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Difesa dei nascituri

Dalla sponda Trump alla preghiera, tutte le armi dei pro-vita

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Luci e ombre nei referendum sull’aborto negli USA. Come invertire la rotta a favore dei nascituri? Trump può essere un interlocutore politico, ma non basta. I pro-vita devono puntare su informazione, criteri morali, testimonianza, preghiera e digiuno.

Editoriali 09_11_2024

Negli USA, il 5 novembre, si è votato non solo per il presidente, ma anche sull’aborto. In dieci Stati federati i cittadini hanno votato su altrettanti referendum. In Florida i pro-choice hanno perso: rimarrà il divieto di abortire dopo la sesta settimana. In Nebraska e Sud Dakota si chiedeva di rendere costituzionale il diritto d’aborto: i pro-life hanno vinto. Inoltre in Nebraska rimane invariato il limite per abortire fissato a 12 settimane, eccetto nei casi di stupro, incesto e rischio per la vita della madre. In Arizona hanno vinto i pro-choice e si potrà abortire fino a quando il feto ha possibilità di sopravvivenza autonoma fuori dal grembo materno, ossia intorno alla 23^-24^ settimana. L’aborto è poi diventato diritto costituzionale in Missouri, Nevada, Montana, Maryland (la terra di Maria), New York e Colorado. Luci e ombre quindi. Da una parte l’abortismo arretra, su altro fronte mantiene le posizioni e su un altro fronte ancora guadagna terreno.

Come invertire la rotta a favore del nascituro? Di certo la vittoria di Trump permetterà ai pro-vita di avere più spazi di manovra. È noto che il neo presidente è stato ondivago sul tema aborto soprattutto a motivo di strategie elettorali. Certo è che in Trump si potrà trovare, come si è trovato in passato, un interlocutore attento su questi temi. Non c’è chiusura ideologica come in seno ai democratici. Trump è un pragmatico e se le lobby pro-life riusciranno a convincerlo che essere dalla parte della vita è vincente anche sul piano dei consensi, allora una grossa mano alla causa potrà venire anche dalla Casa Bianca. Un esempio noto a tutti è stata la decisione Dobbs contro Jackson Women's Health Organization della Corte Suprema (2022) che ha mandato in soffitta la sentenza abortista Roe contro Wade e ha rimandato ai singoli Stati la disciplina normativa in materia di aborto. Tre membri della Corte, infatti, furono nominati da Trump (e altri tre da George W. Bush).

Le spinte abortiste che i referendum hanno messo in evidenza potranno essere contrastate non solo grazie alla politica, ma anche e soprattutto con altri strumenti. In primis con la corretta informazione: la prima forma di plagio delle coscienze è la diffusione della menzogna. Se alcuni fatti non sono noti oppure addirittura falsificati il giudizio sugli stessi non potrà che essere erroneo. In secondo luogo non è sufficiente conoscere la realtà dei fatti, ma è necessario saper leggere questi fatti con i criteri di giudizio corretti. Una mente che giudica alla luce di criteri come quello dell’autodeterminazione della donna, della tutela della salute della donna a danno della vita del figlio, dell’esclusione del padre nella decisione sull’aborto, eccetera, è una mente che non può che naufragare nell’errore.

Un terzo passo è la testimonianza di vita che oggi si chiama martirio. Lo scenario è cambiato: oggi chi difende la vita non è semplicemente emarginato nel cono dell’indifferenza, ma è osteggiato, perseguitato e in alcuni casi anche incarcerato. Su queste tematiche con parenti, amici, conoscenti, colleghi non si può assumere una posizione neutra, super partes, perché questa posizione significherebbe nei fatti connivenza con l’errore, con il male. Oggi il pro-life si deve rivestire della corazza del coraggio. Molto probabilmente il nostro interlocutore non cambierà idea, ma sicuramente noi avremo difeso i bambini nel grembo materno.

Un quarto strumento è quello dell’associazionismo, per chi può. Negli States come da noi moltissime sono le sigle pro-vita. L’impegno del singolo in queste associazioni produce un effetto moltiplicatore.

Infine, la preghiera e il digiuno. Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae affermava con chiarezza che la battaglia sull’aborto è una battaglia che prima di tutto avviene nel cuore delle persone, nelle loro anime. È uno scontro che ha natura essenzialmente spirituale tra le potenze angeliche capeggiate da Dio e le potenze infernali capeggiate da Satana. Allora, se lo scontro è essenzialmente spirituale, le armi da usare devono essere anche loro spirituali. E così la preghiera busserà alle porte del cuore delle donne che vogliono abortire o che hanno già abortito, dei padri dei nascituri, degli amici e parenti della donna che ha una gravidanza indesiderata, dei medici e infermieri, dei politici, dei giudici e degli uomini di Chiesa affinché aprano quella porta e facciano entrare la grazia di Dio.

Solo così la coscienza collettiva di un popolo cambierà il proprio cuore, la propria cultura e le proprie leggi.