Costituzione e Ue, i catto-subalterni al potere ci riprovano
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È inarrestabile e ripetitivo il movimentismo politico in casa cattolica: dopo Comunità democratica e la Rete di Trieste, arriva Piano B di Cartabia, Giovannini e soci. Non un partito ma uno “spartito”, che suona sempre la stessa musica: europeismo e costituzionalismo. Prima tappa in piazza con Schlein e Bonaccini.

Ancora cattolici in movimento politico? Dopo la costituzione di “Comunità democratica” di Delrio, Castagnetti e Prodi, dopo la “Rete di Trieste” di Francesco Russo (e Conferenza episcopale italiana), dopo i molteplici apprezzamenti espressi dal cardinale Matteo Zuppi e dal presidente delle Settimane sociali, il vescovo Luigi Renna, nei confronti di questo nuovo movimentismo, ecco ora nascere “Piano B” di Marta Cartabia, Enrico Giovannini e altri. Le edizioni Donzelli hanno già stampato il manifesto con un titolo impreziosito da eccentricità accademiche: Piano B. Uno spartito per rigenerare l’Italia, come la trovata di non voler essere un partito ma uno spartito. “Piano B” era già stato presentato al Meeting di Rimini e ha organizzato per oggi a Roma un convegno dal titolo L’individuo da solo non esiste! Insieme per scrivere le note di un nuovo spartito in Italia e in Europa: ben 15 relazioni in sole due ore della mattinata, poi confronti e, infine, l’invito (“per chi vuole”) di partecipare alla manifestazione “Una piazza per l’Europa” di Michele Serra, Schlein e Bonaccini.
Se “Comunità democratica” si qualificava come erede della sinistra dossettiana e dei cattolici democratici, se la “rete di Trieste” pretendeva di aggregare amministratori locali sulla base di una democrazia immaginata alla Settimana sociale del luglio 2024, questo nuovo tentativo ha le caratteristiche del doppiopetto, della cattedra universitaria, di un certo aplomb aristocratico, della moderazione centrista e stabilizzante delle proposte.
Enrico Giovannini è stato ministro delle infrastrutture nel governo Draghi e, prima, del governo Letta. Ha anche fondato l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (ASUIS) che aveva ed ha tra i propri scopi di contribuire all’agenda ONU per il 2030, sulla linea di una adesione al pensiero “climatista” e alle politiche di sostenibilità ambientale che ne derivano. Marta Cartabia è stata pure ministro (della giustizia) nel governo Draghi. Per le questioni care alla Bussola può essere utile ricordare la sua approvazione del cosiddetto “divorzio lampo”. Durante la sua vicepresidenza della Corte costituzionale è arrivata la sentenza sul caso Cappato circa il suicidio assistito. È stata anche Presidente della Consulta ove ha espresso una linea molto “mattarelliana”. Ha un concetto moderato della laicità e tendente al compromesso. Durante il Covid ha dimenticato le precedenti sue posizioni critiche verso il nuovo totalitarismo e l’invito alla disobbedienza civile.
Questi due protagonisti del nuovo progetto appaiono abbastanza emblematici. “Piano B” non mostra nulla di innovativo né sul piano politico né con riferimento al cattolicesimo. Suo scopo chiaramente espresso è realizzare la Costituzione, cosa piuttosto ambigua dato che oggi a tenere questo punto è soprattutto la sinistra, che però l’ha più volte cambiata. Chiaramente manifestato anche l’impegno ambientalista senza nessuna correzione rispetto all’ideologia dominante, nessuna critica a come il progetto green è stato condotto dall’Unione Europea, con la sola accentuazione della mobilitazione della società civile (qui c’entrano Becchetti, Magatti e Giaccardi che pure figurano tra i protagonisti), che può perfino essere valutata come peggiorativa in quanto coinvolge un certo associazionismo nello stesso progetto delle istituzioni italiane ed europee che non viene contestato nella sua logica ultima.
Nessuna novità critica o semplicemente stimolante a proposito dell’Unione Europea, alla quale “Piano B” conferma la propria fedeltà e addirittura invita (certo “chi lo desidera” ma con ciò l’invito non perde di significato politico) alla manifestazione per l’Europa che si tiene a Roma nel pomeriggio. La novità sostanziale, secondo gli organizzatori, starebbe nel concetto di “relazione”, che essi fanno derivare dal personalismo cristiano, ma che avrebbe bisogno di ulteriori giustificazioni: la voglia di non rompere le relazioni può anche essere negativa. Non tutte le cose fatte “insieme” vanno automaticamente bene.
Su un altro punto l’iniziativa di “Piano B” sembra fare un errore di valutazione. Il progetto fa appello alla società civile e infatti varie sigle di questo mondo, tutte omogenee con le caratteristiche di cui sopra, vi partecipano. Con ciò non si tiene conto di un fenomeno ormai piuttosto rilevante, ossia la nascita di moltissime iniziative dal basso fortemente alternative al sistema vigente ed imperante e alle note posizioni ideologiche che hanno dato vita a varie forme di costrizione pianificata e soffocante. Molte di queste hanno diretti fondamenti cattolici o comunque vi partecipano molti cattolici. Certamente il totalitarismo Covid ha accelerato questi fenomeni, che però nascono da una visione più generale circa la necessità di una “società parallela” data l’opprimente pressione del sistema. La posizione di “Piano B” è molto arretrata rispetto a consapevolezze di quest’ordine.
Il progetto “Piano B” vuole essere uno spartito e non un partito. Però attenzione ai sofismi retorici. Alla fine, lo scopo è politico e guarda all’appuntamento elettorale di fine legislatura, per il quale bisogna prepararsi per tempo. Ciò vale anche per “Comunità democratica” e per la “rete di Trieste”. In quel momento i frutti politici potranno maturare in due modi: o formando un nuovo partito (cosa possibile ma improbabile) oppure ritagliando un buon posizionamento in lista elettorale per gli esponenti più in vista dentro qualcuno dei partiti più affini. Che si sa già quali sono.
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