Cristiani trattati come dhimmi
Nei territori siriani oggetto dell’offensiva turca si denunciano gravi violazioni dei diritti umani, anche a danno dei cristiani trattati da “cittadini di seconda classe”
Amnesty International denuncia che in seguito all’offensiva turca contro i curdi nel nord est della Siria, e nonostante l’impegno per una tregua, l’esercito turco e le milizie jihadiste stanno commettendo gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra contro la popolazione, colpendo anche i cristiani. L’ong porta a conferma testimonianze di sfollati, soccorritori, mass media che parlano di esecuzioni sommarie, attacchi ai civili, uccisi o feriti. Anche Bassam Ishak, un politico siriano cristiano responsabile del Syriac National Council, intervistato dal Catholic News Service e da altri mass media accusa le milizie filo turche di violazioni dei diritti umani contro le minoranze religiose. Parla di attacchi e intimidazioni contro armeni e cristiani. Nei territori contesi le milizie, pur avendo l’ordine di “non toccare fisicamente i cristiani”, sono autorizzati a espropriarne terre e beni. Inoltre impediscono loro l’accesso ai campi proprio mentre è iniziato il periodo della raccolta del cotone che è la principale fonte di redditto per molti agricoltori: “queste forze – secondo Bassam Ishak – stanno conducendo una sorta di pulizia etnica in tono soft. I cristiani sono spaventati da queste bande, finiscono per perdere la loro fonte di reddito e si domandano perché dovrebbero restare a vivere sotto gli estremisti islamici”. Un video diffuso il 21 ottobre dall’Esercito dell’Islam, una delle formazioni siriane ribelli, invita i propri combattenti a trattare i cristiani come “cittadini di seconda classe”, riporta AsiaNews, e a costringerli a pagare la jizya, la tassa imposta agli “infedeli”, i “dhimmi” che vivono in territori controllati dai musulmani, per assicurarsi la protezione della comunità.