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Operazione mitocondrio

Così una flebo dà speranza di cura ai danneggiati da vaccino

«Un mitocondrio intossicato non produce energia e se non produci energia vai incontro alle reazioni avverse da vaccino». Parla alla Bussola il dottor Attilio Cavezzi, esperto di chirurgia vascolare che da un anno sta curando un centinaio di pazienti con una terapia endovena di sostanze chimiche e naturali. «Nella reazione avversa da vaccino Covid è coinvolto il Sistema Nervoso Autonomo; i mitocondri delle cellule, che ci danno l'energia, sono intossicati. Noi non dobbiamo far altro che aiutarli a fare il loro lavoro». Ecco come. 

Attualità 22_07_2022

«La chiave per curare gli effetti avversi è questa: dobbiamo “coccolare” i mitocondri che sono la centralina energetica del nostro corpo». A San Benedetto del Tronto c’è un medico che ha deciso di studiare – e soprattutto curare – gli effetti avversi da vaccino covid. Si chiama Attilio Cavezzi ed è specialista in chirurgia vascolare e appassionato di quella che potrebbe chiamarsi “la medicina della longevità”.

Dal suo ambulatorio marchigiano e da quello di Bologna stanno passando decine e decine di pazienti affetti da reazione avversa: «In quest’ultimo anno ho trattato circa un centinaio di persone». Le reazioni avverse si stanno scoprendo ora, ma la Bussola le denuncia da un anno e ora prosegue nell’inchiesta volta a raccontare il lavoro di chi non ha voltato la testa dall’altra parte e ha deciso di mettersi a curare le tante persone che soffrono di misteriosi sintomi a seguito della vaccinazione sapendo che il terreno è del tutto inesplorato. Oggi la Bussola fa tappa da Cavezzi.

Dottore, qual è stato il suo primo approccio con le reazioni avverse?
Nel giugno 2021 mi arrivò un paziente che manifestava crisi di pressione moto elevata e molto bassa in poco tempo con tanti altri effetti strani: nausea, vomito, astenia profonda, difficoltà a muoversi.

Che cosa gli ha diagnosticato?
Ho pensato subito ad un’alterazione dell’immunità. Si parla molto di fenomeno ADE (Antibody-Dependent Enhancement) che in fondo è una sorta di - si passi il termine – “disimmunità”, una sregolazione di quello che è il sistema psiconeuroendocrinoimmunitario (PNEI). Ma parallelamente notai che gli sbalzi così improvvisi di pressione si potevano giustificare solo con un coinvolgimento del Sistema Nervoso Autonomo.

Come si è mosso?
Nella mia equipe ho un collaboratore (Colucci) esperto di test HRV (Heart Rate Variability), un test capace di individuare le variazioni della frequenza cardiaca, che è il modo migliore per segnalare una alterazione del sistema nervoso autonomo. Chiesi di fare questo test e venne fuori che, effettivamente, era in corso un’alterazione importante. Da quel giorno a oggi non ho ancora trovato un paziente con effetti avversi da vaccino anti-COVID-19 che non avesse il test alterato. Va detto, a onor del vero, che un’alterazione è abbastanza consueta, ma è altresì vero che nei vaccinati le alterazioni sono marcate, in particolare l’iperattivazione della branca del sistema ortosimpatico, il sistema dello stress.

Che ipotesi si fa?
Che deve esserci una esagerata reazione allo stress con un’elevata produzione di cortisolo, noradrenalina, adrenalina etc.. C’è un difetto del nervo vago, è proprio uno squilibrio. Se andiamo a guardare come trattano negli Usa il long covid, vedrà che si dedicano al sistema nervoso autonomo. Questo sistema nervoso autonomo alterato, nel long covid comincia ad avere una sua dignità scientifica.

Anche lei sospetta una correlazione tra il long covid e i danni da vaccino?
Sì. Entrambi hanno in comune la spike, ma il cuore del mio ragionamento cerca di guardare lontano.

