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IL SONDAGGIO

Denatalità: i dati mettono l'aborto tra gli imputati

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Un sondaggio Noto commissionato da Pro Vita & Famiglia, smonta la narrazione sull'aborto: per il 70% degli italiani intervistati lo Stato deve riconoscere il valore sociale della maternità e aiutare le donne a non abortire. E tra denatalità e aborto, i dati Istat svelano uno strettissimo collegamento. 

Famiglia 19_05_2023

Scardinare i più prevedibili luoghi comuni sull’aborto è operazione quanto mai necessaria. È il compito che si prefigge Pro Vita & Famiglia alla vigilia della grande manifestazione nazionale Scegliamo la vita che si svolgerà domani a Roma.

Lo fa commissionando un sondaggio a Noto sondaggi, che è stato presentato ieri in Piazza di Monte Citorio alla presenza del demografo Giancarlo Blangiardo, past president di Istat e del professore di Economia Federico Perali.

Dal sondaggio emerge che l’italiano non è poi così convinto che l’aborto sia un diritto inscalfibile e indiscutibile, come una narrazione a senso unico vuole imporci di bere. Ad esempio, oltre il 75% italiani vuole più sostegni contro l’aborto mentre per il 70% lo Stato deve riconoscere maternità come valore sociale. E ancora: il 76% dei cittadini, ovvero quasi 8 italiani su 10, pensa che lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici alle donne incinte per offrire alternative concrete a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire, mentre il 57% degli italiani pensa che la maggior parte delle donne sia indotta o costretta ad abortire: non si tratta quindi di una “libera” scelta.

La presentazione è stata chiamata "FACCIAMO 31: Il dovere Costituzionale di proteggere la maternità, promuovere la Vita e agevolare la Famiglia" e fa riferimento all’articolo 31 della Costituzione che recita che «la Repubblica protegge la maternità».

Dice Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus: «Sono numerosi gli aspetti a favore della maternità e della natalità per i quali i cittadini si sono dichiarati favorevoli e pro-life. Per il 62%, infatti, affrontare la crisi demografica dovrebbe essere una priorità per lo Stato, percentuale che schizza addirittura all’81% per i giovani dai 18 ai 34 anni, dunque proprio la fascia d’età che può accogliere maggiormente una nuova vita. Un dato eloquente, perché rivela come i giovani, contrariamente alla narrazione mainstream, sono altamente desiderosi di mettere su famiglia e fare figli».

A conferma di questa tendenza, c’è anche il risvolto della medaglia e tira in ballo proprio la denatalità, che è il male oscuro che attraversa ormai da decenni il Paese. Ebbene. Nel corso della presentazione, sono stati diffusi anche dati che legano strettamente la denatalità con l’alto numero di aborti, a conferma che quello delle interruzioni di gravidanza è forse l’aspetto più grave, ma nascosto, che ha portato l’Italia a smettere di fare figli.

Infatti, citando l’Istat, è stato mostrato chiaramente lo stretto rapporto che intercorre tra abortività e denatalità. Come dimostrano ad esempio questi grafici, dove si vede che le regioni italiane che in questi 40 anni hanno praticato più aborti sono anche quelle che hanno perso maggiormente in termini di natalità. Regioni come Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Umbria – infatti – hanno registrato un alto numero di aborti, sopra i 23mila e allo stesso tempo registrano una maggiore variazione percentuale in termini di denatalità.

Insomma: è la prova che più l’aborto viene praticato, incentivato, promosso e difeso, maggiore è la ricaduta demografica negativa sulla popolazione.

Dunque, infrangere il tabù dell’aborto sembra essere la parola d’ordine che si è data la onlus di Toni Brandi e Jacopo Coghe, come dimostra una delle ultime attività promosse: la petizione popolare lanciata da Pro Vita & Famiglia e che ha superato le 30.000 firme proprio per chiedere un sostegno concreto alle donne che desiderano non abortire e affermare così una nuova idea di tutela della vita nascente.

E i giovani? Anche qui non mancano le sorprese: per il 58% dei cittadini si dovrebbe sensibilizzare le giovani donne, anche minorenni, per disincentivare l’aborto. Oggi l’aborto è un concetto che è entrato ormai in maniera martellante nella testa dei ragazzi, scardinarlo, dunque ha a che vedere con il loro futuro.