Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santi martiri di Nagasaki a cura di Ermes Dovico
proposta assurda

Denatalità, la nuova moda è la Fivet e il Corriere ci si tuffa

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il Corriere scopre la denatalità e sposa la tesi relativamente nuova della fecondazione artificiale come rimedio. Ma è una pessima idea. Per almeno 4 motivi. 

Editoriali 06_02_2025

Un’Italia ripopolata da extracomunitari e da figli extracorporei. Ossi concepiti con la fecondazione extracorporea. Per far aumentare le temperature in questo nostro inverno demografico la sostituzione etnica è la soluzione classica che ormai si propone sempre più frequentemente, dal circolo del tresette al Vaticano. Invece l’idea di ricorrere ai bambini concepiti in provetta è relativamente nuova. 

La propone – e forse non è il primo – il giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini. In un suo articolo dal titolo Procreazione assistita, perché in Italia avere un figlio a 40 anni è un nuovo status symbol Fubini scrive «la procreazione medicalmente assistita è una delle poche possibilità di contenere il declino delle nascite in Italia nei prossimi decenni, mentre gli italiani in età feconda diminuiscono sempre di più».

Un paio di riflessioni. La prima: lieti di apprendere che anche per il Corsera la denatalità è diventata un problema, sebbene sia evocata per rilanciare la fecondazione extracorporea. Seconda riflessione: fosse anche vero che grazie alla fecondazione artificiale potremmo ripopolare l’Italia, ciò non sarebbe moralmente lecito perché mai si può compiere un’azione intrinsecamente malvagia anche per un fine buono. In terzo luogo, come scrive lo stesso editorialista, «nel 2021 più di quattro bambini ogni cento sono nati in Italia grazie ad esse». Come è possibile affidarsi per uscire dall’attuale glaciazione demografica ad un tecnica così numericamente residuale? Ipotizzando anche il caso che si diffonda sempre più, poco o nulla potrebbe contro la moria della stirpe italica. Inoltre è un cavallo perdente: i danni psicofisici su madre e figlio sono molteplici, estesi e ormai ben documentati. Infine i metodi naturali sono più efficaci della Fivet per risolvere i problemi di fertilità (clicca qui). 

Ma c’è una quarta riflessione che, sul piano delle cause, manda in soffitta definitivamente la proposta di Fubini. Le motivazioni che portano le persone a non avere figli in modo naturale – individualismo, immaturità, ricerca del benessere personale, etc. – sono le medesime che le fanno astenere dall’avere figli in modo artificiale. Diversamente sarebbe curioso che le coppie disinteressate, altruiste, amanti della vita nascente decidessero di mettere al mondo un figlio in una clinica per la fertilità e non a letto. Dunque le motivazioni che spingono a non avere figli non possono che riguardare in modo uguale sia la generazione naturale che la provetta. Ergo anche se si promuove la provetta nulla cambierà, finchè non ci sarà una svolta nella coscienza collettiva, svolta che farà comprendere che un figlio non è un arredo perfettivo della propria esistenza oppure addirittura un danno, ma è un valore incommensurabile. 

Il giornalista del Corsera poi afferma che la fecondazione artificiale è troppo cara anche se recentemente è stata inserita nei Livelli di assistenza sanitaria. Da qui una domanda: se vogliamo promuovere un modo per avere figli, promuoviamo il rapporto sessuale che è a costo zero oppure la Fivet che costa qualche migliaio di euro? Dunque, anche sotto il profilo della così venerata sostenibilità, è meglio far l’amore o tentare con la provetta?  

Si risponderà che alcune coppie in là con gli anni non hanno più speranze fecondative sotto le lenzuola. Ecco, qui sta il punto. Non troviamo sistemi artefatti procreativi per le coppie agée, bensì troviamo dei sistemi per far capire alla gente che occorre avere bambini quando si è giovani, così eviterà in futuro di ricorrere alla provetta. È come lasciare che le persone si droghino e poi puntare tutto sui centri di recupero per tossicodipendenti chiedendone una maggiore diffusione. Prevenire è meglio che curare. Educare è meglio che produrre l’uomo in provetta.