Dove?
Credo che per capire quello che sta succedendo dobbiamo andare a capire che cosa succede nei mitocondri. È fondamentale per comprendere queste reazioni avverse.

Si spieghi meglio…
Il mitocondrio produce l’ATP, che è l’energia del nostro corpo. È come se il mitocondrio venisse intossicato sia nel covid che nei casi con effetti collaterali da vaccino. Un mitocondrio intossicato non produce energia e se non produci energia sei stanco e vai incontro a tutta la casistica di problemi: le reazioni avverse.

Quindi il danno sarebbe praticamente fin dentro le cellule?
Il mitocondrio dandoci l’ATP ci dà la vita, la cellula del globulo rosso non ha mitocondrio, infatti vive 120 giorni, l’ovocita della donna (che vive ovviamente decenni) ne ha 2000, i neuroni hanno moltissimi mitocondri. Allora, più una cellula deve vivere e deve produrre e consumare energia più ha bisogno di mitocondri. Guarda caso: i neuroni e le cellule del miocardio sono ricche di mitocondri. Quindi, se il mitocondrio è la vita e in un qualche modo viene intossicato dal Covid, trattandosi sempre di spike in ambito vaccinale, non è da escludere che la vittima finale sia il mitocondrio in questi casi caratterizzati da molteplici sintomi e segni multi-organo.

Da qui parte il senso della sua terapia?
Esatto.

In che modo?
Aiutare i mitocondri che sono abbondanti nel sistema neuronale e miocardico, nervi (sistema nervoso centrale, ma anche periferico, incluso il famoso sistema autonomo di cui sopra) e cuore, che infatti sono tra i bersagli principali delle reazioni avverse.

Aiutare i mitocondri?
Io dico spesso “coccolarli”, è un termine che rende l’idea.

E come procede per questa coccola?
Fatta una diagnosi con esami del sangue accurati alla ricerca di questi squilibri e il test HRV, abbiamo davanti almeno quattro strade.

La prima.
Nutrizione: un’alimentazione a ridotto consumo di carboidrati perché i mitocondri producono ATP bruciando glucosio, ma ancor meglio i grassi buoni. Fondamentale è il controllo del nostro microbiota intestinale perché la nostra immunità dipende anche da lui. Da qui deriva anche la seconda “terapia”.

Quale?
Lo stile di vita. I soggetti che vivono uno stato di stress cronico si devono inventare di tutto per migliorare la loro tolleranza allo stress (la cosiddetta resilienza psico-fisica): respirazione diaframmatica, yoga, meditazione ed anche la preghiera.

La preghiera?
Certo, tutto ciò che può aiutare la nostra resilienza psicobiologica.

Scusi, non stiamo entrando nel campo della psicosomatica?
Sì, l’organismo sta continuando ad iperattivare l’asse dello stress e devo attivare quei meccanismi che mi aiutano a ridurlo. La tempesta infiammatoria va calmata sotto il profilo del sistema neurovegetativo e in questo la mente ha un ruolo importantissimo.

Ecco perché a moltissime vittime prescrivevano ansiolitici. Forse perché intuivano che c’era una dimensione psicologica.
Si, ma gli ansiolitici nascondono solo il problema. Devo comunque ancora trovare una persona che ha una reazione da vaccino e vive allegra. Vivono tutti male e stanno male davvero però non è solo un problema psicologico. C’è un aspetto medico ed è qui che entra in campo la terapia vera e propria.

Terza cura…
Qui in gioco c’è il medico. In base alle condizioni cliniche del paziente bisogna procedere con terapia antinfiammatoria, una terapia detossificante, e una terapia antiossidante, il tutto per arrivare ad una regolazione dell’immunità ottimale e favorire una terapia neurotropica, ossia di regolazione del metabolismo dei nervi (ove indicato).

