Eletti i giudici costituzionali, si sbloccano le nomine Rai
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Dopo un lunghissimo stallo fra i partiti, alla 14ma votazione sono stati eletti gli ultimi quattro giudici della Corte Costituzionale. L'accordo pare aver sbloccato anche un altro stallo, quello sulla nomina della presidente Rai, Simona Agnes.

C'è voluto il quattordicesimo scrutinio per arrivare alla fatidica fumata bianca. Dopo un lungo e faticoso confronto, i partiti hanno raggiunto un’intesa sui quattro giudici della Corte Costituzionale di nomina parlamentare ancora da eleggere in seduta comune. Ora la Consulta è al completo. Per essere precisi, il via libera è arrivato con l'intesa tra i partiti di maggioranza e di opposizione dopo 14 votazioni per un giudice e 5 per gli altri tre. In tutto è stato necessario un anno e mezzo per riportare l'organo di giustizia costituzionale alla sua completa composizione.
Sembra che nell'ultimo periodo il Quirinale avesse lasciato trasparire una crescente irritazione per il prolungato stallo. L’11 novembre 2023 è scaduto infatti il mandato di nove anni della giudice Silvana Sciarra, eletta dal Parlamento a novembre 2014 e poi divenuta presidente della stessa Corte Costituzionale a novembre 2022. A dicembre 2024 è poi scaduto il mandato di altri tre giudici costituzionali, tra cui quello dell’ex presidente Augusto Barbera. I partiti hanno allungato i tempi di elezione del sostituto della Sciarra per aspettare la scadenza degli altri tre giudici ed eleggerne così quattro nello stesso scrutinio.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha inviato, a nome proprio e del Governo, un messaggio di auguri ai nuovi giudici della Corte Costituzionale e tutti i leader di partito hanno mostrato soddisfazione per il traguardo raggiunto. I nomi scelti sono quelli di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, in quota Fratelli d’Italia; Roberto Cassinelli, avvocato ed ex deputato e senatore di Forza Italia vicino alla famiglia Berlusconi; Massimo Luciani, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università ‘La Sapienza’, indicato dal Partito Democratico; e Maria Alessandra Sandulli, docente di diritto amministrativo all’Università Roma Tre, una figura tecnica proposta dalle opposizioni ma condivisa anche dalla maggioranza.

Lo sblocco della partita dei giudici costituzionali potrebbe far uscire la politica dall'impasse degli ultimi mesi, dovuta al gioco dei veti incrociati tra i partiti. I riflettori si spostano ora sulla Rai, dove a breve, dopo quasi cinque mesi di attesa, potrebbe essere arrivato il momento della conferma della nomina del nuovo presidente del Consiglio di amministrazione della Rai. Da mesi i partiti non riescono a trovare un accordo per confermare come presidente della Rai Simona Agnes. Figlia dell’ex direttore generale della Rai Biagio Agnes e con un passato in Telecom Italia, Agnes è stata indicata dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti il 26 settembre, ma da quel momento in poi la sua nomina non è mai stata confermata dalla commissione di vigilanza, come prevede la legge. I partiti di centrodestra da soli non hanno i voti necessari per raggiungere la maggioranza dei due terzi richiesta per confermare Agnes, e hanno bisogno dei voti dei partiti all’opposizione, che a questo punto potrebbero arrivare. Lo ha lasciato intendere la senatrice del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Vigilanza Rai Barbara Floridia.
Tuttavia gli auspici da formulare dopo la giornata di ieri, oltre quello di una celere conferma della Agnes alla guida della tv pubblica, sono almeno tre. Il primo è che la squadra finalmente al completo della Corte Costituzionale possa operare con spirito costruttivo e non fazioso per preservare gli equilibri tra i poteri e una puntuale attuazione dei principi costituzionali. Il secondo è che, almeno su questioni che attengono al funzionamento complessivo della macchina statale, prevalga il senso di responsabilità di tutte le forze politiche e si mettano da parte i piccoli interessi di bottega. Il prolungato stallo sulla nomina dei 4 giudici costituzionali e del presidente Rai non è stato affatto un bel segnale da questo punto di vista. Il terzo è che si ripristini una sana dialettica politica tra maggioranza e opposizione e che a contrastare le forze di governo siano i partiti del centrosinistra in Parlamento con proposte programmatiche concrete e non i magistrati con le inchieste o i sindacati con gli scioperi.