Don Abbondio, l’imprevisto e don Alessandro Bolis
Manzoni descrive gli atti esteriori del personaggio per rappresentarne il carattere. Con don Abbondio è riuscito a creare una figura molto umoristica, che trae spunto da un sacerdote realmente esistito.
Figura abitudinaria, la sera del 7 novembre 1628 don Abbondio recita «tranquillamente il suo ufizio» procedendo con lentezza. Apre e chiude il breviario, tenendo il segno con l’indice della mano destra, calcia i ciottoli che incontra lungo la via, alza e abbassa lo sguardo come per guardare circospetto se ci siano novità.
La descrizione degli atti esteriori del personaggio serve a Manzoni per rappresentare la sua interiorità, il suo carattere. Don Abbondio desidera una vita sempre piana, diritta, senza impacci e impicci; pigro e chiuso nell’animo, non si stupisce delle meraviglie che ha attorno, ma procede rinchiuso. Quella sera, però, la realtà ribalta le sue convinzioni demolendo il fortino che ha innalzato per vivere tranquillo e non incorrere in pericoli.
Manzoni ha creato certamente uno dei personaggi più umoristici della letteratura traendo spunto da un prete davvero vissuto.
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