Nella terapia antinfiammatoria immagino ci sarà il cortisone?
Solo in una fase acuta, non possiamo pensare di mettere sotto cortisone tutti, perché è carico di effetti collaterali. Vedo meglio i FANS per breve tempo e soprattutto sostanze naturali con potere antinfiammatorio come la curcuma. È interessante l’Ossigeno-ozono-terapia, che agisce sui mitocondri, è regolatrice di alcuni aspetti del metabolismo del sangue e porta ossigeno.

Veniamo alla terapia detossificante…
Qui entriamo nel mondo dei mitocondri ed entra in gioco la flebo.

La flebo?
È la mia principale “arma”.

E che cosa ci mette?
Noi abbiamo a disposizione ottime sostanze detossificanti: Vitamina C e glutatione che sono fondamentali, ma il glutatione per bocca è difficile da assumere, quindi scelgo la flebo. Indispensabile è la melatonina, ma ovviamente assunta per via sublinguale.

Di solito si prende per dormire…
Tutti noi la conosciamo come regolatrice del sonno-veglia, in realtà è la molecola più importante nel nostro corpo per la regolazione del sistema PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunitario). Per capirci, mi consente una metafora?

Certo…
La melatonina, a dosaggi congrui ovviamente, è il direttore d’orchestra di questo sistema. Se manca il direttore d’orchestra, il sistema suona male. Un altro farmaco che va bene è l’Acetilcisteina, che favorisce la produzione di glutatione. E ancora: sempre per aiutare i mitocondri, un ottimo principio attivo naturale è il PQQ. Non dimentichiamo che quando i mitocondri ripartono, riparte l’energia. Infine, anche i polifenoli ci aiutano.

Quindi, il punto è agire sul nostro sistema immunitario che è come “azzoppato”?
Infatti do anche molta Vitamina D3, che se associata a zinco e alla Vitamina K2 sono i migliori immunoregolatori.

Lei dà molte sostanze naturali?
Applico il principio del primum non nocere. Ho davanti a me pazienti che stanno già male per effetti avversi, non posso rischiare di indurre in loro altri effetti avversi.

Che tipo di miglioramenti vede?
Ci sono pazienti che rispondono bene anche subito, pazienti che rispondono bene dopo un po’ e pazienti che rispondono meno bene. La risposta è variabile, significa che la reazione alla terapia all’interno del soggetto è limitata. Non dimentichiamo che si tratta di una terapia molto articolata e queste persone vanno incontro spesso a problemi economici e vagano tra specialisti.

E quindi sono affranti?
Mi dicono: “Dottore ho già speso 3000 euro e ho esaurito la mia disponibilità a curarmi”. Quando vai incontro a tutti questi tipi di stress, molte volte il soggetto non si cura adeguatamente o perché non può o perché non riesce dopo i primi fallimenti. E poi c’è il problema covid.

Cioè?
Quando i vaccinati con eventi avversi beccano il covid, purtroppo possono avere una riesacerbazione dei  loro sintomi e allora si ricomincia daccapo, con il covid che nel frattempo ha vanificato una parte dei risultati ottenuti.

Abbiamo raccontato di pazienti affetti da fibromialgia. Rientra anche questa tra le casistiche?
Sì, se vai fino in fondo anche la fibromialgia è una malattia che riconosce alterazioni a livello mitocondriale.

Che cosa vede a livello di medicina internazionale?
Vari medici stanno testando dei protocolli e delle idee scientifiche, c’è molta voglia di capire e di aiutare queste persone, ma la quota parte di medici che si sta dedicando a questo è molto limitata. Molti sintomi vengono scambiati ancora come di tipo psichiatrico-psicologico.

E invece?
Ho visto soggetti che emettevano bolle cutanee sotto i miei occhi. Come fai a parlare di psichiatrico?

In definitiva: come sta oggi il suo primo paziente?
Da allora sta abbastanza bene, siamo partiti quasi subito con una terapia endovenosa e da allora riesce a controllare bene i suoi sintomi anche con la sola terapia per bocca.