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PERSECUZIONE

Cristiani in Myanmar, la testimonianza di fede del vescovo Ba Shwe

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Il messaggio ai fedeli del vescovo Ba Shwe, la cui diocesi in Myanmar è occupata dall'esercito. Un'importante testimonianza di fede nel mezzo di una crudele guerra civile.

Libertà religiosa 29_12_2023
Monsignor Celso Ba Shwe

La guerra civile in corso in Myanmar tra il regime golpista e le milizie etniche formatesi dopo il colpo di Stato militare del febbraio 2021 non risparmia religiosi e chiese. Il 26 novembre i soldati governativi hanno attaccato il complesso della cattedrale di Cristo Re di Loikaw e l’annesso Centro Pastorale, nello stato di Kayah, li hanno bombardati infliggendo danni anche alla chiesa e, siccome la città ha una importanza strategica, hanno deciso di stabilirvi una loro base. Il vescovo della diocesi di Loikaw, monsignor Celso Ba Shwe, dieci sacerdoti, 16 religiosi e diversi dipendenti, in tutto 82 persone, sono stati costretti a lasciare la struttura il giorno successivo. Monsignor Ba Shwe e una parte dei sacerdoti hanno trovato rifugio in una parrocchia della diocesi lontana dalla città. Gli altri sono stati accolti in alcune parrocchie delle vicine diocesi di Pekhon e Taunggyi. «Vi preghiamo, continuate a ricordarci nelle vostre preghiere» è l’appello che il vescovo aveva rivolto ai cristiani di tutto il mondo.

Da allora il complesso della cattedrale e il Centro Pastorale, cuore e simbolo della comunità diocesana, sono occupati da una cinquantina di soldati. Anche 26 delle 41 parrocchie della diocesi sono state del tutto abbandonate a causa dei combattimenti. Il Vescovo, i sacerdoti e i suoi collaboratori sono tuttora sfollati. A volte soggiornano in parrocchie per ora risparmiate dal conflitto, a volte in centri sanitari e case religiose, a volte condividono tende e alloggi di fortuna con i fedeli dispersi nei boschi. In questa situazione disperata, monsignor Ba Shwe ha trovato la forza di confortare e rincuorare i cristiani della diocesi nell’imminenza del Natale con una lettera pastorale in cui ha riaffermato la speranza fondata sulla Provvidenza di Dio. È un messaggio commovente, una grande testimonianza di fede. L’agenzia di stampa Fides che ha ricevuto il testo ne ha pubblicato alcuni brani.

«Siamo – esordisce il Vescovo – nel bel mezzo di un conflitto armato in cui, di fronte alla distruzione e al caos politico, tutti noi siamo fuori dalle rispettive parrocchie. Abbiamo dovuto abbandonare la Cattedrale e lasciare praticamente tutto nel nostro Centro Pastorale diocesano. La situazione nel territorio della diocesi, interessato dagli scontri, è molto pericolosa, la maggior parte delle parrocchie sono state abbandonate e sono svuotate. Questo fa nascere la domanda se le chiese funzionino e se la diocesi di Loikaw ancora esista». Ma, prosegue, «voglio ricordare che una diocesi è una porzione del popolo di Dio affidata a un Vescovo, con la cooperazione del presbiterio. Non è solo un’area geografica, è una comunità, in unione col presbiterio,  attorno al Vescovo. La  dinamica principale della comunità è la proclamazione del Vangelo e la celebrazione dell’Eucarestia. Nel nostro caso, pur nella sofferenza, la Chiesa fondata da Cristo è viva e presente. È  importante restare tutti uniti, vivendo in comunione spirituale solidale nella comunità che, stretta attorno al Vangelo e all’Eucarestia, attraversa questo deserto. Sappiamo che Cristo, Buon Pastore, si prende cura del suo gregge, per cui ha dato la vita».

Rivolgendosi ai sacerdoti, ai religiosi, ai catechisti che stanno dando prova di fede e di coraggio in mezzo alla tribolazione, «ringrazio voi sacerdoti – dice – perché siete vicini al Pastore e al popolo, per la vostra generosa cooperazione pastorale. Grazie ai religiosi, uomini e donne, e a tutti i fedeli, autentici discepoli di Cristo, per la vostra adesione al Vangelo e la costante celebrazione dell’Eucarestia». Quindi monsignor Ba Shwe invita tutti i fedeli a “fare la volontà di Dio”, nel “qui e ora”,  fidandosi di Lui: «mentre viviamo questa esperienza così angosciante, possiamo chiederci se Dio non abbia una strada migliore per noi. Ma possiamo essere sicuri che questa è la Sua volontà per noi in questo momento, ed è la via migliore per renderci gloriosi nel proclamare e testimoniare la Sua potenza». L'immagine richiamata dal Vescovo è quella evangelica in cui Gesù dice: «Coraggio, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi» (Mt 10,16) e si presenta come “Buon Pastore”. «Non dobbiamo – raccomanda il Vescovo –  dubitare delle Sue parole: come promesso a san Paolo, Gesù dice: "vi basta la mia grazia, la mia forza si rivela nella debolezza". Abbiamo tutte le ragioni per avere fede in Lui, che non smetterà di fare il bene per noi, perché "Il Signore è il Buon Pastore, non manco di nulla" (Sal 23)».

Citando una delle Omelie di san Giovanni Crisostomo, monsignor Ba Shwe ricorda ancora: «finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza». In questa situazione, allora, «facciamo il possibile per comportarci come buoni agnelli, preoccuparci gli uni degli altri, incoraggiamoci a vicenda, per mostrare amore e fare il bene».

La lettera si conclude affidando la comunità diocesana nelle mani della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe che, «nella notte oscura di Betlemme, adorarono con tutto l’amore e si occuparono di proteggere il Dio Bambino, che è il Dio fatto uomo e il Principe della pace: vi proteggano la Madre Maria e san Giuseppe da tutti i pericoli del male e della guerra; possiate trovare la pace che il Signore dona il giorno di Natale».