.

Dati farseschi a cui l’opposizione ha dichiarato di non credere, chiedendo a tutti di attendere i risultati ufficiali e assicurando di «difendere fino all'ultimo voto»,  nella speranza che «le nostre forze armate rispettino la decisione del nostro popolo». Nella notte ad attendere le comunicazioni ufficiali sui risultati, in diverse città dell’America latina ed Europa erano decine di migliaia di emigrati venezuelani, a Caracas c’erano invece le bande armate socialiste in motocicletta e l’esercito a dichiarare legale la frode elettorale e l’ennesimo colpo di Stato di Maduro, rieletto per i prossimi sei anni alla guida del paese.