Durex e Croce Rossa, un’alleanza che diseduca
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Il colosso dei preservativi ha stretto una partnership con la Croce Rossa Italiana per corsi di «educazione sessuale inclusiva». Oltre al chiaro conflitto di interessi, non è la Durex – che parla solo di genitalità e consenso – a dover fare educazione sessuale, bensì i genitori.
La Durex, noto brand che produce profilattici, lubrificanti e sex toys, sta allungando le mani sull’educazione dei vostri figli. Già ne aveva parlato Andrea Zambrano da queste stesse pagine il maggio scorso: il Comune di Milano aveva stretto un accordo con Reckitt Benckiser Healthcare, che detiene il marchio Durex, accordo che, come si può ancora leggere sul sito del Comune, «rende ufficiale la collaborazione tra le parti nell’ambito del progetto “A Luci Accese”, e porterà Milano ad essere tra le prime città in Italia a prevedere, dall’anno scolastico 2024/2025, una proposta di corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole superiori».
A luci accese è anche una indagine che ha riguardato 15.000 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni. L’indagine ha fatto emergere, tra gli altri, questi dati: un giovane su 10 ha avuto la sua prima esperienza sessuale prima dei 13 anni. Il 90% entro i 19 anni. Per il 33% il primo rapporto è avvenuto tra i 15 e 16 anni. La pagina del sito di Durex dedicata a questa indagine aggiunge: «In ogni caso non c’è un’età standard: quello che conta è che avvenga nel rispetto e con il consenso dei due partner». Per la Durex non importa che tu sia poco più che bambino, l’importante è che, anche tra fanciulli, ci sia il consenso. Un consenso pressoché infantile, ma pur sempre consenso.
La Durex naturalmente è a favore del sesso in ogni sua articolazione: «Il 57% dei giovani ha avuto esperienze di sexting. Ma facciamo le dovute distinzioni! Si può fare sexting quindi condividere foto, video e materiale erotico-sessuale più o meno esplicito di sé stessi. E si può fare cybersex, ovvero gratificare e appagare la propria vita sessuale utilizzando i dispositivi tecnologici a disposizione». Semaforo verde quindi anche al sesso virtuale, posto che sia sensato parlare di sesso e non di mero autoerotismo, dato che i soggetti coinvolti nemmeno si sfiorano. Il massimo comunque del sesso sicuro.
Il colosso inglese che ha fatto fortuna con il lattice e la paura di avere bambini ha recentemente stretto una partnership anche con la Croce Rossa Italiana (CRI), dopo che ha funzionato quella con il Comune meneghino. Sul sito della CRI si può infatti leggere: «Rapporti sani, prevenzione, sessualità consapevole e benessere della persona. Sono gli obiettivi della campagna di sensibilizzazione e prevenzione LoveRED dalla Croce Rossa Italiana in collaborazione con Durex. Un progetto nato per promuovere percorsi di educazione sessuale inclusiva e consapevole puntando sull’importanza della salute e del benessere emotivo e sessuale». Insomma, se la Croce Rossa sponsorizza questi corsi vuol dire che male non fanno, anzi.
Passiamo al capitolo preservativi. Sul sito della CRI, in relazione al progetto LoveRED, possiamo venire edotti sul fatto che «utilizzare sempre i contraccettivi di barriera, come il preservativo, è fondamentale per proteggere se stessi e gli altri». Stessa musica sulla pagina della Durex dedicata all’iniziativa A luci accese: «Il preservativo protegge sia dalle Infezioni Sessualmente Trasmissibili che dalle gravidanze indesiderate».
Eppure, proprio il sito della Durex ricorda con onestà che «nessun metodo contraccettivo funziona al 100% contro le gravidanze indesiderate, l'HIV o le IST (Infezioni Sessualmente Trasmissibili)». Come avevamo scritto a suo tempo, la fallacia del preservativo nell’impedire gravidanze va dal 2% al 17,4% (cfr. R. Puccetti, I veleni della contraccezione, ESD, Bologna, 2013, p. 355). Inoltre, il condom presenta una fallacia intorno al 10-15% relativamente al virus dell’HIV (per la bibliografia consultare il seguente link). Si obietterà: meglio comunque indossare il preservativo perché perlomeno abbassa il rischio, anche se non lo elimina. Errato. Infatti in letteratura è noto il fenomeno detto risk compensation: se mi sento sicuro nel compiere un atto rischioso, reitererò l’atto, compensando o addirittura aumentando così il rischio. Dunque, l’uso frequente del preservativo non diminuisce il rischio di contagio ma lo stabilizza o addirittura lo eleva (cfr. il link precedente per la bibliografia).
Detto tutto ciò, non mettiamoci il preservativo sulla testa, ma guardiamo ai fatti per come sono. In primo luogo nessuno ha notato un sottile, sottilissimo conflitto di interessi? Il Comune di Milano e la CRI fanno parlare con gli studenti un’azienda che ammonisce dal rischio HIV e suggerisce loro di usare il preservativo. Come chiedere ad una concessionaria Ford quale sia la miglior automobile sul mercato.
In secondo luogo, non è la Durex che deve fare educazione sessuale, emotiva e sentimentale ai ragazzi. In primo luogo perché la Durex parla solo di genitalità e consenso, quasi fosse un trattamento sanitario avere un rapporto d’amore, e non certamente di sentimenti. Ma anche se così fosse, quale competenza e, soprattutto, quale credibilità ha un’azienda che produce vibratori nel trattare di sentimenti e affetti? Infine, è bene ricordare per l’ennesima volta che gli unici competenti a parlare di amore in tutte le sue espressioni con i ragazzi sono i genitori – che in alcuni casi potrebbero anche delegare a terzi ma con grande attenzione – perché li conoscono come nessun altro (o dovrebbero conoscerli come nessun altro) e perché il rapporto amoroso coinvolge non solo le gonadi ma l’interezza della persona ed è argomento che pesca nel profondo, nell’intimo dei figli. Argomento quindi delicatissimo perché sensibilissimo, anni luce lontano dai gel per il sesso anale sponsorizzati dalla Durex.
Occorre dunque un grado elevatissimo di confidenza per parlarne, quella confidenza che i genitori dovrebbero avere con i propri figli (è vero: meta difficilissima, ma così dovrebbero stare le cose). Il rapporto sessuale tocca quindi per sua natura le corde più profonde dell’animo umano e non tollera sue versioni meccanizzate, disumanizzate, amputate nella sua dimensione affettiva e procreativa. Perché è questo che insegna la Durex: il sesso è piacere puro perché non infettato dalla prospettiva della prole. Bell’esempio, si fa per dire, di educazione all’affettività.
Infine, una banalità: ben prima della Durex, uomini e donne a miliardi e per secoli hanno sempre avuto rapporti senza educazione sessuale. Tutti alla fine sapevano come si faceva e figliavano pure. E dunque, più mazzi di rose e meno preservativi.
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