Elezioni in Polonia, un voto che contrappone due visioni d’Europa
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Il 15 ottobre i polacchi eleggeranno il nuovo parlamento. Da un lato c’è la coalizione dei conservatori oggi al governo, dall’altro quella guidata da Donald Tusk e sostenuta da lobby pro Lgbt e aborto, nonché da un’Ue accentratrice.
Alle elezioni polacche del prossimo 15 ottobre, quando si eleggeranno 460 deputati e 100 senatori, si sfideranno due visioni dell’Europa e si deciderà sul ruolo di Varsavia a Bruxelles e tra i Paesi dell’est. Da un lato c’è la coalizione dei conservatori, il cui perno rimane il partito Diritto e Giustizia (PiS) associato al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei e il cui leader è Jarosław Kaczyński. Il PiS e la coalizione dei conservatori sono attualmente al governo e in cerca del terzo mandato consecutivo in una Polonia divenuta, a causa della guerra russo-ucraina, nuovo baricentro della Nato e degli interessi geopolitici ed energetici degli Stati Uniti.
Il governo del PiS e della coalizione che da due mandati guida la Polonia ha anche idee chiare sul contenuto dell’identità nazionale cristiana e sul futuro delle istituzioni europee, come più volte ribadito dal primo ministro Mateusz Morawiecki, ultimamente all’università tedesca di Heidelberg. Un’Europa non fondata su un neocentralismo democratico federale di stampo totalitario e con un esecutivo agli ordini di Germania e Francia, piuttosto un’Europa che rispetti i principi di identità, competenza e sussidiarietà nazionali e i Trattati costitutivi, secondo lo spirito dei padri fondatori, per cui la Commissione sia esecutrice delle proposte approvate dal Consiglio europeo all’unanimità.
Dall’altro lato, c’è la coalizione di Donald Tusk, sostenuta dai poteri forti e centralisti europei, in primis Germania e Francia, e internazionali, come grandi donatori e lobby legate al Partito Democratico statunitense. L’idea di Polonia della coalizione guidata da Tusk – il cui perno è Piattaforma Civica, il partito associato ai popolari europei del PPE – è aperta alla liberalizzazione dell’aborto, all’educazione scolastica secondo la dottrina Lgbt, ai cosiddetti “matrimoni” e alle adozioni per coppie gay. Tusk si presenta dal 2021 come il paladino del bene contro il «male» rappresentato dai conservatori, con una coalizione molto eterogenea che, oltre alle suddette innovazioni legislative immorali, ha come punto in comune una visione di Europa centralista, dove il voto di maggioranza avvantaggi i grandi Paesi e così pieghi l’identità dei Paesi restii a cedere la propria autonomia e rinunciare ai propri valori e alla storia patria.
Oltre al voto per le rappresentanze politiche di Camera e Senato, dove tutte le opposizioni (centro, liberali e sinistra) si sono alleate contro la coalizione dei conservatori, a metà ottobre si voterà anche sulle proposte migratorie e di redistribuzione fatte dalla Commissione europea lo scorso giugno. Gli elettori dovranno esprimersi su diversi quesiti, tra i quali la nazionalizzazione di imprese nazionali e il blocco della vendita di asset importanti agli stranieri; l’innalzamento dell’età pensionabile; l’accoglienza dei migranti imposta dall’Unione europea, il rafforzamento o l’abolizione delle barriere di confine con la Bielorussia.
I vecchi nemici Kaczyński e Tusk, che si definiscono reciprocamente come la personificazione del male assoluto, stanno assaporando le loro prime battaglie elettorali di questa campagna ma l’aspra rivalità potrebbe alimentare ulteriormente la recente ascesa dell’estrema destra. La confederazione di estrema destra, o Confederazione Libertà e Indipendenza, a fine luglio era terza nei sondaggi con più del 15% e un terzo dei giovani polacchi tra i 18 e i 21 anni che diceva di voler votare per l’estrema destra alle elezioni di quest’anno, perché «frustrato dall’attuale situazione politica in Polonia». I due leader Krzysztof Bosak e Sławomir Mentzen sono giovani (il primo di 41 anni, il secondo di 36), hanno un programma elettorale molto sintetico e semplice: un’aliquota fiscale (12%) per tutti, sgravi fiscali per gli imprenditori privati, abolizione dei contributi pensionistici obbligatori e dell’assicurazione sanitaria e critiche feroci all’Unione europea; in questo senso sono molto più vicini alla coalizione dei conservatori del PiS che alla coalizione guidata dalla Piattaforma Civica.
A conferma delle incolmabili divisioni tra i conservatori e i popolari polacchi ci sono le diverse opinioni e le recenti votazioni al parlamento di Varsavia. Nei giorni scorsi è stata infatti approvata la legge che vieta alle scuole e agli asili di ospitare organizzazioni che «promuovono la sessualizzazione dei bambini». Il disegno di legge ha ottenuto il sostegno del PiS e dell’estrema destra. La maggior parte dei partiti di opposizione, tuttavia, si è opposta e le organizzazioni non governative legate a filo doppio ai noti filantropi mondialisti avvertono che la proposta di legge segna un ulteriore tentativo del governo, dopo i due precedenti bocciati dal presidente Andrzej Duda su pressione di Bruxelles, di limitare l’educazione sessuale ed Lgbt nelle scuole. Cioè l’indottrinamento. Il disegno di legge, nel suo insieme, è stato approvato con i voti di 243 parlamentari, perlopiù del PiS e della Confederazione di estrema destra, mentre 202 parlamentari dell’opposizione hanno votato contro.
Altra riprova significativa della diversa visione è il voto sulla mozione di condanna «dell’ingerenza straniera» nelle elezioni polacche, con un unico Paese menzionato nel testo: la Germania. L’accusa ai politici tedeschi è di tentare da decenni di interferire nella politica polacca. Le recenti accuse del leader del PPE, il tedesco Manfred Weber, ai politici e al governo del PiS, vengono considerate «un’ingerenza inaccettabile nel processo elettorale […], contraria ai valori europei, al principio di democrazia e sovranità nazionale». Nella sfida di ottobre a Varsavia, c’è in gioco anche il destino prossimo dell’Europa e di tutti noi.
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